Settimanale Psicologo Bari : L’ ALCHIMIA
la sottile sintonia che rende la coppia complice
L’entrare in contatto con un altro essere umano è uno dei meccanismi più complessi, insondabili, misteriosi nel quale ci troviamo coinvolti tutti i giorni, senza nemmeno farci troppo caso.
Ogni persona è un universo a se stante, fatto del suo vissuto, dei sui sogni, dei suoi demoni, dei suoi equilibri interiori ed esteriori, così fragili a volte, così mutevoli.
E se è difficile, piuttosto difficile spesso, arrivare ad individuare i confini del proprio universo interiore, ad avere piena contezza di noi stessi, figuriamoci provare a penetrare lo spazio interiore di qualcun altro.
Nel caso poi dell’incontro fra un uomo e una donna, il mistero s’infittisce ancor di più, entrano in gioco componenti ulteriori di carattere emotivo, fisico.
A volte si vengono a creare delle dinamiche indipendenti dalla nostra volontà, che seguono delle vie misteriose cui non siamo in grado di trovare una spiegazione di tipo logico razionale.
Scatta la chimica, che produce un coinvolgimento emotivo, un’empatia fra due persone, che va poi a sfociare in un bisogno di contatto di tipo fisico, nell’esigenza di dare una veste concreta, materiale alla vicinanza con quella persona, libero sfogo a tutti i nostri sensi.
La mente ci può illudere, fuorviare, il corpo no, non inganna mai.
Stefano
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : Lettera di Valerio ai genitori: SONO GAY
Che fatica essere ciò che si è, gay
Lettera di Valerio ai genitori: SONO GAYChe fatica essere ciò che si è .
Scrivere questa lettera é una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Spesso pensavo a cosa avrei dovuto scrivere, se avessi dovuto essere breve e conciso o fare un piccolo preludio. Ho deciso poi che avrei scritto non appena mi sarebbe venuta l’ispirazione e avrei messo su carta tutto quello che pensavo. Bene, eccola, é arrivata. Sento il bisogno di confessare perché per troppi anni ho mentito.
Volevo dirti una cosa mia cara Mamma. Mi dispiace dirti che ho scoperto di essere gay. Non ti sei mai chiesta perché con ogni ragazza non funzionava’ Perché, a differenza di tutti i ragazzi, non cercavo spasmodicamente una ragazza’ In ognuna di loro trovavo un sacco di problemi, ma l’unico ad avere un problema ero io. Mi dispiace tantissimo Mamma. Non avrei mai voluto che andasse a finire cosi’. Io non so quanto possa essere grande il dispiacere che ora proverai e che provera’ Papa’ quando lo sapra’. Non avrete mai una nuora e non avrete mai dei nipotini, seme del mio seme.
Io non volevo! Purtroppo pero’ non é una cosa che ho potuto decidere. Sono immensamente dispiaciuto! Vi meritavate un figlio diverso da me, che vi dava tutte le soddisfazioni possibili. Mi sono sempre chiesto perché proprio a voi due, genitori meravigliosi, vi sono capitato io… Non potevo avere due genitori pazzi’ Mi sarei sentito meno in colpa di essere gay! La vita é cosi’ ingiusta, io non so perché sia cosi’ stronza!
Siete meravigliosi, sia a me che a mia sorella cercate di darci sempre tutto anche quando non é proprio possibile; volete il massimo per noi e ci amate più della vostra stessa vita. E io come vi ripago’ Sono gay. E’ per questo che chiedervi dei soldi per comprarmi qualcosa che volevo, era per me molto difficile, gia’ mi sentivo in deficit con voi. Una cosa orribile che spesso pensavo era: “ Quanto mi dispiace per i miei genitori che spendono soldi in cibo, vestiti, sport e quant’altro per un figlio che é frocio e di cui, quindi, non potranno mai dire di essere fieri.
Le rinunce che hanno fatto per me…Mi sento cosi’ in colpa..” Per molti anni ho vissuto nella vergogna di me e ho tenuto nascosto questo dubbio esistenziale. Non capivo cos’ero, non sapevo se fossi gay o meno e all’inizio pregavo Dio di non esserlo, non volevo assolutamente esserlo. Col passare del tempo pero’ il dubbio rimaneva li’ e si faceva sempre più pesante, più presente, più soffocante. Leggevo spesso questa frase : “ la condizione più straziante per l’animo umano non é il dolore; é il dubbio”. Da piccolo non capivo e dicevo : “Ma proprio no! Preferisco non sapere e continuare a sperare piuttosto che scoprire di essere gay!”. Poi ho capito quanto quella frase fosse vera.
Lo capivo giorno dopo giorno, quando quel dubbio mi logorava l’anima. Ho capito che l’unica cosa importante era capire chi fossi, ma in quel momento ero confuso e a chi potevo dirlo’ Con chi potevo condividere quel dubbio amletico’ … E cosi’ ho vissuto tutto questo tempo facendomi passare la vita davanti perché ogni occasione la lasciavo andare. Ogni cosa che mi capitava non la ritenevo importante, pensavo “dovrebbe essere una cosa carina da fare” ma poi non mi prendeva nulla veramente.
Tante occasioni perse che non ritorneranno, ho lasciato tante cose a meta’ da non riuscire a tenere il conto. L’unica vera passione era la danza; lei mi portava via da tutto, in una sorta di limbo dove le emozioni cessavano. Tutte le altre cose erano da contorno. Il punto pero’ é che ero bloccato da questa mia battaglia interiore. La mia testa era completamente rivolta alla mia situazione esistenziale. L’unica cosa importante di cui occuparmi con tutto me stesso era la ricerca di me, dovevo capire cosa ero. Poi é successo.
Ho conosciuto per caso un ragazzo gay e ho dato il mio primo bacio ad un uomo. Mi é piaciuto molto di più rispetto al bacio con una ragazza. Ho dovuto aspettare tantissimo e ho penato per molti anni prima che succedesse questo e prima, quindi, di capire. Sono gay. Sono arrivato ad una consapevolezza di me anche se purtroppo non é la migliore. Avrei voluto una famiglia con dei figli perché tu sai, cara Mamma, quanto io ami i bambini.
Sinceramente non so se sia per colpa di cio’ che mi é successo all’eta’ di 8 anni, pero’ credo che cio’ mi abbia destabilizzato molto. Come ben sai, mio cugino di 15 anni mi ha fatto baciare il suo pene e una cosa del genere in una cosi’ tenera eta’ puo’ farti cambiare rotta. Non do la colpa a nessuno del fatto di essere gay, pero’ credo che questa vicenda abbia, in parte, influenzato il mio orientamento sessuale.
Comunque, anche se la mia omosessualita’ é causa della faccenda con Yattaman, io a lui non lo odio; preferisco augurare il bene a me piuttosto che il male a lui, perché creare é sempre meglio di distruggere, giusto Mamma’ Ora che sai la verita’ sicuramente capirai il perché dei miei silenzi. Un po’ parlo poco per carattere, un po’ perché mi stavo abituando alla solitudine. Avevo cosi’ tanto da raccontare ma cosi’ poco coraggio per farlo. Se avessi vuotato il sacco avrei dovuto raccontare di come ho vissuto finora, nella menzogna di me. Ricordo che anche ogni giornata passata in grande gioia per me non era mai gioia veramente fino in fondo.
Avevo sempre con me questo ‘mostro’. Lo odiavo, piangevo e pregavo Dio che se ne andasse fuori dalla mia vita. Poi vedevo che invece rimaneva li’ e cosi’ ho imparato a conviverci; sdrammatizzavo e mi prendevo in giro da solo sull’ipotesi di essere gay, ma il dolore che provavo mi segnava ogni giorno di più. Spesso questo dolore portava fuori qualche lacrima che mi solcava il viso. Credo che le mie lacrime abbiano segnato come dei canali sul mio viso, lo hanno consumato fino a formare i letti di un fiume. Da una parte questo dolore mi ha fatto maturare tanto e reso più riflessivo, dall’altra mi ha fatto provare sensazioni che non augurerei mai a nessuno. Parecchie volte ho pensato di urlare al mondo intero le mie emozioni, ma la paura delle reazioni delle persone mi ha fatto resistere fino ad ora.
Ancora adesso ho paura, ma non riesco più a sopportare tutto questo e quindi il coraggio é arrivato per necessita’. Riuscire a tenere tutto segreto non é facile, per questo ho iniziato a scrivere. Scrivevo per esternare in una qualche maniera quello che provavo: rabbia, frustrazione, rassegnazione alla sofferenza, paura, dubbi e desideri. Il desiderio che un giorno tutto il dolore sparisse. Il desiderio che almeno per un giorno il primo pensiero appena sveglio non fosse quello di dover fare chiarezza dentro me. Il desiderio di guarire. Il desiderio di sentirmi finalmente libero di essere. Il desiderio di capire finalmente chi fossi e valorizzare al massimo quella persona. Adesso voglio poter essere libero di esprimermi e voglio poter trovare un po’ di serenita’ che ne ho davvero bisogno. Voglio avere un futuro migliore del passato, dove poter sostituire il male con il bene, il nero con il sole, il turbolento con il roseo.
Ricordo, Mamma, che mi dicevi di concentrarmi sullo studio e sulle cose importanti e di non pensare alle cavolate…magari pensassi alle cavolate come tutti i ragazzi della mia eta’! Tutte le altre cose erano problemi minori in confronto a quelli con cui ogni giorno facevo i conti. Ridevo, scherzavo, stavo con gli amici, uscivo, studiavo, facevo tutto quello che andava fatto secondo le regole di vita di un ragazzo della mia eta’. Facevo tutto quello che dovevo fare e non quello che volevo fare perché ero completamente assorbito da altro: continuavo ogni giorno a combattere con il mio segreto.
Sopportavo il peso del mio dolore e oramai avevo all’incirca imparato a conviverci, anche se portare avanti la vita del finto etero felice e sorridente e quella del dubbio, dell’incertezza e della ricerca di se stessi non era più affatto una cosa sostenibile. Non erano più sostenibili neanche le domande indagatrici dei parenti e degli amici, del tipo : “Dove l’hai lasciata la ragazzetta’!” …. Quanto avrei voluto rispondere : “Non ce l’ho perché sono frocio!”. Ecco perché mi innervosivo quando si parlava di ragazze e rimanevo sempre vago. Rispondevo in modo acido alle vostre domande, sia perché soffrivo ad ogni vostra domanda, sia perché non mi andava di raccontarvi ancora cazzate. Con questa confessione Mamma, ora capirai perché quando Alasi aveva un blocco con l’universita’ io non la capivo. Come poteva farsi bloccare da dei professori stronzi e star male, quindi, per qualcosa di esterno’ Il suo dolore non era neanche un dito del mio. Fregatene!
Tu sai quanto vali, studia e fagli vedere chi sei! Vedevo il rimedio al suo problema cosi semplice… Il rimedio al mio invecé Cosa avrei dovuto fare in tutti questi anni’ Con questo peso sulle spalle portavo avanti l’universita’, il lavoro e tutto il resto. Se qualcuno al di fuori ti offende, puoi affrontarlo e non vederlo mai più, ma quando la persona con cui litighi sei tu stesso, come si fa’ Non puoi mandarti a fanculo, non puoi allontanarti da te; una cosa é fare i conti con gli altri, un’altra é farli con se stessi. Non hai mai un attimo di tregua, non hai un momento per staccare la spina, sei sempre vigile su come debellare l’altra errata meta’ di te. E’ una delle battaglie più difficili e purtroppo per me io ho iniziato fin da piccolo, fin dalla vicenda con Yattaman.
Poi pero’ ho capito che ogni dolore va rispettato e non puo’ essere giudicato. Anche se il dolore di Alasi, proiettato su di me, lo vedevo come un piccolo dolore, cio’ non significa che lo sia in assoluto, perché non c’é una scala per misurare il dolore, cosi’ come non c’é un’unita’ di misura per la forza. Si é forti rispetto a chi, a cosa’ Ogni cosa va rapportata alla singola persona e alla singola situazione, non c’é un giudizio univoco. Ho capito che il dolore di ognuno va rispettato e compreso. Cara Mamma, chissa’ se ora starai con le lacrime agli occhi. Io si’, anche perché mi vengono in mente molte cose.
Ad esempio, ricordo che ogni volta quando mi abbracciavi, mi scioglievo e ti confessavo ogni cosa. Ora mi sono fortificato, ma questa nuova ‘forza’ mi spaventa perché riesco a tenere la maschera e a reprimere i miei sentimenti anche quando mi stritoli tra le tue braccia. Sono diventato cosi’ abile a mascherare me stesso che perfino le persone a me più care, come voi, hanno creduto per molto tempo che io fossi un altro.
Questa cosa non mi piace, non voglio diventare di pietra, non voglio riuscire a nascondere tutto a tutti. Eri l’unica che riusciva a cacciarmi fuori fino all’ultima parola laddove altri, invece, non riuscivano a tirare fuori neanche un ragno dal buco. Non voglio riuscire a celare la mia anima anche a te. L’omerta’ e la sofferenza mi hanno modellato, reso più forte e introspettivo, ma voglio anche io poter calare l’armatura e poter piangere sulla spalla di qualcuno; ho bisogno di aiuto e spero che la mia famiglia possa darmi il giusto supporto. Non so se quando leggerai questa lettera, piangerai per la delusione che provi nei miei confronti oppure piangerai perché mentre io soffrivo tu eri all’oscuro di tutto e non hai potuto aiutarmi. In entrambi i casi io vi amero’ sempre con tutto il mio cuore.Vostro per sempre, Derik.
E’ passato più di un anno da quando scrissi questa lettera. Da allora la mia vita é stata per davvero più leggera e più piena di me stesso. Non faccio più cose che non mi appartengono, esprimo me stesso ogni giorno di più, con l’intensita’ che purtroppo non ha caratterizzato quegli anni bui, ma che avrebbe dovuto esserci. Essere se stessi fa bene e il solo esserlo liberamente ti da un gran benessere. La mia famiglia mi ama più di prima e mi supporta, e cio’ mi da una gran forza. Ho acquistato sicurezza, vivo la mia vita da gay ed essendo innamorato dell’amore, cerco, finalmente liberamente, la mia meta’. Ho amici che sanno di me, altri no. Esco con amici gay e con amici etero ed anche se non sono dichiarato con tutti, riesco ad essere più tranquillo, riesco a non avere più restrizioni su cose da dire o come dirle. Le ansie e le paure scemano sempre più e la parola pace sembra riecheggiare piano nella mia vita. La strada é ancora lunga e ci sono ancora tante cose da affrontare, ma ora sono più rilassato e il fatto di poter condividere questo ‘segreto’ con altre persone ne ha alleggerito il carico. Prima mi mancavano molte cose, ora finalmente, ho iniziato a vivere!
Grazie Valerio
Valerio concede la sua mail a chi si trova nella sua stessa condizione e volesse scrivergli
INNO ALLA PUGLIA
INNO ALLA PUGLIA
La Puglia Terapia
Lasciarsi amare dai suoi sapori
Casolari, strade ombrose soleggiate, tra i pini adriatici profumati,aromatici morbidi aghi, sul ciglio dei muri di pietra, sotto i cieli tersi,fanno festa le cicale al tuo passaggio,cantano il tuo tragitto,il tuo passo diviene una danza,per tutto la strada è una festa.
Respiri serenità,solo passeggiando per le terre di Puglia,sospira la tua anima se sai confondertialle sue meraviglie.
Fumo del tabacco una foglia,mi porta dentro la natura, mi sento grano, fiori di campo, vite, corteccia d’ ulivo e frutta,mentre il profumo del fumo delle stoppie arse, mi inebria come un incenso, in questa natura cattedrale, che mi dilata d’immenso.
La gente cordiale, vicina,solare, splende, se le stringi la mano, sai già il lavoro e se le parli col cuore, ti offre anche l’ altra.
Dire cozzalo è poco nobile, solo perché prima della famiglia,orgoglioso, viene la sua terra, lavoratore tenace, non disprezza se gli dici contadino,perché non c’è festa, ne domenica che tenga, non c’è niente da fare,torna tardi sul trattore, come un cardiopatico, Il suo cuore è sempre simbiotico con le sue zolle.
Stratega del magico potare, del troncare i pesi, per alleggerire e dare slancio ai frutti.
Vive per essi, con i piedi tra la terra arsa o sudici di pioggia,sotto il freddo penetrante o il torrido caldo, convinto, con sacrificio e pazienza assiste, come una ostetrica, alla nascita delle sue gemme sperate .
Amo la Puglia, perché come lei siamo a tutti vicini, con cadenza e ospitale dizione, coccola, avvicina ed accoglie, con la sua inflessione attraente.
Il pettegolezzo delle strade popolari, mi fa morire, col il mio sorriso divertito che lo biasima e lo spegne.
Siamo gente con il pathos, creativi, intuitivi, a volte folli per passione, ma quando non è follia è genialità artistica, è lettere e scienze.
Amo la mia puglia delle viti sulle case non più alte di un piano, rinfrescate a calce, abitare il bianco nel blu.Amo la puglia dei tratturi e dei cordoli di muri a secco, quella delle chianche di piazze, delle fresche case di tufo a volta
nella brezza dei freschi paesi silenti,
i paesani che del marciapiede fanno salotto, tra loro si chiamano fratelli, si sfottono, si invidiano, sorridono, ma si aiutano.
La puglia è terapia di colori, profumi e sapori, è la terra dei socievoli, familiarizzi con tutti, è la festa delle fiere e delle sagre, tra illuminazioni, fuochi, faló e processioni, artifici pirotecnici, mercati e bancarelle, comicità risate a crepa pelle e gag.
La puglia è l’ amore di una donna, che danza una taranta a piedi scalzi intorno a te, mentre le porti il ritmo con le mani.
Banchettari, insaziabili festaioli, con buttate interminabili di pietanze di terra e mare.
Tra legumi, riso patate e cozze, peperoni fritti e panzerotti, scampi al ghiaccio, polpo alla cipolla e spaghetti allo scoglio,sporcamussi, sospironi e lemoncello ghiacciato, inebriati e drogati dai profumi,nelle notti di stelle sul mare,sforano il cielo dei palati, perché qui non è troppo lontano, ma è paradiso.
Amo la puglia delle sue coste, disordinate, ma lasciate ancora vergini, senza industrie, al Bahia dovremmo dire, come il mare nostro della Puglia, così sempre generoso di ricci, taratuffi, pelose e paranza, fritturine croccanti, al sapore di fresco, cozze, provolone, cacio, caseari di tradizione e peroni,da assaporare sul maestrale in riva al mare.
Che terapia, e quale vacanza !!!
E dove la metti
la focaccia, la sfogliata, i calzoni acro dolce di cipolla e il pane casereccio, croccante, fragrante, con la parmigiana tra una fetta e l’ altra, dopo una nuotata ed un’ altra ancora, con i capelli al mare, che delizia un polpo stracciato, condiviso come la pace e gioito tra gli amici, sotto i tramonti che si specchiano sulle pietre ocre dei palazzi.
Amo la puglia della cultura, di chi ha fatto la gavetta, di chi ha mangiato pane duro, dalla valigia di cartone al curriculum manageriale, la profondità della nostra gente, sincera, ingenua e scaltra,che si guarda nelle emozioni degli iridi luccicanti, perché la gente colta viene dal dolore, non ha paura, vive e scrive, si entusiasma di continuo, a volte si chiude, ma sempre condivide ed è felice per poco, perché in quel poco, c’è tutto il suo infinito.
Ogni posto è unico, ma questo non lo cambierei mai.
Rispetta e ama le tue origini, la tua gente, perché, tu sei la loro meraviglia,
questa è la puglia terapia.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Bari : I CONDIZIONATORI
La nostra vita è essenzialmente una questione di scelte
Liberarsi dai condizionamenti
Sappiamo tutti cos’ è un climatizzatore, giusto?
Un’ invenzione molto utile presente ormai dappertutto, case, cinema, ristoranti, ecc. e che ci permette di vivere con minor sofferenza l’ afa delle calde giornate estive.
Ma cerchiamo sul dizionario la definizione. Climatizzatore: condizionatore d’ aria in un ambiente chiuso. Condizionatore…già proprio così! Il condizionatore appunto condiziona l’ aria, la rende diversa.
Questo fenomeno di semplice comprensione può servirci come metafora di ciò che avviene ad alcune persone nella vita di tutti i giorni. Perché permettiamo agli eventi e alle altre persone di condizionarci?? Perché non siamo noi a condizionare invece di essere condizionati?
Questo spesso dipende da molti fattori: sociali, economici , psicologici. Le persone sovente si trovano a dover fronteggiare situazioni nelle quali non hanno per così dire il coltello dalla parte del manico e questo innesca in loro un processo di depersonalizzazione; il disagio e la paura di sbagliare fa sì che ci si affidi agli altri e che non si prendano decisioni.
Non sentirsi sicuri e padroni delle proprie emozioni in un contesto sociale genera un’ abitudine sbagliata nel soggetto che si arrende al condizionamento e consegna le redini all’ altro. Dietro ai condizionamenti c’ è una scarsa autostima e un’ incapacità di far valere le proprie ragioni.
Tutto questo in una società competitiva come la nostra è un grave handicap per l’ individuo, il quale cede alle sue insicurezze e diviene così incapace di imporre il proprio volere.
Purtroppo capita di frequente anche a me di vivere situazioni nelle quali permetto ad ambienti e persone di condizionare il mio modo di agire.
Questa mancanza di carattere genera in me grande rabbia e sconforto perché so di avere dentro la forza necessariaper dare voce al mio pensiero.
Il condizionamento è figlio dei nostri schemi mentali; solo rimuovendoli possiamo tornare a decidere liberamente. Il condizionamento è la conseguenza del nostro modo di vivere; ci imprigiona e ci impone una via. Via gli schemi, via il condizionamento!
In conclusione il mio obiettivo è quello di tornare presto a decidere senza temere le conseguenze delle mie azioni e avere il pieno controllo di me stesso per non essere influenzato da niente e nessuno!
Spero di riuscirci presto perchè, come diceva Johnny Depp nel film “Blow”, la vita è una questione di scelte; giuste o sbagliate che siano, ciò che importa è che sia tu a scegliere.
Alessio
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : I NOSTRI INESTETISMI
E la insoddisfatta realizzazione di Se
I nostri inestetismi e
la insoddisfatta realizzazione di se
Prova costume, cellulite, buccia d’arancia, rughe, taglie forti, snelle e in linea, rimodellanti, punture di botulino, dimagranti, sclerosanti, peso forma e cola zero, senza grassi, senza fibre e proteine, senza cibo, digiuno, dissociata, vegetariano, vegan, chirurgo plastico, lifting, infodtenaggio, liposcultura, rinoplastica, ricostruzione della verginità.
Se ci fosse una gomma, li cancellerei, con una matita mi ritoccherei, fossi chirurgo mi liposculturerei e rimodellerei.
Chi non accetta se, è un giudice, non accetta gli altr, è un severo.
Ciò che si vorrebbe modificare di se, in realtà già lo si vede modificato negli altri.
Siamo miopi, guardiamo il mondo troppo da vicino e ne rimaniamo troppo coinvolti, confusi e poco obiettivi.
Ci guardiamo tra i pori, tra i vuoti di noi.Il vero problema non è propriamente l’inestetismo, ma il vuoto di se, il vuoto nell’ autorizzazione di se, secondo l’ accezione di Maslow della piramide dei bisogni.
Fossimo speleologi dell’ anima, scoprendoli, riempiremmo i nostri vuoti di maggiori meraviglie.
Scopri te stesso se vuoi sapere cosa potrai far da grande.
Nell’ inestetismo cerchiamo la nostra anima e il suo equilibrio, ricorriamo al chirurgo,per rimpiazzare un surrogato equilibrio interiore .
Nel confronto estetico, cerchiamo un pieno di affetto, di vitalità e contenuti mancanti.
Chi non si piace, non piacciano gli altri, l’ imprinting è antico quanto le sue radici.
Chi non si piace solitamente è poco oggettivo, si osserva in modo esasperato ed esagerato, dismorfico e modificato. Possiede un amplificatore interno dei suoi fenomeni. Vi è un esasperatore perturbante che devia la percezione della realtà . Troppa sofferenza è proprio il caso dire, storpia.
Piu profondità, che superficie sul nostro capolavoro.Il vero capolavoro è nel libro e nei suoi contenuti, molto meno nella carta o nella sua copertina, che fa solo marketing.
Un marketing senza contenuti, trova il tempo che trova.
Cura i contenuti, se proprio vuoi apparire, l’ inestetismo, la miopia, decadano se guardiamo più a largo spettro.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : AMORI A METÀ
Una vita disorientati tra metà ombre e metà entusiasmi
Amori a metà
Una vita disorientati tra metà ombre e metà entusiasmi
Amata a metà o forse amche meno.Da una madre che non desiderava un figlio a 18 anni e da un padre che ha dovuto sopportare il peso di una responsabilità così pesante a soli 19 anni…..come dargli torto….una vita compressa in età troppo giovane, una giovinezza rubata da una vita che non doveva mai esistere: un errore; discoteche mai più godute, divertimento negato, matrimonio ed unione indesiderata ma costretta. perché c’era un figlio. perché non c’erano abbastanza soldi per dire basta. e litigi. tanti litigi, ogni giorno, fino a far somatizzare ogni dispiacere alla piccola anima che non ha mai chiesto di nascere.
Colite spastica, dolori lancinanti al ventre, ansia, paura, angoscia. voglia di andare via, di avere un altro papà ed un altra mamma, più calmi, più comprensivi.
Amata ma a metà. Perchè se lei non fosse nata le strade che avrebbero intrapreso i suoi genitori sarebbero state diverse. migliori. più divertenti., senza troppi sacrifici, senza sopportarne il peso in età così giovane, ed allora questa bambina è cresciuta con i sensi di colpa perché se non avesse vinto la sua “prima corsa” già da allora, oggi la sua mamma ed il suo papà avrebbero di meglio da raccontare..
E quella bambina convita e dispiaciuta di essere responsabile della giovinezza spezzata ai propri genitori, è diventata donna con ferite nel cuore. Dona tra l’indifferenza di una madre e di un padre troppo occupati a litigare e a rinfacciarsi ogni cosa. Anche per i biscotti di una forma non gradita la voce in casa assumeva toni severi.
E quella donna pur di togliere il disturbo ha lasciato che un uomo la punisse ancora amandola a metà. Era convinta di dover ancora espiare una colpa che in realtà non ha mai avuto.
Aveva rovinato due vite importanti.Doveva rovinarsi anche la sua. Era colpevole. Lo è ancora. Oggi con marito che non comprende mai il suo senso di vuoto ereditato dalla mancanza di affetto dei genitori.. un Marito che non perde occasione per ricordarLe che forse non la ama e comunque non la ama abbastanza e che sta con lei perchè ha un legame con la piccola figlia avuta con lei. Lei accetta che il marito non la desideri….quasi mai.
Non la cerca mai. Lui, che del sesso ha fatto il motore della sua vita, le dice che riesce tranquillamente a praticare l’astinenza. Lei non gli crede ma rimane lì. Non si muove. Ma soffre e spera in un futuro diverso, un futuro migliore e pieno di amore. Amore totale! Tutto per me!
Anna
ContinuaStar Bene da Soli, per star bene con gli altri
Dal benessere della solitudine al successo
La vita emozionale precoce è caratterizzata inevitabilmente da esperienze di perdita e recupero creando un “gioco” tra mondo interno e mondo esterno che resterà operante per tutta la vita.
Diversamente dal senso comune che definisce la solitudine come assenza oggettiva di compagnia esterna, la studiosa M.Klein definisce la solitudine interiore come una condizione intrapsichica originaria nei primissimi anni di vita.Cosa succede in questa fase?
Attraverso l’allattamento l’inconscio del neonato e quello della madre entrano in stretto contatto così che , se la relazione è sana, il neonato si sente emotivamente compreso. Questa condizione di piena soddisfazione viene poi frustrata con la fine dell’allattamento vissuta dal neonato come perdita e conseguente stato depressivo, alternata ad angoscia persecutoria.
L’allontanamento della madre nel processo di crescita solitamente viene percepito dallo stesso come perdita, abbandono e paura della morte. E’ proprio questa paura a giocare un ruolo importante sul senso di solitudine.Quanto più forti saranno le angosce depressive e di persecuzione che l’infante sperimenta, quanto sarà piu forte il senso di solitudine.
Invece, una riduzione del senso di solitudine può avvenire nella misura in cui i fattori interni ed esterni, ovvero tutto ciò che viene “assimilato” dall’ ambiente esterno o rivolto verso l’ambiente esterno, sono integrati.
Se per i bambini una difesa contro il senso di solitudine interna è identificata nel suo bisogno di dipendenza dalla madre, nell’adulto può essere identificato nel cercare stima e successo.
Questo orientamento dell’adulto, sempre che venga preservata la fiducia in se stessi che necessita di radici ben solide, rappresenta simbolicamente il bisogno infantile originario di essere apprezzato dalla madre.
alessia potere
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Settimanale Psicologo Bari : Riti e miti di un protagonismo perverso. Dai traumi subiti, al delitto agito
Il delitto di Motta Visconti. Sul palcoscenico del macabro
Il delitto di Motta Visconti. Sul palcoscenico del macabro.
Riti e miti di un protagonismo perverso.Dai traumi subiti, al delitto agito.
Chi è stato traumatizzato, può traumatizzare.Un percorso di pensiero dalle vittime agli autori di omicidi .La sofferenza o la gioia di vivere possono essere trasmesse nelle relazioni, segnando così il proprio destino.
Spesso i mass media riferiscono di eventi atroci che accadono in contesti familiari, che per la maggior parte delle persone rappresentano un nido protettivo, ma che a volte possono risultare pericolosi poichè contenitori di forti emozioni.
Come dice Jodoroswky la famiglia può essere un tesoro, ma anche un trappola.Ogni adulto conserva in sé il bambino la cui vita psichica è stata inevitabilmente influenzata dal contesto mentale ed affettivo che lo ha accolto.
Se per una crescita sana è necessaria una madre sufficientemente buona, una crescita “interrotta” è causata dalla noncuranza genitoriale che risulta pertanto traumatica in quanto caratterizzata da lontananza, insensibilità, tirannide, sfruttamento, svalorizzazione e soprattutto non rispetto dei limiti.
Tutte queste caratteristiche elencate non garantiscono al bambino delle condizioni minime di sicurezza emotiva e mentale, arrestando e alterando il normale e sano sviluppo.In tal modo viene minata l’identità e vengono sottratte le risorse per affrontare la vita.A sua volta ciò che il genitore perpetra nei confronti del figlio, lo ha subito in passato.
Minare inconsapevolmente l’esistenza psichica del bambino vuol dire favorire l’alterazione della sensibilità e della consapevolezza, quindi una disorganizzazione mentale accompagnata da reazioni apparentemente incongrue.Paradossalmente il rifiuto, diniego del genitore fa cedere il bambino allo stesso “abusante” e all’ambiente che non gli crede, con una grave conseguenza, cioè il restare legato ad esperienze dolorose e di vuoto e sperimentare la frammentazione dell’identità.
Questo “assassinio di anima” può diventare terreno fertile per future condotte folli, che possono essere autodistruttive o etero distruttive.
Cio’ significa che colui che ha subito un trauma, se non intraprende un percorso analitico, potrebbe ripercorrere lo stesso trauma, questa volta da autore.
alessia potere
ContinuaMovie: FREUD E LE PASSIONI SEGRETE
Il Film su Freud
Vedi Qui il FILM:
“FREUD E LE PASSIONI SEGRETE” è un film biografico, in bianco e nero, su Freud, del regista John Huston, considerato uno dei massimi maestri del cinema hollywoodiano degli anni ’60, della durata di 1:40 min realizzato nel 1962.
Lo conosco da oltre 20 anni e rappresenta l’ unica produzione cinematografica finora mai realizzata sul padre della psicanalisi.
Il film ripercorre un excursus scientifico da Charcot, attraverso Breuer, Freud sperimenta l’uso dell’ipnosi fino agli esordi del suo pensiero psicoanalitico, sperimentando il suo metodo innovativo, tralasciando l’ ipnosi.
A mio avviso una pessima regia, ma eccellente per il suo genere, considerato che nessuno è mai stato in grado di realizzare un’ opera filmica di una tale portata su questo scienziato.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Bari : Le persone che stanno bene ci fanno stare bene, Le persone che stanno male ci fanno star male
Tutta colpa del seno buono e del seno cattivo secondo Melania Klein
Le persone che stanno bene ci fanno stare bene,Le persone che stanno male ci fanno star male.
Tutta colpa del seno buono e del seno cattivo secondo Melania Klein
L’ origine del nostro disagio risiede nel malessere che l’ altro inconsapevolmente vive di suo a prescindere da noi.
La prima figura modello induttrice di malessere, verrebbe rappresentato dalla madre, con le sue originarie frustrazioni di base, acquisite dalla madre, e lei a sua volte dalla madre della madre, interminabilmente attraverso generazioni matriarcali, consolidando da li a noi quel filo di frustrazione.
I termini delle nostre frustrazioni , trarrebbero origine, secondo Melania Klein, dai nostri primi giorni di vita, dalla sottrazione o meno del soddisfacimento alimentare, attraverso la sottrazione del seno materno appagatore della pulsione erogeno alimentare.
Tale sottrazione, il bambino la inquadrerebbe come percezione della presenza di un seno cattivo, frustrante rispetto ad un seno buono appagante.
L’ origine delle frustrazioni risiederebbe nel seno sottratto o svuotato che nella percezione del bambino lo renderebbe cattivo e pertanto verrebbe dallo stesso rifiutato a prescindere.
Da qui l’ imprinting e l’ origine della formazione della Aggressività.
Da questo meccanismo risulterebbe una condizione schizo patanoidea, impregnata di meccanismi di attrazione repulsione verso le relazioni affettive postume.
In esse noi cercheremmo quel “seno buono” per lenire la frustrazione relativa alla “fame” affettiva , imbattendoci in un seno definito “cattivo” per un vuoto di affetto o di appagamenti non ricevuti.
La dimensione schizo-paranoidea spiegherebbe la dimensione attrattiva repulsiva verso le relazioni insoddisfacenti ed inaappaganti che vengono cercate e contemporaneamente ripudiate.
Frustrazione e dimensione schizo-paranoidea sarebbero alla base della contemporanea ambivalenza attrattiva e riparativa e repulsiva provata ciclicamente verso una relazione.
Il malessere nasce da queste reazioni ambivalenti inadeguate nelle relazioni future.
giorgio burdi
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