Un lungo viaggio verso il ” tibet ” , alla ricerca della mia individualità.
Remissiva e passiva fin da bambina, ho iniziato ad “esplodere” nella fase preadolescenziale, a reagire con grinta al mondo e a sperimentare il mio modo di essere con gli altri.
Proprio in quel momento in cui la mia personalità andava “rinforzata” o direzionata nella modalità più congeniale a me, mi sono sentita messa in gabbia e resa dipendente.
Mi madre, ipercontrollante, con una educazione tendente al forte senso del dovere e al perfezionismo (che per grande mia fortuna non ho mai raggiunto), ma verso la quale mi orientavo per assecondarla, ha letteralmente eliminato tutto cio’ che di piacevole potevo sperimentare del mondo, compresa la sperimentazione della parte più creativa di me e la capacità di essere individuo e non solo famiglia o parenti o classe, senza necessariamente farmi dipendere da qualcuno, da lei o da surrogati nel mio piccolo mondo “le amiche” da lei conosciute.
In un momento delicato come quello adolescenziale, mia madre per garantirsi una sua personale sicurezza, mi ha castrata e bloccata nel processo di individuazione.
Con i suoi musi lunghi e silenzi quando le cose non andavano come voleva, con i suoi controlli nei miei riguardi, con l’invadenza degli spazi psicologici e fisici, mi sono sentita annullata.
Esistevo solo in base a cio’ che voleva che io fossi, in poche parole la mia vita era stata improntata sul “come tu mi vuoi”.Probabilmente questa condizione, a me nota, l’ho ricercata nel rapporto con l’altro sesso.
La dolorosa rottura di un lungo e intenso fidanzamento, mi ha dato la possibilità di guarire certe ferite intime e profonde perché posta forzatamente di fronte a me stessa, che mi ha costretta a far emergere per come realmente sono: libera e creativa.
Per niente perfezionista, intollerante all’assunzione di un ruolo, affascinata dall’ imperfezione e dai fallimenti della vita che per me non sono altro che rinascita, distacco ed autonomia e soprattutto capacità di dire di NO.
Se prima non esistevo per gli altri era perché non esistevo per me stessa e a contraffare la mia esistenza non autentica per gli altri, nella delusione e nel rischio di sentirmi un surrogato per me e per tutti, perdendo il vero senso dell’ aria, del respiro e della libertà.
L’aver intrapreso l’analisi con il mio psicoanalista è stato il primo atto d’amore verso me stessa.
Da oggi finalmente esisto…. in un continuo divenire !
Alessia
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