Settimanale Psicologo Roma : AMORI A METÀ
Una vita disorientati tra metà ombre e metà entusiasmi
Amori a metà
Una vita disorientati tra metà ombre e metà entusiasmi
Amata a metà o forse amche meno.Da una madre che non desiderava un figlio a 18 anni e da un padre che ha dovuto sopportare il peso di una responsabilità così pesante a soli 19 anni…..come dargli torto….una vita compressa in età troppo giovane, una giovinezza rubata da una vita che non doveva mai esistere: un errore; discoteche mai più godute, divertimento negato, matrimonio ed unione indesiderata ma costretta. perché c’era un figlio. perché non c’erano abbastanza soldi per dire basta. e litigi. tanti litigi, ogni giorno, fino a far somatizzare ogni dispiacere alla piccola anima che non ha mai chiesto di nascere.
Colite spastica, dolori lancinanti al ventre, ansia, paura, angoscia. voglia di andare via, di avere un altro papà ed un altra mamma, più calmi, più comprensivi.
Amata ma a metà. Perchè se lei non fosse nata le strade che avrebbero intrapreso i suoi genitori sarebbero state diverse. migliori. più divertenti., senza troppi sacrifici, senza sopportarne il peso in età così giovane, ed allora questa bambina è cresciuta con i sensi di colpa perché se non avesse vinto la sua “prima corsa” già da allora, oggi la sua mamma ed il suo papà avrebbero di meglio da raccontare..
E quella bambina convita e dispiaciuta di essere responsabile della giovinezza spezzata ai propri genitori, è diventata donna con ferite nel cuore. Dona tra l’indifferenza di una madre e di un padre troppo occupati a litigare e a rinfacciarsi ogni cosa. Anche per i biscotti di una forma non gradita la voce in casa assumeva toni severi.
E quella donna pur di togliere il disturbo ha lasciato che un uomo la punisse ancora amandola a metà. Era convinta di dover ancora espiare una colpa che in realtà non ha mai avuto.
Aveva rovinato due vite importanti.Doveva rovinarsi anche la sua. Era colpevole. Lo è ancora. Oggi con marito che non comprende mai il suo senso di vuoto ereditato dalla mancanza di affetto dei genitori.. un Marito che non perde occasione per ricordarLe che forse non la ama e comunque non la ama abbastanza e che sta con lei perchè ha un legame con la piccola figlia avuta con lei. Lei accetta che il marito non la desideri….quasi mai.
Non la cerca mai. Lui, che del sesso ha fatto il motore della sua vita, le dice che riesce tranquillamente a praticare l’astinenza. Lei non gli crede ma rimane lì. Non si muove. Ma soffre e spera in un futuro diverso, un futuro migliore e pieno di amore. Amore totale! Tutto per me!
Anna
ContinuaStar Bene da Soli, per star bene con gli altri
Dal benessere della solitudine al successo
La vita emozionale precoce è caratterizzata inevitabilmente da esperienze di perdita e recupero creando un “gioco” tra mondo interno e mondo esterno che resterà operante per tutta la vita.
Diversamente dal senso comune che definisce la solitudine come assenza oggettiva di compagnia esterna, la studiosa M.Klein definisce la solitudine interiore come una condizione intrapsichica originaria nei primissimi anni di vita.Cosa succede in questa fase?
Attraverso l’allattamento l’inconscio del neonato e quello della madre entrano in stretto contatto così che , se la relazione è sana, il neonato si sente emotivamente compreso. Questa condizione di piena soddisfazione viene poi frustrata con la fine dell’allattamento vissuta dal neonato come perdita e conseguente stato depressivo, alternata ad angoscia persecutoria.
L’allontanamento della madre nel processo di crescita solitamente viene percepito dallo stesso come perdita, abbandono e paura della morte. E’ proprio questa paura a giocare un ruolo importante sul senso di solitudine.Quanto più forti saranno le angosce depressive e di persecuzione che l’infante sperimenta, quanto sarà piu forte il senso di solitudine.
Invece, una riduzione del senso di solitudine può avvenire nella misura in cui i fattori interni ed esterni, ovvero tutto ciò che viene “assimilato” dall’ ambiente esterno o rivolto verso l’ambiente esterno, sono integrati.
Se per i bambini una difesa contro il senso di solitudine interna è identificata nel suo bisogno di dipendenza dalla madre, nell’adulto può essere identificato nel cercare stima e successo.
Questo orientamento dell’adulto, sempre che venga preservata la fiducia in se stessi che necessita di radici ben solide, rappresenta simbolicamente il bisogno infantile originario di essere apprezzato dalla madre.
alessia potere
___________
Studio BURDI
www.burdi.it | www.sessuologoclinico.com |
www.psicologo-psicoterapeuta-roma.com | www.psyonline.it |
Facebook : giorgio burdi
Settimanale Psicologo Bari : Riti e miti di un protagonismo perverso. Dai traumi subiti, al delitto agito
Il delitto di Motta Visconti. Sul palcoscenico del macabro
Il delitto di Motta Visconti. Sul palcoscenico del macabro.
Riti e miti di un protagonismo perverso.Dai traumi subiti, al delitto agito.
Chi è stato traumatizzato, può traumatizzare.Un percorso di pensiero dalle vittime agli autori di omicidi .La sofferenza o la gioia di vivere possono essere trasmesse nelle relazioni, segnando così il proprio destino.
Spesso i mass media riferiscono di eventi atroci che accadono in contesti familiari, che per la maggior parte delle persone rappresentano un nido protettivo, ma che a volte possono risultare pericolosi poichè contenitori di forti emozioni.
Come dice Jodoroswky la famiglia può essere un tesoro, ma anche un trappola.Ogni adulto conserva in sé il bambino la cui vita psichica è stata inevitabilmente influenzata dal contesto mentale ed affettivo che lo ha accolto.
Se per una crescita sana è necessaria una madre sufficientemente buona, una crescita “interrotta” è causata dalla noncuranza genitoriale che risulta pertanto traumatica in quanto caratterizzata da lontananza, insensibilità, tirannide, sfruttamento, svalorizzazione e soprattutto non rispetto dei limiti.
Tutte queste caratteristiche elencate non garantiscono al bambino delle condizioni minime di sicurezza emotiva e mentale, arrestando e alterando il normale e sano sviluppo.In tal modo viene minata l’identità e vengono sottratte le risorse per affrontare la vita.A sua volta ciò che il genitore perpetra nei confronti del figlio, lo ha subito in passato.
Minare inconsapevolmente l’esistenza psichica del bambino vuol dire favorire l’alterazione della sensibilità e della consapevolezza, quindi una disorganizzazione mentale accompagnata da reazioni apparentemente incongrue.Paradossalmente il rifiuto, diniego del genitore fa cedere il bambino allo stesso “abusante” e all’ambiente che non gli crede, con una grave conseguenza, cioè il restare legato ad esperienze dolorose e di vuoto e sperimentare la frammentazione dell’identità.
Questo “assassinio di anima” può diventare terreno fertile per future condotte folli, che possono essere autodistruttive o etero distruttive.
Cio’ significa che colui che ha subito un trauma, se non intraprende un percorso analitico, potrebbe ripercorrere lo stesso trauma, questa volta da autore.
alessia potere
ContinuaMovie: FREUD E LE PASSIONI SEGRETE
Il Film su Freud
Vedi Qui il FILM:
“FREUD E LE PASSIONI SEGRETE” è un film biografico, in bianco e nero, su Freud, del regista John Huston, considerato uno dei massimi maestri del cinema hollywoodiano degli anni ’60, della durata di 1:40 min realizzato nel 1962.
Lo conosco da oltre 20 anni e rappresenta l’ unica produzione cinematografica finora mai realizzata sul padre della psicanalisi.
Il film ripercorre un excursus scientifico da Charcot, attraverso Breuer, Freud sperimenta l’uso dell’ipnosi fino agli esordi del suo pensiero psicoanalitico, sperimentando il suo metodo innovativo, tralasciando l’ ipnosi.
A mio avviso una pessima regia, ma eccellente per il suo genere, considerato che nessuno è mai stato in grado di realizzare un’ opera filmica di una tale portata su questo scienziato.
giorgio burdi
__________
Studio BURDI
www.burdi.it | www.sessuologoclinico.com |
www.psicologo-psicoterapeuta-roma.com | www.psyonline.it |
facebook : giorgio burdi
Settimanale Psicologo Bari : Le persone che stanno bene ci fanno stare bene, Le persone che stanno male ci fanno star male
Tutta colpa del seno buono e del seno cattivo secondo Melania Klein
Le persone che stanno bene ci fanno stare bene,Le persone che stanno male ci fanno star male.
Tutta colpa del seno buono e del seno cattivo secondo Melania Klein
L’ origine del nostro disagio risiede nel malessere che l’ altro inconsapevolmente vive di suo a prescindere da noi.
La prima figura modello induttrice di malessere, verrebbe rappresentato dalla madre, con le sue originarie frustrazioni di base, acquisite dalla madre, e lei a sua volte dalla madre della madre, interminabilmente attraverso generazioni matriarcali, consolidando da li a noi quel filo di frustrazione.
I termini delle nostre frustrazioni , trarrebbero origine, secondo Melania Klein, dai nostri primi giorni di vita, dalla sottrazione o meno del soddisfacimento alimentare, attraverso la sottrazione del seno materno appagatore della pulsione erogeno alimentare.
Tale sottrazione, il bambino la inquadrerebbe come percezione della presenza di un seno cattivo, frustrante rispetto ad un seno buono appagante.
L’ origine delle frustrazioni risiederebbe nel seno sottratto o svuotato che nella percezione del bambino lo renderebbe cattivo e pertanto verrebbe dallo stesso rifiutato a prescindere.
Da qui l’ imprinting e l’ origine della formazione della Aggressività.
Da questo meccanismo risulterebbe una condizione schizo patanoidea, impregnata di meccanismi di attrazione repulsione verso le relazioni affettive postume.
In esse noi cercheremmo quel “seno buono” per lenire la frustrazione relativa alla “fame” affettiva , imbattendoci in un seno definito “cattivo” per un vuoto di affetto o di appagamenti non ricevuti.
La dimensione schizo-paranoidea spiegherebbe la dimensione attrattiva repulsiva verso le relazioni insoddisfacenti ed inaappaganti che vengono cercate e contemporaneamente ripudiate.
Frustrazione e dimensione schizo-paranoidea sarebbero alla base della contemporanea ambivalenza attrattiva e riparativa e repulsiva provata ciclicamente verso una relazione.
Il malessere nasce da queste reazioni ambivalenti inadeguate nelle relazioni future.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : il più grande atto di ribellione è la più grande forma di dipendenza
Il ribelle è una persona libera ?
Il più grande atto di ribellione è la più grande forma di dipendenza
Il ribelle è una persona libera ?
Mi ricordo nell’ adolescenza quando mio padre mi imponeva i suoi dictat, mi indicava che si faceva così e basta, ed io ribadivo con i miei mille, perché ?
Al solito non vi era risposta. Sarà stato per stanchezza o perché lui doveva obbedire a sua volta ai dogmi generazionali, sistematicamente per convenevoli, venivocondannato allo sbaglio perenne, ad eseguire l’esatto suo contrario delle Imposizioni .
I comandi non reggono e nello spirito di contraddizione mi sentivo libero di pensare e di agire in opposizione a lui.
Ero pronto a contraddirlo, il mio orientamento obbligato nella direzione opposta e contraria alla sua.
La mia vita ha preso sempre tante direzioni divergenti al mio volere, solo obbedendo ad un contraddittorio e ad una direzione che non era la mia.
Non c’è coscienza in tutto questo, ma un impulso irrefrenabile che non realizza nulla per se.
In queste opposizioni, quanta perdita di autonomia.Così Pensiamo di agire liberi, ma siamo orientati verso una scelta obbligata e contraria che si impone.
Ci cambia il percorso, il destino, gli eventi, gli incontri e i progetti, perché fuggiamo dai conflitti, da risposte mancate e mai date.
Le nostre attuali stasi, derivano da percorsi di risposte e parole rassicuranti e rigeneranti non date, generatrici di rabbie ribelli.
Avremmo potuto fare della nostra vita l’ eccellenza se non avessimo obbedito ad un contraddittorio.
Non obbedire al tuo spirito di contraddizione, in esso non ci sei tu, ma il dictat di un imponente ed invadente interlocutore mentale inconscio.
Impara ad Ascoltare quel timido Te, quella Tua esile voce sottile, se la ascolti la sentirai sempre più forte e prepotente, evita di sentire spesso il Tuo ribelle, che affievolisce l’ obiettività, perché chi si impone non dialoga e non sa dove ti conduce, perché lui stesso non sa in quale direzione è stata condotta la sua storia, ma non evitare di ascoltare gli altri, perché un rispettoso confronto rischiara le idee.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : Buon Anno
Cambiare, il motore del nuovo anno
Se sai cosa cambiare, lanciati, sarà il tuo 2014.
Auguri.
Giorgio Burdi
Settimanale Psicologo Roma : LE CONVINZIONI: Dogmi Pericolosi
Lo psicologo psicoterapeuta, in quanto studioso, rileva che le convinzioni non consentono di cambiare, emanciparsi, di vedere prospettive migliori. Molti pensano che esse diano certezze, ma molto spesso le sottraggono.
perchè non offrono prospettive per cambiare.
LE CONVINZIONI: PICCOLI MA GRANDI DOGMI PERSONALI
“Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità” scrive Friedrich Nietzsche. Eppure sembra che nessun essere umano riesca a farne a meno. In particolare, la cultura occidentale, a partire dal pensiero greco, ha eretto i cosiddetti “immutabili”, che non sono altro che forti e assolute verità, come le Idee platoniche, il Dio cristiano, la Ragion d’ essere.
L’umanità, sin da quando ha incominciato ad esercitare il pensiero, si è resa conto di trovarsi in balia di un mondo caotico e pieno di incertezze, in balia del nulla e dell’annullarsi di ogni cosa.“Io ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentivo soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla” (Giacomo Leopardi).
Le convinzioni non agevolano i dictat, forme di assolutismo o di relazioni e comunicazioni simmetriche.
La diretta conseguenza di questo terrore è l’erezione di una verità Universale o semplicemente personale, una verità solida e certa capace di dare un senso alla vita umana o almeno capace di abbattere la paura dell’ignoto. “Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v’è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni” (Giacomo Leopardi)
Per opera delle nostre ataviche generazionali insicurezze, diventiamo affamati di certezze e convinzioni. Vogliamo punti di riferimento, ed una volta acquisiti, ci avvinghiamo ad essi come fossero ancore e dogmi indiscutibili, che non si debbano più rivedere, nè tanto meno metere in discussione.
I processi educativi, i valori, gli stereotipi, i pregiudizi, le opinioni, gli stili di vita, il popolarismo, le sette, le politiche, le religioni, con le loro interpretazioni contestualizzanti, spesso sono figli del loro tempo e rappresentano le colonne portanti di tutte le nostre CONVINZIONI.
Con esse cresciamo, ci formiamo, interagiamo, ci intersechiamo, ci condizioniamo, modifichiamo il percorso della nostra esistenza, e solo al termine di essa ci rendiamo conto che avremmo potuto fare sicuramente anche a meno di tutto ciò, che, come un faro, ha rappresentato ed ha condizionato la nostra esistenza.
I “sacri dogmi” hanno cambiato nel tempo la loro connotazione, si pensi all’ atteggiamento delle nostre culture riguardo al tema della sessualità che risulta essere in un continuo divenire.
Ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha bisogno di credere fortemente in qualcosa e si rifugia nelle sue convinzioni con tutte le forze che possiede.Le convinzioni, insieme ai valori e ai criteri, costituiscono una componente fondamentale e molte volte inutile della nostra vita. Esse costituiscono la certezza di una realtà e influenzano il punto di vista e l’ azione.
Molto spesso le convinzioni non sono generate esclusivamente da noi stessi, ma sono il frutto di una rielaborazione interna delle nostre esperienze e di ciò che ci circonda: amici, genitori, insegnanti e mass media.
Tuttavia le convinzioni non sempre sono potenzianti (cioè utili al raggiungimento delle nostre mete e soprattutto capaci di donarci benessere e serenità), e possono arrivare a costituire un serio limite alla realizzazione del nostro equilibrio e dei nostri bisogni, sino a divenire patologiche. Molte nevrosi o disfunzioni sessuali infatti vengono generate da complesse convinzioni dove le forme paranoidee raggiungono il massimo della loro espressione.
Cosa dire allora di chi, affetto da dismorfismo fobico corporeo, lamenta certe malformazioni o continue imperfezioni relative al proprio corpo? O ancora, di chi è fobico e teme il contatto (rupofobia)? O del socio fobico convinto che con gli altri non potrà mai essere tranquillo, temendo che possano sempre giudicarlo? O di chi soffre di attacchi di panico o di depressione dap, che dalla vita non si aspetta altro che la repressione e il soffocamento della propria vitalità? E cosa dire invece dell’ ipocondriaco convinto di avere sempre una malattia che non ha, se non quella esclusivamente psicogena? O della persona psicosomatica che scaricherà le tensioni su un qualche organo bersaglio.
Per non parlare di tutte quelle disfunzioni sessuali come il vaginismo, o l’ anorgasmia o l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale, convinzioni per le quali si farebbe piacevolmente a meno di ricevere e vivere il piacere di sè. Che dire allora della disfunzione erettile psicogena che si confronta con la certezza di non aver potenza e forza, o della sindrome da eiaculazione precoce nella convinzione che tutto può essere vissuto e goduto solo in forma accelerata ed egoistica, in sintonia con un inconscia impostazione sociale dove tutto è migliore se è solo per sè, se è accelerato e rimpicciolito.
La psicoterapia ha il compito di modificare tali convinzioni, se non a volte di sostituirle o eliminarle, salvaguardando l’equilibrio olistico del soggetto.
Scopriamo allora che ogni forma di sindrome è fortemente legata a stabili irremovibili processi di convinzioni.
La convinzione inoltre di non essere adeguati o di non essere all’ altezza degli altri, se esasperata, può generare un stato di ansia tale da minare la vita sociale di un individuo. È per questo che, talora, dobbiamo essere in grado di mettere in discussione ciò in cui crediamo, magari grazie all’ aiuto e al confronto di un esperto psicologo psicoterapeuta o psicanalista o di uno psichiatra studioso di certi meccanismi mentali.
Bisogna cioè essere in grado di riconoscere un pensiero negativo e di estirparlo, magari sostituendolo con un’altra convinzione, più sana, e che ci permetta di convogliare le nostre energie nella realizzazione del nostro benessere.
Il lavoro analitico o di psicoterapia ha esattamente il compito di rivedere l’ assetto delle convinzioni del soggetto, aiutandolo a modificarle o addirittura a sostituirle o ad annullarle.
Siamo davvero convinti che un assetto di convinzioni serva davvero per vivere meglio ed aiuti realmente il soggetto nella ricerca della propria stabilità e del proprio benessere?
Non è forse vero che un valido addetto ai lavori, qual è uno psicologo psicoterapeuta, per portare a termine una cura, debba essere in grado di spogliarsi di tante sue convinzioni ?
Allora sono davvero indispensabili le convinzioni o vanno trattate nel relativo ?
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Bari : Mese del Benessere Psicologico in Puglia
In collaborazione con L’ Ordine degli Psicologi della Regione Puglia Prenota il Tuo Colloquio Gratuito
Lo Studio BURDIin collaborazione conL’ Ordine degli Psicologidella Regione Puglia
Promuove per tutto Ottobre 2013
il Mese del Benessere Psicologico in Puglia
Prenota il Tuo Colloquio GratuitoCompilando il Form Qui
Inserendo come Messaggio: Ottobre 2013
Lo Studio BURDI con esperienza ventennale, apre, al progetto promosso dall’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia “Ottobre 2013: mese del Benessere Psicologico in Puglia”. Tale iniziativa nasce dal bisogno di diffondere il benessere psicologico e promuovere la professionalità dello psicologo nella nostra Regione.
Lo studio Burdi, nello specifico, sostiene e si apre a questa iniziativa in quanto vuole offrire, in primis, la possibilità a chiunque sia in condizione di “bisogno” di ricevere un consulto psicologico gratuito; e in secondo luogo, ma non meno importante, promuovere una giusta visione del ruolo e della professione dello psicologo psicoterapeuta,purtroppo ancora spesso avvolta da un alone mancata conoscenza, di diffidenza e pregiudizio.
Di fatti nonostante la cultura psicologica continui a crescere e a svilupparsi in molti ambiti della nostra vita, si sente troppo spesso dire: “ Io dallo psicologo non ci vado, non sono matto!”. Il nostro fine dunque è abbattere tali pregiudizi che spesso portano a convivere con sofferenze psicologiche tanto invalidanti da trasformare il “vivere” in “sopravvivere”.
Se pensieri sbagliati come : “io non ho problemi, sono gli altri ad averli, …ce la posso fare da solo, …il trattamento dura tanto, …mi faranno il lavaggio del cervello, … ho paura di scoprire cose che non so di me, ce la posso fare da me, non è un problema che merita l’attenzione di uno psicologo” non ti bloccano completamente, contatta lo Studio su www.burdi.it .
Prenota il Tuo Colloquio Gratuito
Inserendo come Messaggio: Ottobre 2013
Compilando il Form Qui
Settimanale Psicologo Bari : A volte diventiamo per l’altro dei contenitori di sofferenza da riempire e da distruggere e da uccidere per eliminare illusoriamente di botto il dolore
Una vera e propria trincea di guerra nel combattimento contro la malattia mentale
Vale il rispetto della privacy di un paziente a discapito della
vita dello psicoterapeuta ?
Una vera e propria trincea di guerra nel combattimento
contro la malattia mentale.
Trentasei volte uccisa la collega psichiatra presso il centro di salute mentale sconvolge noi e l’intera città di Bari. Il Sindaco dichiara lutto cittadino
Prova a contare uno, due, tre quattro…. fino a trentasei, è interminabile, non finisce mai sferrare fino a trentasei volte la coltellata, trentasei volte uccisa un’ amica che ha dedicato la sua esistenza all’ aiuto di chi ha rappresentato la sua fine.
Diventiamo dei contenitori di sofferenza per l’ altro, da distruggere, da uccidere.
Quanta ferocia verso chi è stato sintetizzato nel ruolo di contenitore dei propri drammi, e diviene poi caprio espiatorio degli stessi fallimenti divenuti follia.
Alla luce di quanto è successo presso il CSM di via Tenente Casale a Bari, luogo del delitto in cui un tossicodipendente ha ucciso con 36 coltellate l’ amica collega Psichiatra Paola Labriola, durante uno dei colloqui, mi chiedo quanto e se la privacy di un paziente possa valere di piu’ della salute o della tutela dell’incolumità del medico/terapeuta che lo ha in cura.
A volte siamo in una vera e propria trincea di guerra nel combattimento della malattia mentale.
Mi riferisco ad uno dei tanti articoli del codice deontologico che impone per chi svolge la professione di medico o psicoterapeuta, di rispettare giustamente l’ articolo sulla privacy.
In realtà, non si menzionano in alcun regolamento le misure preventive di sicurezza che dovrebbero essere messe in uso in strutture sanitarie, in particolar modo nei centri di salute mentale .
Cosi’ come è nota la presenza di metal detector in luoghi pubblici come tribunali o areoporti, dovrebbero essere utilizzate le stesse misure cautelative in strutture sanitarie dove si conosce già in partenza la tipologia dell’utenza.
Non basta la professionalità e la dedizione di chi ha deciso di occuparsi del disagio degli utenti per riportarli in uno stato di equilibrio psicologico funzionale per sé e per il contesto socio/familiare in cui gli stessi sono inseriti per contenere il malessere e a renderlo innocuo.
Chi è del mestiere conosce le dinamiche della mente umana ed il profondo rapporto che si instaura durante un trattamento, rapporto che puo’ scatenare reazioni non controllabili da parte di chi e con chi è già di per sé fuori controllo.
Dal mese di agosto 2013 è stata resa obbligatoria la stipula, da parte del libero professionista, di una polizza per coprire i suoi eventuali danni recati al paziente durante i trattamenti, quasi annoverando il professionista tra i malvagi gestori di del potere a lui riconosciuto di onnipotenza, dimenticando come e quanto il professionista diventa spesso molto facilmente vittima circoscritta della violenza o del plagio di quei pazienti fortemente disturbati o altamente manipolativi.
La giurisprudenza non si è mai preoccupata di obbligare i professionisti a stipulare una polizza che tuteli loro.
La legge tutela i deboli, ma dobbiamo chiederci per davvero, ma chi sono i veri deboli ?
Il fatto del giorno non è altro che la punta di un iceberg ed è la rappresentazione tangibile e conclamata di quante violenze può subire chi sta cercando di aiutare un altro essere umano.
Si rende necessaria una responsabilizzazione da parte delle autorità competenti circa la decisione di presidiare le aree lavorative ad alto rischio.
Questo non previene di certo, da parte dei pazienti, agiti impulsivi o premeditati in altri luoghi pubblici, ma potrebbe dare un forte e chiaro segnale dell’importanza ai disagi psicologici di natura psichiatrica che non vanno sottovalutati e per i quali sarebbe necessario, anche a livello burocratico e legislativo, alleggerire tutta la trafila necessaria per prenderli in cura prima che altre tragedie possano essere commesse.
Cara Amica Paola, ti vogliamo bene e ci auguriamo che il tuo sacrificio non sia inutile, ci faccia riflettere ed adoperare in modo pragmatico, al fine che il Tuo e il nostro aiuto sia proficuo a tutti e reale in questa tragica ascesa verso il reinserimento di chi soffre di disturbi mentali.
Continua