Che fatica essere ciò che si è, gay
Lettera di Valerio ai genitori: SONO GAYChe fatica essere ciò che si è .
Scrivere questa lettera é una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Spesso pensavo a cosa avrei dovuto scrivere, se avessi dovuto essere breve e conciso o fare un piccolo preludio. Ho deciso poi che avrei scritto non appena mi sarebbe venuta l’ispirazione e avrei messo su carta tutto quello che pensavo. Bene, eccola, é arrivata. Sento il bisogno di confessare perché per troppi anni ho mentito.
Volevo dirti una cosa mia cara Mamma. Mi dispiace dirti che ho scoperto di essere gay. Non ti sei mai chiesta perché con ogni ragazza non funzionava’ Perché, a differenza di tutti i ragazzi, non cercavo spasmodicamente una ragazza’ In ognuna di loro trovavo un sacco di problemi, ma l’unico ad avere un problema ero io. Mi dispiace tantissimo Mamma. Non avrei mai voluto che andasse a finire cosi’. Io non so quanto possa essere grande il dispiacere che ora proverai e che provera’ Papa’ quando lo sapra’. Non avrete mai una nuora e non avrete mai dei nipotini, seme del mio seme.
Io non volevo! Purtroppo pero’ non é una cosa che ho potuto decidere. Sono immensamente dispiaciuto! Vi meritavate un figlio diverso da me, che vi dava tutte le soddisfazioni possibili. Mi sono sempre chiesto perché proprio a voi due, genitori meravigliosi, vi sono capitato io… Non potevo avere due genitori pazzi’ Mi sarei sentito meno in colpa di essere gay! La vita é cosi’ ingiusta, io non so perché sia cosi’ stronza!
Siete meravigliosi, sia a me che a mia sorella cercate di darci sempre tutto anche quando non é proprio possibile; volete il massimo per noi e ci amate più della vostra stessa vita. E io come vi ripago’ Sono gay. E’ per questo che chiedervi dei soldi per comprarmi qualcosa che volevo, era per me molto difficile, gia’ mi sentivo in deficit con voi. Una cosa orribile che spesso pensavo era: “ Quanto mi dispiace per i miei genitori che spendono soldi in cibo, vestiti, sport e quant’altro per un figlio che é frocio e di cui, quindi, non potranno mai dire di essere fieri.
Le rinunce che hanno fatto per me…Mi sento cosi’ in colpa..” Per molti anni ho vissuto nella vergogna di me e ho tenuto nascosto questo dubbio esistenziale. Non capivo cos’ero, non sapevo se fossi gay o meno e all’inizio pregavo Dio di non esserlo, non volevo assolutamente esserlo. Col passare del tempo pero’ il dubbio rimaneva li’ e si faceva sempre più pesante, più presente, più soffocante. Leggevo spesso questa frase : “ la condizione più straziante per l’animo umano non é il dolore; é il dubbio”. Da piccolo non capivo e dicevo : “Ma proprio no! Preferisco non sapere e continuare a sperare piuttosto che scoprire di essere gay!”. Poi ho capito quanto quella frase fosse vera.
Lo capivo giorno dopo giorno, quando quel dubbio mi logorava l’anima. Ho capito che l’unica cosa importante era capire chi fossi, ma in quel momento ero confuso e a chi potevo dirlo’ Con chi potevo condividere quel dubbio amletico’ … E cosi’ ho vissuto tutto questo tempo facendomi passare la vita davanti perché ogni occasione la lasciavo andare. Ogni cosa che mi capitava non la ritenevo importante, pensavo “dovrebbe essere una cosa carina da fare” ma poi non mi prendeva nulla veramente.
Tante occasioni perse che non ritorneranno, ho lasciato tante cose a meta’ da non riuscire a tenere il conto. L’unica vera passione era la danza; lei mi portava via da tutto, in una sorta di limbo dove le emozioni cessavano. Tutte le altre cose erano da contorno. Il punto pero’ é che ero bloccato da questa mia battaglia interiore. La mia testa era completamente rivolta alla mia situazione esistenziale. L’unica cosa importante di cui occuparmi con tutto me stesso era la ricerca di me, dovevo capire cosa ero. Poi é successo.
Ho conosciuto per caso un ragazzo gay e ho dato il mio primo bacio ad un uomo. Mi é piaciuto molto di più rispetto al bacio con una ragazza. Ho dovuto aspettare tantissimo e ho penato per molti anni prima che succedesse questo e prima, quindi, di capire. Sono gay. Sono arrivato ad una consapevolezza di me anche se purtroppo non é la migliore. Avrei voluto una famiglia con dei figli perché tu sai, cara Mamma, quanto io ami i bambini.
Sinceramente non so se sia per colpa di cio’ che mi é successo all’eta’ di 8 anni, pero’ credo che cio’ mi abbia destabilizzato molto. Come ben sai, mio cugino di 15 anni mi ha fatto baciare il suo pene e una cosa del genere in una cosi’ tenera eta’ puo’ farti cambiare rotta. Non do la colpa a nessuno del fatto di essere gay, pero’ credo che questa vicenda abbia, in parte, influenzato il mio orientamento sessuale.
Comunque, anche se la mia omosessualita’ é causa della faccenda con Yattaman, io a lui non lo odio; preferisco augurare il bene a me piuttosto che il male a lui, perché creare é sempre meglio di distruggere, giusto Mamma’ Ora che sai la verita’ sicuramente capirai il perché dei miei silenzi. Un po’ parlo poco per carattere, un po’ perché mi stavo abituando alla solitudine. Avevo cosi’ tanto da raccontare ma cosi’ poco coraggio per farlo. Se avessi vuotato il sacco avrei dovuto raccontare di come ho vissuto finora, nella menzogna di me. Ricordo che anche ogni giornata passata in grande gioia per me non era mai gioia veramente fino in fondo.
Avevo sempre con me questo ‘mostro’. Lo odiavo, piangevo e pregavo Dio che se ne andasse fuori dalla mia vita. Poi vedevo che invece rimaneva li’ e cosi’ ho imparato a conviverci; sdrammatizzavo e mi prendevo in giro da solo sull’ipotesi di essere gay, ma il dolore che provavo mi segnava ogni giorno di più. Spesso questo dolore portava fuori qualche lacrima che mi solcava il viso. Credo che le mie lacrime abbiano segnato come dei canali sul mio viso, lo hanno consumato fino a formare i letti di un fiume. Da una parte questo dolore mi ha fatto maturare tanto e reso più riflessivo, dall’altra mi ha fatto provare sensazioni che non augurerei mai a nessuno. Parecchie volte ho pensato di urlare al mondo intero le mie emozioni, ma la paura delle reazioni delle persone mi ha fatto resistere fino ad ora.
Ancora adesso ho paura, ma non riesco più a sopportare tutto questo e quindi il coraggio é arrivato per necessita’. Riuscire a tenere tutto segreto non é facile, per questo ho iniziato a scrivere. Scrivevo per esternare in una qualche maniera quello che provavo: rabbia, frustrazione, rassegnazione alla sofferenza, paura, dubbi e desideri. Il desiderio che un giorno tutto il dolore sparisse. Il desiderio che almeno per un giorno il primo pensiero appena sveglio non fosse quello di dover fare chiarezza dentro me. Il desiderio di guarire. Il desiderio di sentirmi finalmente libero di essere. Il desiderio di capire finalmente chi fossi e valorizzare al massimo quella persona. Adesso voglio poter essere libero di esprimermi e voglio poter trovare un po’ di serenita’ che ne ho davvero bisogno. Voglio avere un futuro migliore del passato, dove poter sostituire il male con il bene, il nero con il sole, il turbolento con il roseo.
Ricordo, Mamma, che mi dicevi di concentrarmi sullo studio e sulle cose importanti e di non pensare alle cavolate…magari pensassi alle cavolate come tutti i ragazzi della mia eta’! Tutte le altre cose erano problemi minori in confronto a quelli con cui ogni giorno facevo i conti. Ridevo, scherzavo, stavo con gli amici, uscivo, studiavo, facevo tutto quello che andava fatto secondo le regole di vita di un ragazzo della mia eta’. Facevo tutto quello che dovevo fare e non quello che volevo fare perché ero completamente assorbito da altro: continuavo ogni giorno a combattere con il mio segreto.
Sopportavo il peso del mio dolore e oramai avevo all’incirca imparato a conviverci, anche se portare avanti la vita del finto etero felice e sorridente e quella del dubbio, dell’incertezza e della ricerca di se stessi non era più affatto una cosa sostenibile. Non erano più sostenibili neanche le domande indagatrici dei parenti e degli amici, del tipo : “Dove l’hai lasciata la ragazzetta’!” …. Quanto avrei voluto rispondere : “Non ce l’ho perché sono frocio!”. Ecco perché mi innervosivo quando si parlava di ragazze e rimanevo sempre vago. Rispondevo in modo acido alle vostre domande, sia perché soffrivo ad ogni vostra domanda, sia perché non mi andava di raccontarvi ancora cazzate. Con questa confessione Mamma, ora capirai perché quando Alasi aveva un blocco con l’universita’ io non la capivo. Come poteva farsi bloccare da dei professori stronzi e star male, quindi, per qualcosa di esterno’ Il suo dolore non era neanche un dito del mio. Fregatene!
Tu sai quanto vali, studia e fagli vedere chi sei! Vedevo il rimedio al suo problema cosi semplice… Il rimedio al mio invecé Cosa avrei dovuto fare in tutti questi anni’ Con questo peso sulle spalle portavo avanti l’universita’, il lavoro e tutto il resto. Se qualcuno al di fuori ti offende, puoi affrontarlo e non vederlo mai più, ma quando la persona con cui litighi sei tu stesso, come si fa’ Non puoi mandarti a fanculo, non puoi allontanarti da te; una cosa é fare i conti con gli altri, un’altra é farli con se stessi. Non hai mai un attimo di tregua, non hai un momento per staccare la spina, sei sempre vigile su come debellare l’altra errata meta’ di te. E’ una delle battaglie più difficili e purtroppo per me io ho iniziato fin da piccolo, fin dalla vicenda con Yattaman.
Poi pero’ ho capito che ogni dolore va rispettato e non puo’ essere giudicato. Anche se il dolore di Alasi, proiettato su di me, lo vedevo come un piccolo dolore, cio’ non significa che lo sia in assoluto, perché non c’é una scala per misurare il dolore, cosi’ come non c’é un’unita’ di misura per la forza. Si é forti rispetto a chi, a cosa’ Ogni cosa va rapportata alla singola persona e alla singola situazione, non c’é un giudizio univoco. Ho capito che il dolore di ognuno va rispettato e compreso. Cara Mamma, chissa’ se ora starai con le lacrime agli occhi. Io si’, anche perché mi vengono in mente molte cose.
Ad esempio, ricordo che ogni volta quando mi abbracciavi, mi scioglievo e ti confessavo ogni cosa. Ora mi sono fortificato, ma questa nuova ‘forza’ mi spaventa perché riesco a tenere la maschera e a reprimere i miei sentimenti anche quando mi stritoli tra le tue braccia. Sono diventato cosi’ abile a mascherare me stesso che perfino le persone a me più care, come voi, hanno creduto per molto tempo che io fossi un altro.
Questa cosa non mi piace, non voglio diventare di pietra, non voglio riuscire a nascondere tutto a tutti. Eri l’unica che riusciva a cacciarmi fuori fino all’ultima parola laddove altri, invece, non riuscivano a tirare fuori neanche un ragno dal buco. Non voglio riuscire a celare la mia anima anche a te. L’omerta’ e la sofferenza mi hanno modellato, reso più forte e introspettivo, ma voglio anche io poter calare l’armatura e poter piangere sulla spalla di qualcuno; ho bisogno di aiuto e spero che la mia famiglia possa darmi il giusto supporto. Non so se quando leggerai questa lettera, piangerai per la delusione che provi nei miei confronti oppure piangerai perché mentre io soffrivo tu eri all’oscuro di tutto e non hai potuto aiutarmi. In entrambi i casi io vi amero’ sempre con tutto il mio cuore.Vostro per sempre, Derik.
E’ passato più di un anno da quando scrissi questa lettera. Da allora la mia vita é stata per davvero più leggera e più piena di me stesso. Non faccio più cose che non mi appartengono, esprimo me stesso ogni giorno di più, con l’intensita’ che purtroppo non ha caratterizzato quegli anni bui, ma che avrebbe dovuto esserci. Essere se stessi fa bene e il solo esserlo liberamente ti da un gran benessere. La mia famiglia mi ama più di prima e mi supporta, e cio’ mi da una gran forza. Ho acquistato sicurezza, vivo la mia vita da gay ed essendo innamorato dell’amore, cerco, finalmente liberamente, la mia meta’. Ho amici che sanno di me, altri no. Esco con amici gay e con amici etero ed anche se non sono dichiarato con tutti, riesco ad essere più tranquillo, riesco a non avere più restrizioni su cose da dire o come dirle. Le ansie e le paure scemano sempre più e la parola pace sembra riecheggiare piano nella mia vita. La strada é ancora lunga e ci sono ancora tante cose da affrontare, ma ora sono più rilassato e il fatto di poter condividere questo ‘segreto’ con altre persone ne ha alleggerito il carico. Prima mi mancavano molte cose, ora finalmente, ho iniziato a vivere!
Grazie Valerio
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