
Settimanale Psicologo Bari : LA REALTÀ È PIÙ INFINITA E PIÙ BELLA, CHE PENSARLA
Come tornare sempre a sorridere
LA REALTÀ È INFINITA E PIÙ BELLA, CHE PENSARLA
Come tornare sempre a sorridere
Abbiamo l’ inclinazione ad attribuire agli altri il nostro comportamento, il nostro pensiero ai loro pensieri, molto di tutto quello che noi siamo, pensiamo e quello che facciamo, non sarebbe loro, ma il nostro modo di esistere.
Serve identità e personalità per distinguere quello che noi realizziamo e facciamo, da quello che sono realmente gli altri.
Quando vediamo o sentiamo direttamente una persona ci rendiamo conto che nella realtà è completamente diversa, in senso lato, da quella che avevamo immaginato, fino a qualche istante prima.
Si avverte un cambio di scena, un calo del sipario, come dalla notte dei deserti, al giorno dei Caraibi, che delinea l’orizzonte tra l’ ombra e la fiducia, da imporre, come uno switch, il sereno e la bellezza.
Quando ascolti, vedi o tocchi con mano, si avverte un tutt’altro, migliorato, rispetto alle ombre delle idee.
L’ anti paranoia, viene agita, per esorcizzare le tensioni dei pensieri persecutori, o da fughe comportamentali compulsive, o da rituali magici automatici, nel tentativo di riscattare o pareggiare i conti con i pensieri temuti, secondo i quali l’ interlocutore sarebbe reo di un qualcosa.
L’ interlocutore potrebbe essere impeccabile, ma viene vissuto come penalmente perseguibile.
Il paranoico teme di essere sempre “tradito”, dagli amici, professionalmente o da partner,
e di conseguenza si organizza in strategie di difesa e di tradimenti reattivi, senza una giusta causa, rende pane per focaccia ad un soggetto che non c’è, inventato per qualcosa che è il nulla, allo scopo di attenuare la sua ansia persecutoria, da aumentare dopo i suoi sensi di colpa, per essersi macchiato di un reato, inutile in relazione alle sue fobie persecutorie.
Quello che temeva dagli altri, lo mette in scena di persona, perché il vero purgatorio alberga nella sua mente e molto lontanamente negli altri.
Così la realtà viene fantasmizzata e i fantasmi resi reali.
Soluzioni ? Entrare nella coltre di nebbia del pensiero persecutorio, parlandone approfonditamente con l’interlocutore prescelto, e attribuendo a se l’ inclinazione al pensiero ossessivo, attuando in questo modo, la cura.
Allora quando riusciamo ad essere nel mondo ? Poche volte, se viviamo sempre dentro di noi, privi di autentico confronto, ma la cura è
l’ acquisizione, non facile, della realtà.
I fantasmi ai quali ci affidiamo, ci rendono tristi, diffidenti, distanti e bui. Il sorriso, la risata e l’ ironia, denotano un atteggiamento e un grande senso di autentica e fresca libertà, di integrazione e di inserimento spazio temporale reale.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Bari : CRESCERE È SMETTERE DI CERCARE CONSENSI
Vivere di Se, più che di conferme altrui
CRESCERE È SMETTERE DI CERCARE CONSENSI
Vivere di Sé, più che di conferme altrui.
“L’ uomo che può fare a meno di tutto, non ha paura di niente”, così recita una battuta espressa nella fiction di “Gomorra”. Abbandonando quel tipo di contesto da fiction inappropriato, diciamo che la rinuncia agli altri non è semplicemente un isolamento o una prevaricazione sugli altri ma, innanzitutto, una adesione a se, è interpellare e interrogare se stesso chiamandolo per nome all’ appello ad esistere.
La rinuncia agli altri nasce da necessità di sobrietà e di povertà rispetto a ciò che cambia, ha lo scopo di recuperare la propria identità e la propria salute.
La rinuncia agli altri ci rimanda all’ essenziale, alla nostra esistenza.
Nel nostro tragitto quotidiano, non possiamo scegliere di non soffrire, ma possiamo scegliere per cosa o per chi soffrire, in tale direzione la sofferenza avrebbe un significato.
Soffrire per soffrire, sarebbe comunque necessario dare alla sofferenza sempre un valore,
se essa deve esserci, che abbia un senso e la rinuncia al senso, può rappresentare la rinuncia a se.
Ad esempio, quando si ama un altro più di sé, l’altro diventa come le sabbie mobili, ci si perde in lui, viene meno il l’ autenticità della persona, crollano quelle certezze sull’ altro sulle quali si edificava, tremano i plinti, si riducono le riserve; si avverte l’ abbandono, quando si rimane arroccati sugli altri.
Ciò accade quando l’ altro viene rappresentato come il riempimento delle proprie mancate realizzazioni.
L’ appoggio sicuro dovrebbe essere garantito dal rinforzo della propria personalità, dai propri talenti e dalle proprie auto realizzazioni.
Contrariamente, non si vive per niente bene, si capitombola sugli specchi, si vive nella dimensione e direzione dell’ altro, si sceglie la sua strada come fosse la propria, si resta in una continua attesa estenuante che qualcosa di positivo accada, confondendo il proprio confine di identità, si subiscono gli eventi, si rimane appesi ad un filo, in una condizione di abbandono.
Si attende un cambiamento che non potrà mai avvenire fin tanto che l’altro non deciderà per noi.
Non è corretto concedere questo potere e questa opportunità a nessuno, se non a se stessi, e ciò può accadere solo nel momento in cui non si decide.
Vivere senza conferme, significa decidere. Molto spesso si sceglie un tipo di persona che paradossalmente riesce a fare a meno degli altri.
Una personalità mediamente forte, viene percepita come sicura, e diviene certa nel tempo. Ma la forza e la debolezza non esistono, esistono le libertà vicendevoli, ed ognuno diviene forte o debole se possiede il coraggio di ottenere o meno, il senso di se e della sua libertà, non arroccandosi su alcuno.
Chi accudisce nella sua modalità coatta, proclama l’ altrui e la propria debolezza e lascia intendere che all’ altro manchi qualcosa.
Si perde d’ interesse, per chi “vive” per gli altri, mostra di non possedere autonomia e maturità affettiva, perde energie, tempo e si dispera, colpevolizzando gli altri come fossero la causa del proprio malessere, svalutando e squalificando le proprie opportunità di crescita e di superamento.
Sapersi prendere cura di se, è il più grande atto di dignità personale, di libertà e di maturità affettiva.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Bari : LE EMOZIONI SI SCIOLGONO CON LE PAROLE
Come l’ ago che sbroglia le reti
LE EMOZIONI SI SCIOLGONO CON LE PAROLE
Come l’ ago che sbroglia le reti
Le emozioni sono reazioni di adattamento ed accomodamento del soggetto all’ ambiente circostante e ai suoi pensieri. Esse ci indicano la condizione di piacere o di pericolo che suscita l’ ambientale nel quale è inserito. Le emozioni vengono avvertite fisicamente sotto forma fisiologica.
Possono essere solitamente viscerali o comportamentali sotto forma di rilassatezza o irrequietezza o di impulsività, iperattività ADHD, aggressività, capricci o indisponenza nel caso dei bambini e possono attivare processi distrattivi o concentrativi del pensiero.
Le emozioni rendono fluido l’ animo o riescono ad annodarlo, quando divengono insopportabili vengono manifestate comportamentalmente o sotto forma di dolori fisici, psicosomatici, oppure vengono mentalizati sotto forma di ansie, fobie, attacchi di panico ect.
In psicoterapia, le emozioni propongono la necessità di essere lette e capite, desiderano aiutarci nel comprendere le loro cause.
Le emozioni sono gli indicatori di avaria o di gratificazione sul cruscotto della mente e del nostro corpo. Il problema delle emozioni è riuscire a collegarle alla gamma degli eventi o dei pensieri. Esse producono sempre reazioni che propongono conflitti specifici o piacevolezze.
Difficilmente colleghiamo una emozione agli eventi, serve un lavoro di consapevolezza per poterli connettete.
In psicoterapia viene fatta una lettura dall’ emozione della rabbia ad esempio, al collegamento ai fatti che possono averla prodotta. Serve un dialogo sereno, collaborativo e rilassato per allacciarsi a tali collegamenti, per ovviare di imbattersi in meccanismi di difesa che ostacolano lo schiarimento.
La parola e l’ ascolto sereno, collegano, sciolgono gli enigmi, intercettano le cause delle emozioni, dissolvono sensazioni e comportamenti, come l’ ago che in uno slalom di giro volta continuo, rammenta e sbroglia le reti.
L’ analisi attraverso la parola e l’ascolto, è un ricamo delicatissimo sul cerchietto, che rammenta, ricostruisce la trama, scioglie i nodi e delinea il disegno sulla base dei colori delle emozioni.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Bari : DISPREZZO IL TEMPO Se ogni istante si disperde nel vento
Elogio del numero Uno
IL TEMPO PERDUTO
Se ogni istante si disperde nel vento. Elogio del numero Uno.
Disprezzo il tempo che passa, quello che perdo, un mancato appuntamento, un bidone, chi si ripete di continuo, chi è in stasi perenne e si intrattiene, chi non bussa alla porta e varca la soglia senza ritegno.
Disprezzo chi usa il telefono pressando, per farsi spazio nella vita altrui, chi è pretenzioso passando per santo.
Disprezzo chi scruta e sbircia tra le fessure delle tapparelle dell’ anima,chi ti guarda come un ladro, da sentirti violato.
Disprezzo chi sfiora o spia dentro, chi fa rafting di domande, e se rispondi ti senti svuotare,
perché nell’ Anima può entrarci chi ha un anima e chi ha un anima nemmeno prova ad entrarci, chi ha un anima si muove come la seta, come il vento che si fa tutt’uno ai capelli, così un’ anima si vede nell’altra.
Non apprezzo chi non chiede il permesso,chi non dice grazie o scusa,chi non vuole apparire, ma prende e chiede tanto, chi paracula con un bacio, uno smile un “ti voglio bene” o con un “caro fratello”.
Biasimo chi fa bel viso e cattivo gioco, chi gioca in maschera, a carte coperte, chi fa lo sbandieratore dei sentimenti e delle scelte altrui, chi parla ai quattro venti e usa le parole per lapidare, chi appare angelo e ruba pezzi di te, detesto chi è parente dell’ ipocrisia.
Non sopporto il pettegolezzo avvilente, che inquina l’ intelligenza, avvelena gli animi,
chi sporca il candore dei sinceri e degli onesti
ho repulsione per i sotterfugi, per chi, la “privacy”,è una sola parola anglosassone, per chi vive facendo tests, giochetti , strategie, ping pong di parole di pietra.
detesto chi sparla degli assenti, chi fa triangolazioni e costruisce enigmi.
Rifiuto ogni compleanno del pallottoliere, festeggiare il tempo che passa è una tristezza, specie quel tempo che si disperde come foglia al vento.
Non avere paure per il presente, guarda in faccia le paure, esse ci aiutano a e a crescere e a capire.
Le paure scoperte sono dei bui che diventano luce, esse ci rendono forti. Non lasciar entrare gli scassinatori del tuo tempo, i perdi tempo, i portatori di angosce.
La sana meta è proteggersi e cedere a chi ti custodisce, cela e si prende cura di te, per rendersi forti e invulnerabili.
Ogni giorno è festa per chi fa di ogni istante un pieno di significati, per chi entra nei dettagli e ne gusta i suoi sapori.
La festa è nell’ ordinario, se lo scegli, il tempo è tuo e non passa mai, e se è così meraviglioso vola, un solo istante diventa l’ eterno, fatto di sensazioni nebulose e di perle di parole.
Ogni attimo è una festa, come una matriciana ed un calice dei castelli, banchettando tra chiacchiere e risate da non stare nella pelle, assaporando ciò che viene, come un ricevimento divertente.
La musica è intorno adesso, non la devi inventare, la puoi solo ascoltare.
Fate oro del vostro tempo.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
Un bivio, due scelte, qualche metro, a destra, o forse a sinistra, contro sterzo, sinistra, destra, titubanza, non si sa come fare, dove andare, si sbaglia o è esatto, al centro lo schianto, virata, almeno si evita l’ impatto, se si sbaglia è meno peggio.
Evitare l’errore è un arte, ma è innanzitutto un non partire, è non arrivare mai al bivio, ogni bivio ha una nota di spavento, l’ orrido del nuovo, in quanto inesplorato, oppone resistenza.
Ma l’ errore è anche rovina, per poi ricostruire un qualcosa di più stabile. L’errore rappresenta un tratturo nella foresta della coscienza, verso la buia conoscenza, percorre la strada in ombra verso l’ illuminazione, oltre la logica.
Il nostro cammino è il luogo dell’ imparare continuo, tutto ciò che impariamo inizialmente è incerto e precario, è frutto di continue insicurezze, diventa tutto sempre più certo, col tempo.
La stessa ricerca scientifica, passa attraverso migliaia di tentativi ed errori, prima di giungere ad una idea sicura.
‘Il progresso è dato dal brancolare da un errore all’altro’. (H. Ibsen)
Un errore rappresenta la svolta per la vita. Le scelte migliori, si fanno dopo errori migliori.
È un paradosso.
Apprendiamo per prova ed errori, quanti scarabocchi abbiamo fatto prima di imparare a scrivere. Chi rimprovera un errore, nega di essere uomo. “Errare humanum est” ( Seneca )
L’errore è ciò che ci rende immancabilmente tutti simili.
“Chi è senza peccato, scagli la prima pietra” ( Gv 8.7 )
Effettuare una scelta, decidere, ci rende irrimediabilmente diversi.
Il nostro malessere è l’espressione del nostro modo unidirezionalmente ‘giusto’ di osservare ed intendere la vita.
Per cambiare è necessario discostarsi dal proprio baricentro di vedute, ci convinciamo attraverso le esperienze che conosciamo, ciò che non ci convince potrebbe invece essere la strada esatta.
Chi sbaglia, insomma, cammina, cresce, apprende dalle Sue cadute e va veloce, chi non sbaglia è a folle, è un perdi giorno, strombetta, romba, consuma pieni, ma non parte mai.
Il saggio è un esperto di errori non di consigli. È un saggio perché sa come sbagliare, lo sprovveduto è un perfezionista che non sbaglia mai strada, prende la solita, resta lì, è immobile e più resta irremovibile, più grosso è l’errore, perché sa di sapere. L’errore, più è meraviglioso, più arricchisce, più rende saggi
Tra immobilismo ed errore, l’errore pone pluri prospettive, dispiana nuovi orizzonti, verso crepuscoli conoscitivi, verso l’ inaspettato.
Lo sbaglio rappresenta un compromesso con l’ incoerenza.
L’ immobilismo propone ciò che è scontato, comune e solito, è un divieto d’ accesso al divenire, un giro giro tondo su asfalti in loop già percorsi.
Non esistono errori che non aiutino a crescere.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : QUANTI CARATI SEI
Le gemme luccicanti del Tuo tempo
QUANTI CARATI SEI ?
Le Gemme luccicanti del Tuo Tempo
Alle volte si percepisce la netta sensazione di perdere la propria collocazione, il proprio tempo, per situazioni intricate o accanto a persone ‘proprietarie’ , si avverte una percezione di impoverimento delle proprie risorse , del proprio pensare e parlare, delle proprie passioni e competenze, si avverte uno svuotamento di se.
Quando dedichiamo del tempo a qualcuno, in quell’ stante stiamo impegnando e dedicando la nostra storia, lì, c’è il concentrato di noi, tutto il film della nostra vita, impegnano, con la nostra presenza, non solo un pezzo del tempo di noi, ma la pizza del nostro lungo metraggio.
Peró è consuetudine affidarci a volte a censori, a negoziatori delle nostre scelte, ad addetti, fonici, al doppiaggio e montaggio di noi, che tagliano, mescolano, imbrogliano o imbrattano i nostri fotogrammi di celluloide emotiva.
Il nostro film prende un’ altra regia, il nostro, diventa il loro copione, la nostra scenografia, il loro habitat, un trapianto incompatibile di neuroni con i nostri flussi neuro biologici.
Affidiamo il nostro copione, da farci scrivere dentro, correggere in rosso con i loro errori, con commenti e scarabocchi isterici.
È una lotta per la libertà, riappropriarsi della propria trama. La qualità della vita e delle relazioni umane, ha senso solo nell ottica del rispetto e recupero delle rispettive trame e regie. Ognuno di noi ha il diritto inalienabile di direzione della sua regia, sulla scia del proprio flusso di tempo.
Per diversi la regia, è la regia sugli altri, espletando una posizione di spettatore burattinaio, sembra che tale ruolo si fondi sulla massima soddisfazione di interferire con la vita altrui, quasi a testimonianza del fatto che la propria, sarebbe priva di senso.
In assenza di questo ruolo manipolativo, sarebbero perduti. L’ altrui film, ha la firma e i loro titoli di coda, una vera e propria appropriazione indebita del copyright esistenziale.
Questo accade per propria responsabilità. Perché, piacciamo, senza piacerci, ci scelgono per le preziosità e la luminosità che non ci riconosciamo, amiamo, senza amarci, ci trovano, perché ci sentiamo perduti, siamo belle presenze ma ci sentiamo assenti. Avremmo bisogno di delucidarci, di lustrarci, di partire da se.
Gli altri non dovrebbero dare un senso alla nostra vita, ma noi a noi stessi, sempre e comunque.
Perdiamo la nostra lucentezza, perché ci mettiamo in ombra, viviamo all’ombra di qualcuno per metterlo in luce.
Quanti carati vali, e quanto può valere di più se non colui che valuta un valore ?
Per poter apprezzare le gemme del nostro tempo, bisognerebbe esserel’ orefice di se stesso e circondarsi di altrettanti orefici, più che di Arsenio Lupen.
Quale occasione migliore ci sarebbe difronte a chi disprezza, di cogliere in una tale occasione, una naturale selezione. In ogni nostro istante c’ è la sintesi di tutto il nostro film, impariamo a vedere alla nostra vita come ad un lungo collier di gemme luccicanti di tempo da tutelare e custodire gelosamente.
Se parliamo di Persone, non esistono semplici o persone complesse, profonde o superficiali, sane o in prede a malattie, ma, per quanto brutte o belle possano essere, incontriamo opere d’arti, per romantiche o drammatiche che siano, sono tutte candidabili all’ oscar. E se qualcuno beve alla nostra fonte dal collo della bottiglia, beve anche dal suo fondo.
Viaggiamo in continue sale cinematografiche, passiamo quotidianamente in rassegna in pluri multisale, la nostra vita è un continuo voyage da un Netflix, ed un Amazon prime, ogni volta che incrociamo una vita, incrociamo lo scorrere di una pellicola, guardiamo ed entriamo in un film, la nostra esistenza è un passaggio contiguo tra veloci fotogrammi intersecabili di storie umane.
Nel bene e nel male, relazioni umane avvengono attraverso scambi ed intrecci di fotogrammi che si intersecano, si confondono e dilatano in nuovi copioni e sceneggiature, con estremo scempio o maestria.
La confusione di fotogrammi intersecati ed incastrati, genera attaccamento e dipendenza, bisogno di ordine. Ogni dipendenza termina, sul recupero dei propri fotogrammi mescolati all’ altro.
Un dipendente è un mescolato ai problemi altrui, si rende assistente del suo cambiamento, presente, passato e futuro, è un accartocciato ai suoi fotogrammi, confuso nel film dell’altro, cooregista di un fallimento a quattro mani, pasticcione di un montaggio senza testa e né coda, cerca il proprio bandolo nell’altro.
Chi vive per altri, muore per se, chi è apparentemente altruista, gestisce. L’amore per se, per la lucentezza dei propri carati, diviene vero amore altrui.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : IL QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene
QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
Facciamo in modo di realizzare e di lasciare traccia e memoria del presente, sempre, non c’è nient’altro di così gestibile, modificabile, determinante e reale come il nostro presente.
Il passato è già determinato, immodificabile, subìto, determinante il presente prossimo. Un qui ed ora vissuto da presenti, determina un pensiero sereno sul passato. Il qui ed ora è l’ antidoto al rancore, al chi me lo ha fatto fare, al perché l’ho detto o perché non l’ho fatto. Allora eravamo assenti, o il nostro numero due predominante. Un qui ed ora non vissuto, determina pentimento, rimorso o nostalgia.
Tutto ciò che non è presente, è solo pensiero, interpretazione, proiezione, rimuginazione, ricordo, irrealtà, iperspazio, fade, fotografia fugace, tutto ciò che è andato, fumè.
Un istante prima che diviene già ricordo, a volte viviamo per archiviare non per vivere, facciamo molte più fotografie più di quanto vivere ed assaporare la diretta, viviamo in differita, sempre tutto dopo anche quando il dopo è adesso, viviamo spesso nella scia di un qualcosa che sta sfumando ma che è ancora presente, quasi per volerlo già dimenticare ed archiviarlo nel ricordo.
Se è stato denso quell’ intenso presente, lascia traccia solo se si è immersi nel suo senso.Abbiamo una speranza per stare bene, vivere con maggior consapevolezza il presente, perché tutto verrà allocato nel passato. Ma un buon ricordo necessita che ci sia l’obbligo di vivere uno straordinario ordinario ed eccellente presente.
Una rincorsa materialistica, per l’accumulo futuro, fa godere il presente ? il potere di adesso consiste nel fermarsi, fermarsi,f e r m a r s i per far caso e godere delle emozioni presenti, di una amicizia, degli affetti, che hanno il valore inestimabile perché non si possono comprare da nessuna parte, hanno lo stesso valore del nostro tempo, che non lo puoi acquistare da nessuna parte dell’universo .
Gli altri che incontriamo in ogni istante sono il presente, perché gli altri ci riportano alla realtà, per contro, esistono i pensieri, ovvero, i nostri ricordi, essi rappresentano la negazione di noi alla vita e la negazione degli altri.
Ció che ora abbiamo, è il senso di tutto, è l’ indispensabile, l’ unica cosa più importante ed assoluta, perché è tangibile , materia e anima stanno insieme, viverlo con densità ed intensità di forma lascia la traccia e la mappa dei piacere dei ricordi gradevoli.
Tutto diventa inesorabilmente passato, è rapido il passaggio, il tempo scorre rapidamente dal presente al passato come se spalassimo neve, abbiamo una sensazione di nevosi ed irrequietezza frenetica, ma ciò accade, solo perché il tempo lo contiamo, abbiamo una nevrosi del tempo che passa, ma in realtà esiste una sola dimensione e non c’è ne sono altre, non ci sono compromessi , è la sola entità tridimensionale, quella del qui ed ora, e non ce ne sono altre.
Siamo proiettati continuamente a fare click, foto per ripercorrere la mania del ricordo, più di quanto siamo immersi nel presente, perché in quel presente il più delle volte non ci siamo. Abbiamo bisogno di incantarci di più su di una foto, che sulla diretta emozione dell’ evento, tanto da dirci a volte, ma io c’ ero ? e dove ero ? ero a fotografare, raccoglievo ricordi senza ricordare se c’ero.
Questo è un meccanismo tale da formare personalità rmuginative, che sviluppano sensazioni di derealizzazione e paranoidee.
Le personalità a basso contenuto di nevrosi, sono quelle che interagiscono con la diretta, quelle ad alto rischio di nevrosi, interagiscono prevalentemente col passato e col futuro.
Vincolati al passato, realizziamo la palestra dei ricordi, la palestra dei doveri e dei rancori, sviluppiamo la competenza alla chiusura, all’ isolamento, perché il presente non si interferisca con chi si isola. Abbiamo la tendenza a fare questo, per via degli allenamenti continui in questa palestra .
Per questo amiamo la solitudine, riaggpmitolati nei vissuti, frenati nelle catene neuronali, in spazi inter sinaptici dove si è bloccata e scatenata la biologia del dolore o del piacere.
Vivere il passato è gettare nel cesso la propria vita.
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
giorgio burdi
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Uno psicoterapeuta in sala giochi
Articolo sul bi-mensile Gioco News (Luglio-Agosto 2016) (altro…)
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Settimanale Psicologo Roma : LA CONSULENZA PER LE PATOLOGIE PSICOLOGICHE
Avvocato Pepe e l’ esercizio abusivo della professione di psicologo
LA CONSULENZA PER LE PATOLOGIE PSICOLOGICHE È RISERVATA AI PROFESSIONISTI ABILITATI: ALTRIMENTI SI INCORRE NEL REATO DI ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE
La Cassazione, con una recente sentenza , affronta il tema delicato dell’esercizio abusivo della professione nell’ambito delle patologie di natura psicologica.
Secondo la Corte infatti anche una semplice consulenza deve essere fatta soltanto da uno psicologo iscritto all’albo.
L’utilizzo di altre definizioni, simili a quelle di psicologo, non solo non ha valore legale bensì fa scattare il reato di esercizio abusivo della professione.
Nel caso in esame della Corte, il soggetto era stato condannato perché si era qualificato con la definizione di “psicosomatista di impresa” sul proprio sito internet.
Tutte le patologie di natura psicologica sono riservate agli psicologi in quanto sono molto rigidi i paletti posti dalla legge relativa all’esercizio della professione: è sempre necessario essere laureati e specializzati in psicoterapia nonché regolarmente iscritti al relativo albo.
Quindi la Cassazione ha confermato la condanna, per il reato di cui all’art. 348 cod. pen., per aver esercitato abusivamente una professione intimamente connessa con quella di psicologo, nonostante la ricorrente abbia sostenuto di aver esercitato, l’esercizio della distinta attività di counseling psicologico, sottratta all’inquadramento in un Ordine.
STUDIO LEGALE
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Il sesso? Uno straordinario farmaco naturale
Articolo sul mensile Vivere Light (Aprile 2016) (altro…)
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