Settimanale Psicologo Roma : IL QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene
QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
Facciamo in modo di realizzare e di lasciare traccia e memoria del presente, sempre, non c’è nient’altro di così gestibile, modificabile, determinante e reale come il nostro presente.
Il passato è già determinato, immodificabile, subìto, determinante il presente prossimo. Un qui ed ora vissuto da presenti, determina un pensiero sereno sul passato. Il qui ed ora è l’ antidoto al rancore, al chi me lo ha fatto fare, al perché l’ho detto o perché non l’ho fatto. Allora eravamo assenti, o il nostro numero due predominante. Un qui ed ora non vissuto, determina pentimento, rimorso o nostalgia.
Tutto ciò che non è presente, è solo pensiero, interpretazione, proiezione, rimuginazione, ricordo, irrealtà, iperspazio, fade, fotografia fugace, tutto ciò che è andato, fumè.
Un istante prima che diviene già ricordo, a volte viviamo per archiviare non per vivere, facciamo molte più fotografie più di quanto vivere ed assaporare la diretta, viviamo in differita, sempre tutto dopo anche quando il dopo è adesso, viviamo spesso nella scia di un qualcosa che sta sfumando ma che è ancora presente, quasi per volerlo già dimenticare ed archiviarlo nel ricordo.
Se è stato denso quell’ intenso presente, lascia traccia solo se si è immersi nel suo senso.Abbiamo una speranza per stare bene, vivere con maggior consapevolezza il presente, perché tutto verrà allocato nel passato. Ma un buon ricordo necessita che ci sia l’obbligo di vivere uno straordinario ordinario ed eccellente presente.
Una rincorsa materialistica, per l’accumulo futuro, fa godere il presente ? il potere di adesso consiste nel fermarsi, fermarsi,f e r m a r s i per far caso e godere delle emozioni presenti, di una amicizia, degli affetti, che hanno il valore inestimabile perché non si possono comprare da nessuna parte, hanno lo stesso valore del nostro tempo, che non lo puoi acquistare da nessuna parte dell’universo .
Gli altri che incontriamo in ogni istante sono il presente, perché gli altri ci riportano alla realtà, per contro, esistono i pensieri, ovvero, i nostri ricordi, essi rappresentano la negazione di noi alla vita e la negazione degli altri.
Ció che ora abbiamo, è il senso di tutto, è l’ indispensabile, l’ unica cosa più importante ed assoluta, perché è tangibile , materia e anima stanno insieme, viverlo con densità ed intensità di forma lascia la traccia e la mappa dei piacere dei ricordi gradevoli.
Tutto diventa inesorabilmente passato, è rapido il passaggio, il tempo scorre rapidamente dal presente al passato come se spalassimo neve, abbiamo una sensazione di nevosi ed irrequietezza frenetica, ma ciò accade, solo perché il tempo lo contiamo, abbiamo una nevrosi del tempo che passa, ma in realtà esiste una sola dimensione e non c’è ne sono altre, non ci sono compromessi , è la sola entità tridimensionale, quella del qui ed ora, e non ce ne sono altre.
Siamo proiettati continuamente a fare click, foto per ripercorrere la mania del ricordo, più di quanto siamo immersi nel presente, perché in quel presente il più delle volte non ci siamo. Abbiamo bisogno di incantarci di più su di una foto, che sulla diretta emozione dell’ evento, tanto da dirci a volte, ma io c’ ero ? e dove ero ? ero a fotografare, raccoglievo ricordi senza ricordare se c’ero.
Questo è un meccanismo tale da formare personalità rmuginative, che sviluppano sensazioni di derealizzazione e paranoidee.
Le personalità a basso contenuto di nevrosi, sono quelle che interagiscono con la diretta, quelle ad alto rischio di nevrosi, interagiscono prevalentemente col passato e col futuro.
Vincolati al passato, realizziamo la palestra dei ricordi, la palestra dei doveri e dei rancori, sviluppiamo la competenza alla chiusura, all’ isolamento, perché il presente non si interferisca con chi si isola. Abbiamo la tendenza a fare questo, per via degli allenamenti continui in questa palestra .
Per questo amiamo la solitudine, riaggpmitolati nei vissuti, frenati nelle catene neuronali, in spazi inter sinaptici dove si è bloccata e scatenata la biologia del dolore o del piacere.
Vivere il passato è gettare nel cesso la propria vita.
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA CONSULENZA PER LE PATOLOGIE PSICOLOGICHE
Avvocato Pepe e l’ esercizio abusivo della professione di psicologo
LA CONSULENZA PER LE PATOLOGIE PSICOLOGICHE È RISERVATA AI PROFESSIONISTI ABILITATI: ALTRIMENTI SI INCORRE NEL REATO DI ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE
La Cassazione, con una recente sentenza , affronta il tema delicato dell’esercizio abusivo della professione nell’ambito delle patologie di natura psicologica.
Secondo la Corte infatti anche una semplice consulenza deve essere fatta soltanto da uno psicologo iscritto all’albo.
L’utilizzo di altre definizioni, simili a quelle di psicologo, non solo non ha valore legale bensì fa scattare il reato di esercizio abusivo della professione.
Nel caso in esame della Corte, il soggetto era stato condannato perché si era qualificato con la definizione di “psicosomatista di impresa” sul proprio sito internet.
Tutte le patologie di natura psicologica sono riservate agli psicologi in quanto sono molto rigidi i paletti posti dalla legge relativa all’esercizio della professione: è sempre necessario essere laureati e specializzati in psicoterapia nonché regolarmente iscritti al relativo albo.
Quindi la Cassazione ha confermato la condanna, per il reato di cui all’art. 348 cod. pen., per aver esercitato abusivamente una professione intimamente connessa con quella di psicologo, nonostante la ricorrente abbia sostenuto di aver esercitato, l’esercizio della distinta attività di counseling psicologico, sottratta all’inquadramento in un Ordine.
STUDIO LEGALE
Avv. Giuseppe PEPE
Via Montenegro n. 2 – 70121 BARI –
tel.: 080.5045514 – 080.5045518
Cell.: 347.9317032
fax: 080.5046598
C.F.: PPEGPP55D17A662Q
P.IVA: 02454640729
e-mail: avvpepe@studioavvpepe.it
Pec: giuseppe.pepe@pec.giuffre.it
Website: www.avvocatopepe.it
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : L’ ERETTOMETRO
Disfunzione erettile, è in circolazione ciò che cambierà la vostra relazione
L’ ERETTOMETRO
Disfunzione erettile ? È in circolazione ciò che cambierà la vostra relazione.
Uomini, è arrivato l’erettometro ! No, non fatevi ingannare dal nome, non troverete un prodotto elettronico o un sofisticato marchingegno per le nostre automobili in vendita su Amazon, Alibaba o altri siti di e-commerce.
L’erettometro non si vende né si compra, con l’erettometro si fa l’amore. Sì, avete capito bene: con l’erettometro si fa l’amore! No, non è un gioco erotico, né una bambola gonfiabile, ma una persona in carne ed ossa.
Quanti di voi pensavano di avere una fidanzata o una moglie da toccare, baciare e possedere e alla fine si sono ritrovati fra le lenzuola un erettometro? Se è successo anche a voi, beh, sappiate che non siete soli.
Ma come si comporta la donna-erettometro? La sua sensibilità acuta la porta ad analizzare con acribia scientifica ogni vostra reazione psico-motoria durante il rapporto sessuale.
L’erettometro adopera tutti i 5 sensi per riempire il proprio database: osserva i movimenti del partner, la sua capacità di interazione, come reagisce la sua pelle, quanto grida e quanto tace, e, cosa fondamentale, grazie a delle sonde nervose installate nelle mani e dentro la vagina e attraverso sofisticati sistemi comparativi e assonometrici, vaglia la consistenza della erezione penica, secondo una scala numerica (rinominata ironicamente sul web “scala Mercazzi”) che va da 1 a 5.
5 è il valore massimo: piena erezione, virile, debordante, appagante per i due partner, elemento imprescindibile per un coito che voglia dirsi perfetto, lo zenit dell’innalzamento penico.
4: livello standard, la maggior parte dei rapporti si svolgono a questo livello.
3: qualcosa non va, il rapporto viene portato a termine, ma le sonde nervose rilevano il problema che viene segnalato al partner, dopo l’orgasmo, dal vivo o tramite sms, ne consegue una critica comparata alla ricerca delle cause di questo inatteso indebolimento della consistenza penica.
2: panico generalizzato, l’erezione si perde in itinere, durante la fase preliminare dell’amplesso o nel mentre della penetrazione. L’erettometro percepisce e molto spesso non gradisce, il che implica una serie di reazioni più o meno scomposte (riportiamo di seguito le statistiche degli argomenti più adoperati in questo tipo di discussioni: 67% non ti piaccio più/ti sei già stancato di me?; 59% non sono abbastanza brava; 30% hai un’altra?; 12 % ti piacciono davvero le donne o sei gay?)
1 livello Caporetto (il giuoco allusivo è sadicamente voluto): non solo l’erezione non si verifica, ma stando alla testimonianza di alcuni uomini il pene parrebbe addirittura rimpicciolirsi! L’erettometro va in tilt.
Esistono svariati tipi di erettometro, tarati in modi differenti. Alcuni su richiesta possono fornire anche la media ‘stagionale’ del livello di innalzamento penico comparando i dati di ogni rapporto e i più sofisticati anche la ‘media per prestazione’, valutando l’oscillazione del valore numerico per tutta la durata del singolo rapporto. Si sa, la tecnologia fa passi da gigante.
Ora, alla fine del nostro discorso, è bene però fermarsi e porsi delle domande. Dov’è finito l’amore in tutto questo, la chimica, i profumi, gli odori forti, il rumore della pelle, le urla soffocate e poi liberate, il tremore del corpo, il sudore, la liberazione, l’appagamento, la pace?
L’erettometro analizza ciò che qualunque donna e uomo notano, dando a quelli che magari sono solo dei dettagli, il peso di macigni. Soffermarsi su questi dettagli avvia un meccanismo dal quale non è facilissimo slegarsi, trasformando ogni occasione intima in una frustrante e inappagante sessione d’esame, dove da un lato c’è un alunno in ansia e dall’altro un’ insegnante pronta a giudicare ogni passo falso, rendendo scontenti e insoddisfatti il primo, così come la seconda. Nella vita, gli esami non finiscono mai, ma forse sarebbe bene tenerli fuori dalle coperte.
La disfunzione erettile è un fenomeno di natura ansiogena ed è ben noto che chi non si sente preparato prima di un esame rischia di fallire proprio a causa dell’ansia. Il nostro corpo è una macchina quasi perfetta, ma noi non siamo delle macchine, siamo esseri umani: quello che ci circonda ci condiziona, sempre. Ricordiamocelo ogni tanto.
ContinuaNCS – LABORATORIO DI NEUROSCIENZE
Ti leggo in volto
Lo Studio BURDI
In collaborazione con il
” LABORATORIO DI NEUROSCIENZE”
____________
Ti leggo in volto
Cosa stiamo comunicando quando arricciamo il naso? Perché si sgranano gli occhi? Cosa significa aggrottare le sopracciglia? Attraverso il volto esprimiamo le nostre emozioni, ma non sempre è così facile decodificarle.
“Te lo leggo in faccia”, è un detto popolare. Capire invece con certezza gli intenti, i desideri e le motivazioni delle persone è una capacità meno comune che può però essere allenata grazie a NeuroComScience.
Il laboratorio è il punto di riferimento in Italia sulle tecniche di analisi scientifica del comportamento non verbale.
E non si tratta di fantascienza. Nel corso degli anni sono stati sviluppati da parte di numerosi studiosi diversi metodi e teorie sulla decodifica delle espressioni facciali e del linguaggio del corpo.
Strumenti innovativi e utilissimi in determinate professioni e anche nella normale vita di relazione. Una marcia in più che ancora pochi conoscono e che può fare la differenza in moltissimi campi, dalla selezione del personale al coaching, dalla psicologia alla vendita, dalla criminologia al marketing. E si integra molto bene con le tecniche della pnl.
Nell’ambito della selezione del personale, l’applicazione della tecnica di decodifica durante il colloquio migliora la precisione del profiling del candidato. Prezioso il contributo nel settore investigativo dove la tempestività è essenziale e permette di indirizzare le indagini verso un più rapido reperimento delle prove.
Una metodologia testata, che dà immediati vantaggi competitivi e consente un risparmio di tempo e di risorse.Una utile conoscenza per migliorare tutti i rapporti interpersonali, da quello tra moglie e marito al manager che gestisce azienda e personale: riuscire a controllare anche il proprio comportamento non verbale aumenta la comunicazione persuasiva e il consenso tra i propri collaboratori.
Il link del laboratorio NeuroComScience
ContinuaVEROAMORE
VEROAMORE
Non esiste il sesso, ma la Persona
Dedicato a chi Ama
e a chi non ancora,
il corpo esegue il desiderio e l’ emozione dell’ anima
È l’amore emozione a far battere il cuore e a dare il ritmo alla pulsione sessuale
È il desiderio specifico, verso chi ti dilata le prospettive, a lanciare i battiti, ad espandere e costringere il cuore, e attraverso i vasi, a lasciare defluire la passione, che cavalca l’onda della porpora del sangue, che trascina, in un impeto frenetico, a sfiorare l’ irraggiungibile, il sogno, l’ intoccabile , che timido osa sfiorare, baciare delicatamente come un’ icona in una interminabile passione, che si fa fisica eccitazione.
L’ emozione è già reazione, con essa è una sola cosa indivisibile. Come può funzionare il sesso senza emozioni, senza l’ azione del moto neurone emozionale ?
È l’ emozione, nella sua passione, che ti espande in ogni dove, in ogni come, in ogni quando, ti fa star bene dappertutto, anche li dove non vorresti stare. Con l’ emozione una presenza che si fa assenza poi diventa tutta da contemplaste nella memoria del cuore che continua a battere e a desiderare anche una parola o una semplice carezza.
Il ricordo di un bacio, di una delicato sfioramento, anela a far sì che si faccia presenza, diventi pelle , intimità celeste che fa toccare il cielo, trascendere, in sensazioni insaziabile ed interminabili. Le sensazioni sessuali sono la magia dell’ anima, un meraviglioso paradiso di Eros e pelle, reversibili dalla pelle alle emozioni.
Il desiderio e l’ emozione desiderano toccare, valicare il confine delle identità anche quando poco prima il contatto era inibito, affettivo, si desidera baciare, sfiorare ogni centimetro dell’ altra entità, permearla di se, percorrerla come fosse un continente inesplorato, assaggiarla come una pietanza deliziosa, contemplarla in preghiera, meditarla con devozione, gustarla come fosse il sapore della vita.
Ma che cos’è quell’emozione che ci guida e ci travolge e ci sconvolge così tanto, come l’amore?
Amore è l’alchimia tra due anime che si incrociano e si illuminano al loro passaggio, si tengono attraverso un filo d’oro esteso dal passato, è una scia di luce calamitosa. L’ amore è afferrarsi, prendersi e sentirsi al volo, è guardarsi dentro attraverso uno sguardo profondo, per quanto possa essere sfuggente.
L’ Amore è la naturalezza di fissaesi, senza il coraggio di abbassare lo sguardo , incrociarsi a due centimetri dagli iridi, senza distoglierli mai; l’ amore non ha imbarazzo, la vergogna non ha casa, ne sensi di colpa, ma è quella chimica che trova la colpa nel sentirsi profondi.
Amore è condividere il dolce preferito con un solo cucchiaino, bere dallo stesso calice un negroamaro, inebriarsi labbra a labbra, come le labbra di una sola persona.
Amore è giocare, ridere, fare bolle di saliva, adorare e trovarci te nel sapore di rugiada, fare bolle di sapone come i bimbi e rincorrerle sul prato; amore è immergersi nell’ altro in profondità con semplicità, come fare uno spaghetto col fresco basilico e pomodoro, è confidarsi timidi, seduti su uno scoglio in riva al mare.
Amore è sorridere, scherzare, ridere di se, anche mentre si litiga e di fa l’amore, è divertirsi, scoprire, piangere, sperimentare, creare, meravigliarsi, mangiare, viaggiare, progettare, è star dentro al dolore dell’ altro, nella no confort zone, perché è la sua zona intima, il suo abisso oscuro e misterioso. Chi fa dono di un dolore, fa dono della propria anima; il dolore è la cordata verso la profondità, e mentre scendi, entri e affondi nel cuore, come la penetrazione che sfiora ed accarezza l’ anima da dentro.
Amore è quel bacio interminabile dal sapore di se, tale che non si desidera nessun altro se, dove ogni pausa diventa un rilancio per riprendere il sapore insaziabile per poi fare ricominciare, travolti, come in una rosa dei venti che diventa tornado in un orgasmo.
Sperimentiamo tre dimensioni dell’ emozione: 1. quella eterea sensazionale, mentale, la passione travolgente, il chiodo fisso e il centrone per l’ altro, 2. quella fisica, legata alla materia, alla pelle, al tatto, alla carezza o all’ afferrare, alle sensazioni, ed infine, 3. la meravigliosa emozione liquida, quella poi della fusione dei fluidi, del bagnarsi che è la massima espressione dell’ esplosione erotica in uno strettissimo coordinamento inscindibile psico-motorio, l’ emozione che scorre.
Le sensazioni, lo sfioramento, la presa si materializzano in un corpo che si bagna, due ruscelli d’ anima verso un solo affluente, sgorgano travolgenti in un fluire unico, leggero e puro di linfa di vitalità.
Che differenza c’è tra sesso e amore, se poi il cuore batte, per una stella che diventa poesia, per desiderio che è solo emozione che si bagna di rugiada.
Chi è preso dall’ anima, penetra la pelle, pelleanima, sono avvinghiate luna all’ altra, anzi’ l’ anima è pelle e la pelle è anima, violare la pelle è violare il resto e viceversa, per il resto è il tutto.
Il desiderio di penetrare è compenetrarsi, permette di entrare in una dimensione parallela senza tempo, fatta di infiniti attimi microscopici di felicità privi di spazio, ma tutto in uno, tra due distinti.
Non c’è nulla come l’emozione empatica che rende i due, uno; due microcosmi infiniti di geometrie complesse di fisica cellulare, che esprimono un’ anima metafisica, una ricongiunzione in un metspazio.
La pelle si penetra con la chiave dell’anima, accedi se esiste una combinazione magica comune. Esistono una persona per una sola persona, come esiste un cilindro per una sola chiave che apre la combinazione di due tesori.
Il solo sesso, profana, calcola, apprezza, quantifica, qualifica, ma il solo taglio della carne, è una sagoma, un manichino, una bambola di gomma, l’ amore è la sintesi tra sacralità e profano con la stessa persona. Il solo sesso, depriva di una profonda attenzione all’altro , è un vuoto a perdere, lascia un vortice incolmabile da differenziata.
Non esiste il sesso, se c’è , è sempre amore, anche quando non lo si vuole riconoscere o sapere è sempre emozione, è sempre testa che percepisce il desiderio. Chi non lo riconosce è solo timoroso di potersi legare.
Questo è il karma, è l’ olimpo, è la sostanza e quando la raggiungi, noti le differenze e di cosa parliamo e la qualità della vita è solo su queste consapevolezze di quanto ci faccia star bene l’ amore sesso; bisogna fare un tortuoso e errante lungo tragitto, e una volta scoperto, quando raramente ti capita, fai fatica a mollarlo a squalificarlo, a non pensarci perché non ti molla più, nemmeno il ricordo, resta dentro indelebile.
Questa è la dinamica della relazione amorosa, e la felicità personale è solo legata ad una questione di unità tra emozioni e sesso e al rispetto delle diversità individuali.
Questo non è un trattato, non sono solo riflessioni, non è una poesia o ciò che penso, ma solo una rielaborazione del rispetto nell’ amore umano, ed è la linea professionalmente utilizzata per la cura delle relazioni intime. Dedicato a chi Ama e a chi non ancora.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Bari : L’ ALCHIMIA
la sottile sintonia che rende la coppia complice
L’entrare in contatto con un altro essere umano è uno dei meccanismi più complessi, insondabili, misteriosi nel quale ci troviamo coinvolti tutti i giorni, senza nemmeno farci troppo caso.
Ogni persona è un universo a se stante, fatto del suo vissuto, dei sui sogni, dei suoi demoni, dei suoi equilibri interiori ed esteriori, così fragili a volte, così mutevoli.
E se è difficile, piuttosto difficile spesso, arrivare ad individuare i confini del proprio universo interiore, ad avere piena contezza di noi stessi, figuriamoci provare a penetrare lo spazio interiore di qualcun altro.
Nel caso poi dell’incontro fra un uomo e una donna, il mistero s’infittisce ancor di più, entrano in gioco componenti ulteriori di carattere emotivo, fisico.
A volte si vengono a creare delle dinamiche indipendenti dalla nostra volontà, che seguono delle vie misteriose cui non siamo in grado di trovare una spiegazione di tipo logico razionale.
Scatta la chimica, che produce un coinvolgimento emotivo, un’empatia fra due persone, che va poi a sfociare in un bisogno di contatto di tipo fisico, nell’esigenza di dare una veste concreta, materiale alla vicinanza con quella persona, libero sfogo a tutti i nostri sensi.
La mente ci può illudere, fuorviare, il corpo no, non inganna mai.
Stefano
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : Lettera di Valerio ai genitori: SONO GAY
Che fatica essere ciò che si è, gay
Lettera di Valerio ai genitori: SONO GAYChe fatica essere ciò che si è .
Scrivere questa lettera é una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Spesso pensavo a cosa avrei dovuto scrivere, se avessi dovuto essere breve e conciso o fare un piccolo preludio. Ho deciso poi che avrei scritto non appena mi sarebbe venuta l’ispirazione e avrei messo su carta tutto quello che pensavo. Bene, eccola, é arrivata. Sento il bisogno di confessare perché per troppi anni ho mentito.
Volevo dirti una cosa mia cara Mamma. Mi dispiace dirti che ho scoperto di essere gay. Non ti sei mai chiesta perché con ogni ragazza non funzionava’ Perché, a differenza di tutti i ragazzi, non cercavo spasmodicamente una ragazza’ In ognuna di loro trovavo un sacco di problemi, ma l’unico ad avere un problema ero io. Mi dispiace tantissimo Mamma. Non avrei mai voluto che andasse a finire cosi’. Io non so quanto possa essere grande il dispiacere che ora proverai e che provera’ Papa’ quando lo sapra’. Non avrete mai una nuora e non avrete mai dei nipotini, seme del mio seme.
Io non volevo! Purtroppo pero’ non é una cosa che ho potuto decidere. Sono immensamente dispiaciuto! Vi meritavate un figlio diverso da me, che vi dava tutte le soddisfazioni possibili. Mi sono sempre chiesto perché proprio a voi due, genitori meravigliosi, vi sono capitato io… Non potevo avere due genitori pazzi’ Mi sarei sentito meno in colpa di essere gay! La vita é cosi’ ingiusta, io non so perché sia cosi’ stronza!
Siete meravigliosi, sia a me che a mia sorella cercate di darci sempre tutto anche quando non é proprio possibile; volete il massimo per noi e ci amate più della vostra stessa vita. E io come vi ripago’ Sono gay. E’ per questo che chiedervi dei soldi per comprarmi qualcosa che volevo, era per me molto difficile, gia’ mi sentivo in deficit con voi. Una cosa orribile che spesso pensavo era: “ Quanto mi dispiace per i miei genitori che spendono soldi in cibo, vestiti, sport e quant’altro per un figlio che é frocio e di cui, quindi, non potranno mai dire di essere fieri.
Le rinunce che hanno fatto per me…Mi sento cosi’ in colpa..” Per molti anni ho vissuto nella vergogna di me e ho tenuto nascosto questo dubbio esistenziale. Non capivo cos’ero, non sapevo se fossi gay o meno e all’inizio pregavo Dio di non esserlo, non volevo assolutamente esserlo. Col passare del tempo pero’ il dubbio rimaneva li’ e si faceva sempre più pesante, più presente, più soffocante. Leggevo spesso questa frase : “ la condizione più straziante per l’animo umano non é il dolore; é il dubbio”. Da piccolo non capivo e dicevo : “Ma proprio no! Preferisco non sapere e continuare a sperare piuttosto che scoprire di essere gay!”. Poi ho capito quanto quella frase fosse vera.
Lo capivo giorno dopo giorno, quando quel dubbio mi logorava l’anima. Ho capito che l’unica cosa importante era capire chi fossi, ma in quel momento ero confuso e a chi potevo dirlo’ Con chi potevo condividere quel dubbio amletico’ … E cosi’ ho vissuto tutto questo tempo facendomi passare la vita davanti perché ogni occasione la lasciavo andare. Ogni cosa che mi capitava non la ritenevo importante, pensavo “dovrebbe essere una cosa carina da fare” ma poi non mi prendeva nulla veramente.
Tante occasioni perse che non ritorneranno, ho lasciato tante cose a meta’ da non riuscire a tenere il conto. L’unica vera passione era la danza; lei mi portava via da tutto, in una sorta di limbo dove le emozioni cessavano. Tutte le altre cose erano da contorno. Il punto pero’ é che ero bloccato da questa mia battaglia interiore. La mia testa era completamente rivolta alla mia situazione esistenziale. L’unica cosa importante di cui occuparmi con tutto me stesso era la ricerca di me, dovevo capire cosa ero. Poi é successo.
Ho conosciuto per caso un ragazzo gay e ho dato il mio primo bacio ad un uomo. Mi é piaciuto molto di più rispetto al bacio con una ragazza. Ho dovuto aspettare tantissimo e ho penato per molti anni prima che succedesse questo e prima, quindi, di capire. Sono gay. Sono arrivato ad una consapevolezza di me anche se purtroppo non é la migliore. Avrei voluto una famiglia con dei figli perché tu sai, cara Mamma, quanto io ami i bambini.
Sinceramente non so se sia per colpa di cio’ che mi é successo all’eta’ di 8 anni, pero’ credo che cio’ mi abbia destabilizzato molto. Come ben sai, mio cugino di 15 anni mi ha fatto baciare il suo pene e una cosa del genere in una cosi’ tenera eta’ puo’ farti cambiare rotta. Non do la colpa a nessuno del fatto di essere gay, pero’ credo che questa vicenda abbia, in parte, influenzato il mio orientamento sessuale.
Comunque, anche se la mia omosessualita’ é causa della faccenda con Yattaman, io a lui non lo odio; preferisco augurare il bene a me piuttosto che il male a lui, perché creare é sempre meglio di distruggere, giusto Mamma’ Ora che sai la verita’ sicuramente capirai il perché dei miei silenzi. Un po’ parlo poco per carattere, un po’ perché mi stavo abituando alla solitudine. Avevo cosi’ tanto da raccontare ma cosi’ poco coraggio per farlo. Se avessi vuotato il sacco avrei dovuto raccontare di come ho vissuto finora, nella menzogna di me. Ricordo che anche ogni giornata passata in grande gioia per me non era mai gioia veramente fino in fondo.
Avevo sempre con me questo ‘mostro’. Lo odiavo, piangevo e pregavo Dio che se ne andasse fuori dalla mia vita. Poi vedevo che invece rimaneva li’ e cosi’ ho imparato a conviverci; sdrammatizzavo e mi prendevo in giro da solo sull’ipotesi di essere gay, ma il dolore che provavo mi segnava ogni giorno di più. Spesso questo dolore portava fuori qualche lacrima che mi solcava il viso. Credo che le mie lacrime abbiano segnato come dei canali sul mio viso, lo hanno consumato fino a formare i letti di un fiume. Da una parte questo dolore mi ha fatto maturare tanto e reso più riflessivo, dall’altra mi ha fatto provare sensazioni che non augurerei mai a nessuno. Parecchie volte ho pensato di urlare al mondo intero le mie emozioni, ma la paura delle reazioni delle persone mi ha fatto resistere fino ad ora.
Ancora adesso ho paura, ma non riesco più a sopportare tutto questo e quindi il coraggio é arrivato per necessita’. Riuscire a tenere tutto segreto non é facile, per questo ho iniziato a scrivere. Scrivevo per esternare in una qualche maniera quello che provavo: rabbia, frustrazione, rassegnazione alla sofferenza, paura, dubbi e desideri. Il desiderio che un giorno tutto il dolore sparisse. Il desiderio che almeno per un giorno il primo pensiero appena sveglio non fosse quello di dover fare chiarezza dentro me. Il desiderio di guarire. Il desiderio di sentirmi finalmente libero di essere. Il desiderio di capire finalmente chi fossi e valorizzare al massimo quella persona. Adesso voglio poter essere libero di esprimermi e voglio poter trovare un po’ di serenita’ che ne ho davvero bisogno. Voglio avere un futuro migliore del passato, dove poter sostituire il male con il bene, il nero con il sole, il turbolento con il roseo.
Ricordo, Mamma, che mi dicevi di concentrarmi sullo studio e sulle cose importanti e di non pensare alle cavolate…magari pensassi alle cavolate come tutti i ragazzi della mia eta’! Tutte le altre cose erano problemi minori in confronto a quelli con cui ogni giorno facevo i conti. Ridevo, scherzavo, stavo con gli amici, uscivo, studiavo, facevo tutto quello che andava fatto secondo le regole di vita di un ragazzo della mia eta’. Facevo tutto quello che dovevo fare e non quello che volevo fare perché ero completamente assorbito da altro: continuavo ogni giorno a combattere con il mio segreto.
Sopportavo il peso del mio dolore e oramai avevo all’incirca imparato a conviverci, anche se portare avanti la vita del finto etero felice e sorridente e quella del dubbio, dell’incertezza e della ricerca di se stessi non era più affatto una cosa sostenibile. Non erano più sostenibili neanche le domande indagatrici dei parenti e degli amici, del tipo : “Dove l’hai lasciata la ragazzetta’!” …. Quanto avrei voluto rispondere : “Non ce l’ho perché sono frocio!”. Ecco perché mi innervosivo quando si parlava di ragazze e rimanevo sempre vago. Rispondevo in modo acido alle vostre domande, sia perché soffrivo ad ogni vostra domanda, sia perché non mi andava di raccontarvi ancora cazzate. Con questa confessione Mamma, ora capirai perché quando Alasi aveva un blocco con l’universita’ io non la capivo. Come poteva farsi bloccare da dei professori stronzi e star male, quindi, per qualcosa di esterno’ Il suo dolore non era neanche un dito del mio. Fregatene!
Tu sai quanto vali, studia e fagli vedere chi sei! Vedevo il rimedio al suo problema cosi semplice… Il rimedio al mio invecé Cosa avrei dovuto fare in tutti questi anni’ Con questo peso sulle spalle portavo avanti l’universita’, il lavoro e tutto il resto. Se qualcuno al di fuori ti offende, puoi affrontarlo e non vederlo mai più, ma quando la persona con cui litighi sei tu stesso, come si fa’ Non puoi mandarti a fanculo, non puoi allontanarti da te; una cosa é fare i conti con gli altri, un’altra é farli con se stessi. Non hai mai un attimo di tregua, non hai un momento per staccare la spina, sei sempre vigile su come debellare l’altra errata meta’ di te. E’ una delle battaglie più difficili e purtroppo per me io ho iniziato fin da piccolo, fin dalla vicenda con Yattaman.
Poi pero’ ho capito che ogni dolore va rispettato e non puo’ essere giudicato. Anche se il dolore di Alasi, proiettato su di me, lo vedevo come un piccolo dolore, cio’ non significa che lo sia in assoluto, perché non c’é una scala per misurare il dolore, cosi’ come non c’é un’unita’ di misura per la forza. Si é forti rispetto a chi, a cosa’ Ogni cosa va rapportata alla singola persona e alla singola situazione, non c’é un giudizio univoco. Ho capito che il dolore di ognuno va rispettato e compreso. Cara Mamma, chissa’ se ora starai con le lacrime agli occhi. Io si’, anche perché mi vengono in mente molte cose.
Ad esempio, ricordo che ogni volta quando mi abbracciavi, mi scioglievo e ti confessavo ogni cosa. Ora mi sono fortificato, ma questa nuova ‘forza’ mi spaventa perché riesco a tenere la maschera e a reprimere i miei sentimenti anche quando mi stritoli tra le tue braccia. Sono diventato cosi’ abile a mascherare me stesso che perfino le persone a me più care, come voi, hanno creduto per molto tempo che io fossi un altro.
Questa cosa non mi piace, non voglio diventare di pietra, non voglio riuscire a nascondere tutto a tutti. Eri l’unica che riusciva a cacciarmi fuori fino all’ultima parola laddove altri, invece, non riuscivano a tirare fuori neanche un ragno dal buco. Non voglio riuscire a celare la mia anima anche a te. L’omerta’ e la sofferenza mi hanno modellato, reso più forte e introspettivo, ma voglio anche io poter calare l’armatura e poter piangere sulla spalla di qualcuno; ho bisogno di aiuto e spero che la mia famiglia possa darmi il giusto supporto. Non so se quando leggerai questa lettera, piangerai per la delusione che provi nei miei confronti oppure piangerai perché mentre io soffrivo tu eri all’oscuro di tutto e non hai potuto aiutarmi. In entrambi i casi io vi amero’ sempre con tutto il mio cuore.Vostro per sempre, Derik.
E’ passato più di un anno da quando scrissi questa lettera. Da allora la mia vita é stata per davvero più leggera e più piena di me stesso. Non faccio più cose che non mi appartengono, esprimo me stesso ogni giorno di più, con l’intensita’ che purtroppo non ha caratterizzato quegli anni bui, ma che avrebbe dovuto esserci. Essere se stessi fa bene e il solo esserlo liberamente ti da un gran benessere. La mia famiglia mi ama più di prima e mi supporta, e cio’ mi da una gran forza. Ho acquistato sicurezza, vivo la mia vita da gay ed essendo innamorato dell’amore, cerco, finalmente liberamente, la mia meta’. Ho amici che sanno di me, altri no. Esco con amici gay e con amici etero ed anche se non sono dichiarato con tutti, riesco ad essere più tranquillo, riesco a non avere più restrizioni su cose da dire o come dirle. Le ansie e le paure scemano sempre più e la parola pace sembra riecheggiare piano nella mia vita. La strada é ancora lunga e ci sono ancora tante cose da affrontare, ma ora sono più rilassato e il fatto di poter condividere questo ‘segreto’ con altre persone ne ha alleggerito il carico. Prima mi mancavano molte cose, ora finalmente, ho iniziato a vivere!
Grazie Valerio
Valerio concede la sua mail a chi si trova nella sua stessa condizione e volesse scrivergli
INNO ALLA PUGLIA
INNO ALLA PUGLIA
La Puglia Terapia
Lasciarsi amare dai suoi sapori
Casolari, strade ombrose soleggiate, tra i pini adriatici profumati,aromatici morbidi aghi, sul ciglio dei muri di pietra, sotto i cieli tersi,fanno festa le cicale al tuo passaggio,cantano il tuo tragitto,il tuo passo diviene una danza,per tutto la strada è una festa.
Respiri serenità,solo passeggiando per le terre di Puglia,sospira la tua anima se sai confondertialle sue meraviglie.
Fumo del tabacco una foglia,mi porta dentro la natura, mi sento grano, fiori di campo, vite, corteccia d’ ulivo e frutta,mentre il profumo del fumo delle stoppie arse, mi inebria come un incenso, in questa natura cattedrale, che mi dilata d’immenso.
La gente cordiale, vicina,solare, splende, se le stringi la mano, sai già il lavoro e se le parli col cuore, ti offre anche l’ altra.
Dire cozzalo è poco nobile, solo perché prima della famiglia,orgoglioso, viene la sua terra, lavoratore tenace, non disprezza se gli dici contadino,perché non c’è festa, ne domenica che tenga, non c’è niente da fare,torna tardi sul trattore, come un cardiopatico, Il suo cuore è sempre simbiotico con le sue zolle.
Stratega del magico potare, del troncare i pesi, per alleggerire e dare slancio ai frutti.
Vive per essi, con i piedi tra la terra arsa o sudici di pioggia,sotto il freddo penetrante o il torrido caldo, convinto, con sacrificio e pazienza assiste, come una ostetrica, alla nascita delle sue gemme sperate .
Amo la Puglia, perché come lei siamo a tutti vicini, con cadenza e ospitale dizione, coccola, avvicina ed accoglie, con la sua inflessione attraente.
Il pettegolezzo delle strade popolari, mi fa morire, col il mio sorriso divertito che lo biasima e lo spegne.
Siamo gente con il pathos, creativi, intuitivi, a volte folli per passione, ma quando non è follia è genialità artistica, è lettere e scienze.
Amo la mia puglia delle viti sulle case non più alte di un piano, rinfrescate a calce, abitare il bianco nel blu.Amo la puglia dei tratturi e dei cordoli di muri a secco, quella delle chianche di piazze, delle fresche case di tufo a volta
nella brezza dei freschi paesi silenti,
i paesani che del marciapiede fanno salotto, tra loro si chiamano fratelli, si sfottono, si invidiano, sorridono, ma si aiutano.
La puglia è terapia di colori, profumi e sapori, è la terra dei socievoli, familiarizzi con tutti, è la festa delle fiere e delle sagre, tra illuminazioni, fuochi, faló e processioni, artifici pirotecnici, mercati e bancarelle, comicità risate a crepa pelle e gag.
La puglia è l’ amore di una donna, che danza una taranta a piedi scalzi intorno a te, mentre le porti il ritmo con le mani.
Banchettari, insaziabili festaioli, con buttate interminabili di pietanze di terra e mare.
Tra legumi, riso patate e cozze, peperoni fritti e panzerotti, scampi al ghiaccio, polpo alla cipolla e spaghetti allo scoglio,sporcamussi, sospironi e lemoncello ghiacciato, inebriati e drogati dai profumi,nelle notti di stelle sul mare,sforano il cielo dei palati, perché qui non è troppo lontano, ma è paradiso.
Amo la puglia delle sue coste, disordinate, ma lasciate ancora vergini, senza industrie, al Bahia dovremmo dire, come il mare nostro della Puglia, così sempre generoso di ricci, taratuffi, pelose e paranza, fritturine croccanti, al sapore di fresco, cozze, provolone, cacio, caseari di tradizione e peroni,da assaporare sul maestrale in riva al mare.
Che terapia, e quale vacanza !!!
E dove la metti
la focaccia, la sfogliata, i calzoni acro dolce di cipolla e il pane casereccio, croccante, fragrante, con la parmigiana tra una fetta e l’ altra, dopo una nuotata ed un’ altra ancora, con i capelli al mare, che delizia un polpo stracciato, condiviso come la pace e gioito tra gli amici, sotto i tramonti che si specchiano sulle pietre ocre dei palazzi.
Amo la puglia della cultura, di chi ha fatto la gavetta, di chi ha mangiato pane duro, dalla valigia di cartone al curriculum manageriale, la profondità della nostra gente, sincera, ingenua e scaltra,che si guarda nelle emozioni degli iridi luccicanti, perché la gente colta viene dal dolore, non ha paura, vive e scrive, si entusiasma di continuo, a volte si chiude, ma sempre condivide ed è felice per poco, perché in quel poco, c’è tutto il suo infinito.
Ogni posto è unico, ma questo non lo cambierei mai.
Rispetta e ama le tue origini, la tua gente, perché, tu sei la loro meraviglia,
questa è la puglia terapia.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Bari : I CONDIZIONATORI
La nostra vita è essenzialmente una questione di scelte
Liberarsi dai condizionamenti
Sappiamo tutti cos’ è un climatizzatore, giusto?
Un’ invenzione molto utile presente ormai dappertutto, case, cinema, ristoranti, ecc. e che ci permette di vivere con minor sofferenza l’ afa delle calde giornate estive.
Ma cerchiamo sul dizionario la definizione. Climatizzatore: condizionatore d’ aria in un ambiente chiuso. Condizionatore…già proprio così! Il condizionatore appunto condiziona l’ aria, la rende diversa.
Questo fenomeno di semplice comprensione può servirci come metafora di ciò che avviene ad alcune persone nella vita di tutti i giorni. Perché permettiamo agli eventi e alle altre persone di condizionarci?? Perché non siamo noi a condizionare invece di essere condizionati?
Questo spesso dipende da molti fattori: sociali, economici , psicologici. Le persone sovente si trovano a dover fronteggiare situazioni nelle quali non hanno per così dire il coltello dalla parte del manico e questo innesca in loro un processo di depersonalizzazione; il disagio e la paura di sbagliare fa sì che ci si affidi agli altri e che non si prendano decisioni.
Non sentirsi sicuri e padroni delle proprie emozioni in un contesto sociale genera un’ abitudine sbagliata nel soggetto che si arrende al condizionamento e consegna le redini all’ altro. Dietro ai condizionamenti c’ è una scarsa autostima e un’ incapacità di far valere le proprie ragioni.
Tutto questo in una società competitiva come la nostra è un grave handicap per l’ individuo, il quale cede alle sue insicurezze e diviene così incapace di imporre il proprio volere.
Purtroppo capita di frequente anche a me di vivere situazioni nelle quali permetto ad ambienti e persone di condizionare il mio modo di agire.
Questa mancanza di carattere genera in me grande rabbia e sconforto perché so di avere dentro la forza necessariaper dare voce al mio pensiero.
Il condizionamento è figlio dei nostri schemi mentali; solo rimuovendoli possiamo tornare a decidere liberamente. Il condizionamento è la conseguenza del nostro modo di vivere; ci imprigiona e ci impone una via. Via gli schemi, via il condizionamento!
In conclusione il mio obiettivo è quello di tornare presto a decidere senza temere le conseguenze delle mie azioni e avere il pieno controllo di me stesso per non essere influenzato da niente e nessuno!
Spero di riuscirci presto perchè, come diceva Johnny Depp nel film “Blow”, la vita è una questione di scelte; giuste o sbagliate che siano, ciò che importa è che sia tu a scegliere.
Alessio
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : I NOSTRI INESTETISMI
E la insoddisfatta realizzazione di Se
I nostri inestetismi e
la insoddisfatta realizzazione di se
Prova costume, cellulite, buccia d’arancia, rughe, taglie forti, snelle e in linea, rimodellanti, punture di botulino, dimagranti, sclerosanti, peso forma e cola zero, senza grassi, senza fibre e proteine, senza cibo, digiuno, dissociata, vegetariano, vegan, chirurgo plastico, lifting, infodtenaggio, liposcultura, rinoplastica, ricostruzione della verginità.
Se ci fosse una gomma, li cancellerei, con una matita mi ritoccherei, fossi chirurgo mi liposculturerei e rimodellerei.
Chi non accetta se, è un giudice, non accetta gli altr, è un severo.
Ciò che si vorrebbe modificare di se, in realtà già lo si vede modificato negli altri.
Siamo miopi, guardiamo il mondo troppo da vicino e ne rimaniamo troppo coinvolti, confusi e poco obiettivi.
Ci guardiamo tra i pori, tra i vuoti di noi.Il vero problema non è propriamente l’inestetismo, ma il vuoto di se, il vuoto nell’ autorizzazione di se, secondo l’ accezione di Maslow della piramide dei bisogni.
Fossimo speleologi dell’ anima, scoprendoli, riempiremmo i nostri vuoti di maggiori meraviglie.
Scopri te stesso se vuoi sapere cosa potrai far da grande.
Nell’ inestetismo cerchiamo la nostra anima e il suo equilibrio, ricorriamo al chirurgo,per rimpiazzare un surrogato equilibrio interiore .
Nel confronto estetico, cerchiamo un pieno di affetto, di vitalità e contenuti mancanti.
Chi non si piace, non piacciano gli altri, l’ imprinting è antico quanto le sue radici.
Chi non si piace solitamente è poco oggettivo, si osserva in modo esasperato ed esagerato, dismorfico e modificato. Possiede un amplificatore interno dei suoi fenomeni. Vi è un esasperatore perturbante che devia la percezione della realtà . Troppa sofferenza è proprio il caso dire, storpia.
Piu profondità, che superficie sul nostro capolavoro.Il vero capolavoro è nel libro e nei suoi contenuti, molto meno nella carta o nella sua copertina, che fa solo marketing.
Un marketing senza contenuti, trova il tempo che trova.
Cura i contenuti, se proprio vuoi apparire, l’ inestetismo, la miopia, decadano se guardiamo più a largo spettro.
giorgio burdi
Continua