Come bruciare i tempi, consumando relazioni indigeste e insignificanti, aperto più alla frenesia di una corsa alla ricerca, che alle proprie irripetibili alchimie mentali.
Buongiorno Dottore
ecco alcune considerazioni e possibili fattori scatenanti del mio problema che vorrei a breve trattare in psicoterapia.
Ho cercato di andare indietro negli gli anni, per ripercorrere e rivivere certe esperienze ed emozioni, per provare a capire la causa del mio “disturbo”.
Così facendo ho notato che, fin da dopo la mia prima ragazza (storia importante, 5 anni assieme) ho preferito evitare ogni contatto con le donne, arrivando a rifiutarmi di avere rapporti anche quando messo alle strette.
Il pensiero ricorrente era che quella persona non era la ragazza giusta per me (per una serie di motivi superficiali più che altro) e che quindi non valeva la pena condividere un gesto così intimo.
Era come se ogni volta mi proiettassi avanti negli anni con quella persona, guardassi al futuro assieme, per poi scoprire, a priori, che non avrebbe funzionato e quindi che non valeva la pena neppure iniziare ad approfondire.
Nei rapporti occasionali “accettati” (quelli che per qualche ragione mi andava di approfondire, quantomeno sessualmente), la sensazione era sempre quella di non essere all’altezza, anche fisicamente, avendo davanti ragazze molto spesso attraenti, intelligenti ma anche piene di aspettative.
Ciò portava ad un’alchimia molto buona fino al fatidico momento, dove poi il fallimento era quanto meno garantito.Tutto questo è accaduto in situazioni, contesti e periodi quanto più vari e diversi, con donne molto diverse tra loro, negli ultimi 10 anni: in periodi molto rilassati, in vacanze, in situazioni domestiche, discoteche, hotels…
Nella ricerca di un fattore in qualche modo connesso , un qualche cosa che potessi legare a questo tipo di pensiero mi è venuta in mente una forma mentis che era molto radicata in me dai 17/18 anni (ma ricordo questo tipo di pensieri anche qualche anno più avanti negli anni) quando pretendevo di fare ogni esperienza nella vita il prima possibile, perché poi sarebbe stato troppo tardi: i miei idoli del momento erano cantanti famosi che avevano dato tutto prima dei 25 anni, ed io volevo imitare i loro passi pensando che ai 30 anni sarebbe stato tutto finito.
Ricordo mia madre che continuava a ripetermi che così non mi sarei goduto il momento, il presente, che stavo forzando i tempi, ma io per un lungo periodo non l’ho voluta ascoltare.
A 19 anni me ne andai a Londra in cerca di fortuna e di nuove esperienze e ne feci anche troppe, fino all’età di 25 anni dove cominciava ad essere chiaro che tutto ciò non poteva continuare e che avevo bisogno di ripensare ad una vita diversa.
E così feci: cambiai lavoro, stile di vita e trovai una ragazza con cui convivere (anche li si ripresentavano simili problemi, a cui però lei sembrava non dare troppo peso, ed io nemmeno). Un paio di anni dopo, quando lei mi lasciò, profondamente stanco della situazione in cui vivevo e disilluso, maturai la scelta di tornare in Italia dove con il mio socio stavamo facendo partire una piccola società di gestione di diritti artistici.
Spero di non essere stato troppo lungo e di aver incluso elementi utili all’analisi.
La saluto, Andrea
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