
AAA cercasi papà
La genitorialità disfunzionale può essere la causa delle disfunzioni del tono dell umore dei figli, della melanconia, delle tristezze o della depressione di fondo.
Caro papà,ti scrivo semplicemente per dirti o, meglio, per urlarti: “Eccomi! Ho già 27 anni. Sono qui! Vuoi o non vuoi, io esisto!” Perché io esisto, che ti piaccia o no! Invisibile, è così che mi hai fatto sempre sentire. Di poco conto, è così che costantemente mi sento. E ciò che più mi assillava e oggi, più di ieri, mi tortura è la risposta ai miei Perché. Risposta che ancora non è arrivata.
Non riuscivo a darmi una misera spiegazione, sino a che, parlando giorni fa con mamma, ho saputo dei tuoi dubbi sulla gravidanza, sul timore che io non fossi tua figlia. E allora, tutto si è fatto più chiaro. Ma Perché quando mamma ti ha proposto di fare il test sul DNA, per dimostrarti che le tue erano solo assurdità inculcate da tua madre, non sei andato a fondo? Perché hai voluto convincerti di un qualcosa che convinto, invece, non ti ha? Sai, mi avresti fatto uno dei più grandi doni, dopo il tuo fenomenale goal con lo spermatozoo, Perché probabilmente non mi avresti fatta sentire figlia di nessuno, non mi avresti “abbandonata in casa”.
Ultimamente ti sto pensando cento volte al giorno e mi immagino la tua vita passata, mi faccio mille domande sulle tue esperienze, sui tuoi desideri, su quali possano essere le tue paure o i tuoi pensieri, e vivo l’angoscia di non sapere quasi nulla di te, di conoscerti appena. Non riaffiora neanche un momento vissuto insieme intensamente, io e te…solo io e te.
E dunque non ho neanche un misero e nostalgico ricordo a consolarmi, uno di quelli che inevitabilmente rubano un sorriso. Solo umiliazioni, solo maledette e continue umiliazioni… e quello schiaffo datomi ingiustamente sul sedere a 5 anni, perché Anna (mia sorella) era caduta mentre giocavamo, che mi ha lasciato per giorni un’ematoma, più nera che rossa, come se avessi colto quell’unica occasione per sfogare la tua rabbia verso il mondo o, semplicemente, verso di me.
Con te non mi sento mai a mio agio, vivo un continuo imbarazzo: segno di un rapporto mai esistito, come l’isola che non c’è di Peter Pan, posso solo immaginarmelo. Posso vivermelo nella fantasia o commuovendomi d’innanzi a un padre che con dolcezza rimprovera il figlio o lo abbraccia con amore, senza esitare, senza pensare.
Mai una carezza, o una parola confortante, o uno sguardo complice. Mai un consiglio, o un “come stai?”. Dovevo cercare una psicologa qui a Bari, per trovare tutto questo. Hai appeso al chiodo la parola “padre” e ti sei dimesso dal lavoro più bello che al mondo possa esistere e che non tutti possono godere, essere e fare il genitore.
Non mi sono mai sentita libera anche nel chiederti un favore miserabile, perché, seppur alla fine me lo concedevi, era privo di entusiasmo e del piacere di farlo. Per non parlare delle lamentele che ho dovuto subirmi prima di averlo quel favore, manco ti chiedessi la luna! Ecco Perché mandavo sempre mamma. Passaggi: sono questi gli unici favori che mi sono permessa di chiederti, sin da piccolina.
Mai un capriccio, mai una richiesta, sempre donna già da bambina, perché chiederti un qualcosa significava farmi venire l’ansia a tremila, preferisco cavarmela da sola, senza di te, come ho sempre fatto. Ora ti chiedo: pensi che essere padre significhi solo mettere al mondo la prole e poi chi s’è visto, s’è visto? Persino gli animali proteggono e si prendono cura dei propri piccoli, persino loro li insegnano a stare al mondo.
Ma hai mai provato a compiere quella tanto conosciuta operazione mentale che comunemente va sotto l’espressione “mettersi nei panni altrui” ? Visto che l’ empatia sarebbe stata cosa molto più complessa per te. Bene, quell’ “altrui” sono io che fino a smentita pubblica o privata, sono tua figlia, che tu lo voglia o no, che io lo accetti ancora o no a queste condizioni.
Condizioni alle quali per lungo tempo non si da molto peso, condizionati da una sorta di abitudine imposta, ma col trascorrere degli anni, sono cose che fanno sempre più male e che in definitiva spengono quella speranza sempre viva, anche se illusoria, che le cose possano cambiare…e lasciano il posto alla disperazione.
E’ così che mi sento oggi, adesso…disperata, persa. Mi sono affacciata nella tua vita sempre in punta di piedi, senza mai alcuna pretesa, sacrificando le mie esigenze morali e materiali, ho rispettato “la consegna del silenzio”, quella che tu, direttamente o indirettamente, mi hai dettato.
La mia vita si è chiusa in un cerchio di paure, ansie, paranoie, ingiustizie e umiliazioni nel quale, io colpevole, si è trovato anche Ugo, la persona che ho di più caro al mondo, perché tristezza e solitudine sono come una malattia contagiosa e devastante anche per chi ci vive affianco. E ora per Ugo, il mio Amore, mi sento terribilmente in colpa, responsabile di ogni infelicità, di ogni solitudine, di ogni difficoltà, di ogni mancanza; per Lui sono disposta a tutto, voglio che abbia un presente e un futuro di serenità, che io sinora non ho mai avuto, non ho ancora conosciuto, “grazie” anche a te; per Lui posso trovare il coraggio di fare tutto, anche di fare ciò che non ho fatto per me, perché, non amata, non mi sono mai amata.
Ho 26 anni, sono una donna, mi sento una donna ma, allo stesso tempo, sono così fragile, così piccola, così ridicola, perché è inaccettabile che da un passo dal diventare genitore, dall’essere mamma, mi stia ancora chiedendo cosa significhi essere figlia di un padre, perché un padre, seppur vivo, io non l’ho mai avuto.
E’ come se avessi sempre camminato con una sola gamba, la caduta non è certa ma molto probabile.Certe cose si accettano per un insieme di motivi anche perché quando ci si trova nel deserto della solitudine, si mangia sabbia! In tutta questa situazione, madre dell’immenso dolore che porto nel cuore, anch’io ho le mie colpe: forse avrei dovuto, anziché restare scheletro nell’armadio, rivendicare la mia appartenenza, i miei diritti e rifiutare la condizione impostami.
Lo faccio ora con questa lettera, facendo ancora una volta io il primo passo, il primo passo verso te.Vorrei non nutrire rancore e rabbia che mi farebbero ancora vivere male, ma che sarebbero naturali allo stato attuale delle cose; vorrei un minimo di giustizia, tardiva ma probabilmente riparatrice che tu potresti darmi, se solo lo volessi. Ma la volontà altrui, come i sentimenti, non si possono imporre o comandare, ma solo stimolare con le parole e con gli atteggiamenti, non altro.
Per quanto mi riguarda, il dolore e la solitudine unite alle umiliazioni che continuo a subire ogni volta che sono con te, non cesseranno di esistere fino a che uno di noi due prenderà una decisione, difficile, dolorosa, ma necessaria moralmente per entrambi: parlarne apertamente, per poi, magari, abbracciarci per la prima volta.
Fa che d’ora in poi non sia solo il cognome a legarci. Mi preme sapere se tu, papà, mi vuoi o non mi vuoi come figlia, aldilà di un legame di sangue che alla fine non fa di una persona un genitore e dall’altra una figlia.
Ci tieni a me? Sono importante per te? Mi vuoi bene? Mi vuoi bene? Mi vuoi bene?Sono a un soffio dal non esistere. Lo sono sempre stata. Ma esisto, io esisto! Ma esisto male per te.
TUA figlia
Adele
Continua
Dal marito alla sua ex amante
La psicologa raccoglie l’ andirivieni di battute e risposte tra le diverse sofferenze provenienti da ex storie extra coniugali.
Lettera dal marito alla sua ex amante
Ciao “altra o seconda” o come altro preferisci essere etichettata.Ho letto la tua lettera che ha suscitato in me spunti di riflessione.Innanzitutto volevo ringraziarti per il tuo sostegno: mai critica e delusa verso di me, hai sempre e solo saputo sostenere la mia posizione.
Beh, non avevo bisogno di tutto questo sostegno in realtà. E in verità non lo condivido neppure.
Ho letto e riletto la tua lettera pubblicata dalla mia psicologa di Bari, e quello che quasi prepotente emerge e traspare è il forte diritto di dire e fare le cose che ti sei arrogata e di dirle a qualcuno che neppure conosci.
Hai cominciato col criticare l’atteggiamento della “moglie”, la mia, che a tuo avviso è stata poco attenta e non ha saputo ascoltare e prendersi cura di me.
Dicevo alla mia psicologa, che non mi ha mai condizionata nelle mie scelte affettive, che rivendichi il tuo diritto a costruire una storia come questa, definendola “autentica”. Hai respinto con forza l’idea di non aver voluto costruire una storia vera, essendo la stessa oggettivamente non palese ed alla luce del sole.
Parli di un rapporto vero che è in grado di esprimersi appieno e con una marcata complicità. Critichi il matrimonio e la incapacità di continuare il viaggio della vita intrapreso con quell’unione. E la moglie che deve svegliarsi perchè non ha saputo leggere lo stato delle cose.
Infine, rappresenti la tua sofferenza e la tua rabbia.Ebbene, hai discusso la moglie in ogni verso della tua lettera, ma mai hai saputo mettere in discussione te stessa, mai un dubbio o una incertezza. E mai quello che sono stato io e la sofferenza che ti ho provocato.
Tutto è sempre assolutamente chiaro, tutto ha una spiegazione o una interpretazione. Hai saputo giustificare e spiegare anche perchè la moglie accetta l’accaduto.
Quanto accaduto ha sicuramente almeno un responsabile: io.
Tante volte ho sentito dire dalla mia psicologa di Bari, che la responsabilità è di entrambi, marito e moglie. Ma a me questo non interessa. Io ho sempre cercato di osservare l’accaduto e di prendere la mia parte di responsabilità. Mai ho creduto e pensato di alleviare le mie responsabilità accreditadone alcune a mia moglie.
Ho fortemente messo in discussione me stesso e attraverso questo processo di critica ho scoperto tutti gli errori che ho commesso. E sono ripartito da questo, cambiando tante cose di me.
Mi è costato tanto dolore e sofferenza, sono stato in analisi dalla psicologa, ma nulla a confronto di quella che ho arrecato. Ho dedicato ogni mio sforzo a ricostruire la comunicazione e l’intesa con mia moglie. Credo di essere stato bravo e oggi siamo a buon punto del cammino, ma credimi, quello fortunato sono io.
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza una moglie come la mia.La mia unica certezza è di aver commesso un errore. Qualcosa che mi sarebbe potuto costare molto di più. E il motivo principale è che quello sbagliato ero io.
Nelle tue parole ci sono tante certezze. Ma non ho mai compreso perchè tu abbia perso. Perché sei rimasta sola e sofferente. Sei in grado ora di andare avanti per la tua strada, io si, mi auguro che come me non continui ad appoggiarti a delle false storie e certezze, ma poi dimmi perché ti senti vittima della moglie, e mai del marito dell’altra che hai cercato di conquistare. Ma mai vittima di te stessa e delle tue certezze.
La tua storia, come la mia, non sono vere. Hanno tanto di effimero e sono prive di una cosa essenziale: LA QUOTIDIANITA’ e la presenza di molto immaginale.
E manca l’amore, quello vero, quello che vince la sofferenza.
Allora, perché mi è capitato tutto ciò ? Mah, a volte, quando si è poco attenti, come quando guidi la tua auto e conosci bene la strada, se ti distrai o per eccesso di sicurezza, puoi sbandare ed andare fuori strada, ma solo se hai esperienza e riflessi pronti puoi scongiurare l’ irreparabile. Avevo preso un dirupo, ero a due passi dal non ritorno, ma ho ritrovato la mia autostrada a tre corsie ed ora grazie al mio copilota andremo molto lontani e più veloci.
Ci sarebbe tanto ancora da scrivere e tanti elementi per ringraziare mia moglie. Ma credo sia sufficiente dire che ha saputo leggere tutto l’accaduto con gli occhi di chi è sempre stata innamorata e che con l’amore ha affrontato tutto questo.
Grazie moglie di essere ancora con me, sono orgoglioso di te e di quello che mi hai insegnato.
Giovanni
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La Simbiosi
L’enuresi notturna adulta e il legame simbiotico con la mamma.
Una madre, una figlia e la sua bimba: tre generazioni in simbiosi ?
Uno scorrere del tempo in cui i ruoli cambiano e si intrecciano e dove non sempre il passato lascia il posto al presente.
Groviglio di pensieri e sentimenti che ci pervadono e non ci abbandonano se non solo nel nostro razocinio e che invece si irradiano nel nostro io, nel nostro inconscio.
Pensieri, tormenti e paure, il raggiungimento di una felicità che deve essere soprattutto interna ma che, invece, si rivela effimera ed insufficiente.
Vite sinottiche, donne a paragone che in comune hanno le loro debolezze, l’ incapacità a ribellarsi ad un “potere” maschile e si coalizzano in una perfetta sintonia, in una perfetta simbiosi, con il desiderio e la volontà di volerlo fare per poter riprendere il potere della propria identità femminile, ma che convinzioni e tradizioni e sottomissioni istituzionalizzati dai processi educativi, ostacolano.
Mamma che di tale ruolo ne hai tutti i connotati, madre della quale mi sono nutrita, e mi nutro, “seno buono” interminabile, donna dal cui prototipo mi sono sempre voluta sottrarre senza esiti.
Ma la mia donna “moderna”, presa dai molteplici impegni, a differenza sua, ha rifiutato la sua “sudditanza” ad un uomo, ma che in realtà stranamente lo è più di quanto non creda, ha comunque messo in me il virus inattaccabile del suo modello arcaico di relazione da sottomessa, dal quale avrei voluto allontanarmi, ma in virtù del nostro legame, lo metto in scena con estrema e spaventosa fedeltà.
Madre, ma è tra le tue braccia che cerco continuamente conforto, in quelle braccia che hanno tanto lavorato ed ancora lavorano solo ed unicamente per la famiglia e che sempre sono state pronte per un abbraccio.
Piango da una vita e non so bene il perchè, piango per cosa? Per quello che sono ed avrei voluto essere? Libera e me stessa.
Piango perché ho paura di crescere? Piango per un continuo abbraccio, piango per la mia enuresi di 40 anni, per la paura di allontanarmi da te, come se volessi essere ancora accudita tra i pannetti.
Piango, perchè il crogiolarmi in questo pianto mi appaga e ti cerca? Piango di un pianto che è solo e tutto tuo, ed è diventato mio, ed ho capito solo ora che ti manca il padre, ti manca mio padre, ti manca da una vita l’uomo, così come mancano tutti a me, che ci hanno circoscritti e solidarizzati in un mondo tutto e solo al femminile: io e te.
Angela
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La Felicità Esiste
Era come reimparare a respirare piano piano, e così di seguito, proseguendo con il mio coraggio e con la mia voglia di vivere…
Tutto è iniziato una mattina di giugno di qualche anno fa.Dopo essermi svegliato, lavato e sbarbato, iniziai a vestirmi per uscire di casa, prendere l’ auto ed andare di corsa in ufficio.
Ad un tratto mentre indossavo la camicia accusai improvvisamente dei forti dolori diffusi su tutto l’addome.
Non capendo di cosa si trattasse decisi di ritornare nuovamente in bagno, ma non accadde assolutamente niente.I dolori nel frattempo erano aumentati tanto da chiamare il medico di famiglia che mi consigliò di prendere degli antidolorifici e dopo circa due tre ore dopo e nonostante aver assunto i medicinali prescritti, i dolori all’addome aumentavano.
Decisi di richiamare nuovamente il medico che prontamente mi consigliò il ricovero in pronto soccorso.Mi diagnosticarono immediatamente una pancreatite acuta, ero gravissimo.
Nel reparto di Medicina dell’Ospedale, i medici iniziarono tempestivamente la cura e rimasi sette giorni e sette notti ricoverato, attaccato con due flebo nelle braccia e nel frattempo i dolori aumentavano lentamente fino a coprire tutto il corpo.
La notte del quarto giorno, nonostante la terapia iniziata, la temperatura corporea salì oltre i quaranta gradi, la vista iniziò ad annebbiarsi tanto che vedevo la stanza colorata di rosso, i dolori erano terribili tanto da non poter più muovere nessun arto.
Pensai allora che la fine era arrivata.
Nelle ore successive nonostante la forte febbre ero lucido e il mio pensiero era rivolto principalmente alle persone e alle cose più care che in quel momento ricordavo ed amavo che temevo di perdere per sempre e non poterle più rivedere.
Mia moglie mi stava accanto, irresistibile piangeva come se fossi morto, ma la cacciai via.
Verso l’alba mi trovai nella fase più acuta della malattia decisi allora di reagire con la forza del pensiero e pensai di alzarmi per andare in bagno.
Cercavo di provare a me stesso che non era ancora finita poiché sentivo ancora di poter reagire psicologicamente.
Con gesti molto lenti e barcollando, senza nessun aiuto altrui, mi alzai dal letto e mi portai con uno sforzo immane nel bagno che era lì a pochi metri nella camera dell’ospedale, trascinando dietro l’asta con le due flebo attaccate nelle braccia.
Stremato ritornai a letto, avevo reagito e questo mi faceva star già meglio, iniziai a pregare e cosi mi addormentai di colpo per la stanchezza.
Al mattino, improvvisamente avvertivo un leggero miglioramento, era come respirare piano piano e così di seguito proseguendo con il mio coraggio e con la voglia di vivere e con la terapia, il malessere si convertì molto lentamente nella totale guarigione.
Era incredibile, il mio medico mi disse che riesce per due casi su cento.
Appena dimesso dall’ospedale la gioia di vivere era tale che assaporai, con un profondo respiro, come non mai, il profumo dell’aria fresca che mi avvolgeva, la voglia di camminare, la vista delle persone e delle cose che mi circondavano .
Ricordo che all’uscita dell’ospedale, la voglia di vivere era tanta che camminando a piedi verso casa, evitai di calpestare una piccola verde fogliolina accarezzata dal sole che era nata da una pianta sul marciapiede poiché mi resi conto che anch’essa era una vita e che aveva lottato per vivere.
Da questa triste esperienza oggi ringrazio maggiormente Qualcuno per avermi aiutato a capire che la vita va vissuta attentamente in tutti gli attimi, con gioia, con amore e con grande rispetto per gli altri e per tutte le cose del creato:
questa è la Felicità
Pippo
Grazie Pippo per il Tuo Immenso Regalo
giorgio
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Ciiao Pippo,
questa mattina, complice anche il tempo grigio, mi hai fatto scendere delle lacrime per la tua storia molto commovente, che grande ammirazione che provo per la tua persona!!
Come vedi è la forza d’animo e il crederci sempre che ci porta soluzioni positive. La felicità esiste ma ci ostiniamo ad apprezzare la
vita solo quando ci accorgiamo che sta per abbandonarci. Bravo Pippo!!!!
Rosalba
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Mio caro Io, cosa vogliamo fare ?
Sorseggiando del caldo thè inglese, che mi piace tanto, pensiamo che cosa vogliamo fare del nostro avvenire, che storia vogliamo dare alla nostra vita?
Aggiornamento al 13 maggio 2012
” Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa ” – W.Shakespeare .
Mio caro, dolce, dolcissimo Io, oggi finalmente ti ho rivisto: seduto non più nell’angolo oscuro della mia casa, oggi finalmente mi hai sorriso! Ti avevo rinnegato, nascosto, quasi perduto, come se la nostra fosse una relazione dannata, come se fossimo, ormai, destinati a non andare amorosamente a braccetto.
Il Romeo e la Giulietta della porta accanto, dei tempi giovani, costretti all’arsenico e ad un pugnale per essere unica cosa per sempre.
Ma non più! Ora che ti ho ritrovato non ti lascio andar via!!! (Ne metterei altri mille di punti esclamativi) La sensazione di smarrimento ha invaso i miei anni e, probabilmente, avrà potere ancora per un pò, sino a quando io e te non ci sediamo comodamente sul divano e, sorseggiando del caldo thè inglese che mi piace tanto, pensiamo una volta per tutte che cosa vogliamo fare del nostro avvenire, che storia vogliamo dare alla nostra vita.
Facciamo la valigia e voliamo sui mari più profondi? Oppure rimaniamo con i piedi per terra, magari con un bel paio di decoltè tacco 12 che non guastano mai, e ci mettiamo dietro una cattedra? Può essere che enormi scaffali pieni pieni di libri ci attendono ansiosi o che le pagine di giornale si sentano vuote e insignificanti senza i nostri articoli?
“Lo scopriremo solo vivendo”, canta il grande Battisti, ma vivendo davvero, intensamente, facendo di me stessa la protagonista della mia vita e non di quella degli altri.
L’amore per i miei cari, l’instancabile senso del dovere, l’importanza che ha sempre avuto per me quel maledetto Tu, mi ha portato, inconsapevolmente, a prenderti per mano e a condurti dolcemente al suicidio.
Oh, mio povero Io, ho sacrificato ripetutamente te per tutti loro, mai soddisfatti, mai paghi, mai stanchi di dirmi cosa fare e cosa no! Vallo a spiegare, però, al mondo canaglia che anche il suicidio è amore.
Assurdo. Disperato. Folle. Ma amore. E’ un attimo, non di più, in fondo. Fa nessun rumore, come il petalo che lacrima giù da una rosa, come l’ala strappata di una rondine assetata d’azzurro. E’ un attimo, non di più! Ma sai, oggi finalmente “ho deciso di perdermi nel mondo” anche se sprofondo.
Applico alla vita i puntini di sospensione che nell’incosciente non c’è negazione. Un ultimo sguardo commosso all’arredamento e chi si è visto, s’è visto. Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni. Lascio che le cose mi portino altrove, altrove, altrove…”(Morgan) affinché possa, insieme a te, mio caro Io, liberarmi da tutto ciò che ha oppresso la mia anima sino ad ora, la mia vitalità, la voglia di correre felice tra la gente come il vento fa tra gli alberi e i cespugli.
Voglio essere libera “da ciò che uccide te e tutto ciò che ho intorno, dall’uomo che non è padrone del suo giorno, da tutti quelli che inquinano il mio campo. Io mi libererò perché ora sono stanca!!” (Subsonica)
Ros’ Alba
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Cara Ros’ Alba, pur non conoscendoti sento il desiderio di ringraziarti per la mail scritta sul sito del Dott. Burdi.La descrizione del tuo sentire mi ha davvero commossa e nelle tue parole mi sono con sorpresa rispecchiata.
Abbracciandoti condivido con te il testo di una canzone dei Subsonica, la mia preferita dal titolo “Tutti i miei sbagli”.”A caduta libera in cerca di uno schianto, ma fintanto che sei qua posso dirmi viva.Affogando per respirare, imparando anche a sanguinare.
Nel giorno che sfugge, nel tempo reale, sei tu a difendermi e farmi male.
Sezionare la notte e il cuore per sentirmi viva in tutti i miei sbagli”. (Subsonica)
Carla
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Morire “Sani”: l’Ipocondriaco
Molto spesso non scegliamo, siamo ossessionati dalla salute come degli ipocondriaci, perché a volte amiamo più la salute che la vita tanto da rimaner bloccati, abbiamo paura di cambiare o di vivere, lasciando le nostre condizioni in situazioni ….
continuamente alterate in un disagio coatto e costretti a subirlo.
Ieri parlavamo dei limiti che ci poniamo ..chi più’ chi meno…che non ci fanno godere pienamente la nostra vita.
Le ossessioni che ci condizionano il nostro modo di vivere. Un storia che mi è venuta da condividere e che riporto come è quella relativa al tipo che non mangia grassi, non beve , non usa sale, fa molta attività fisica, non prende arerei, navi per non “rischiare” …
insomma una serie infinite di accortezze e negazioni incredibili.
Beh,..un giorno parlando così per caso discutevamo dello stile di vita in genere ( il tutto era nato dal fatto che avevo riscontrato nelle mie analisi qualche parametro alterato..) lui sosteneva che lo stile di vita da tenere era un altro ovviamente riferendosi al suo…
ipocondriaco, siamo ossessionati dalla salute come degli ipocondriaci, perché a volte amiamo più la salute che la vita, tanto da rimaner bloccati, abbiamo paura di cambiare o di vivere, lasciando le nostre condizioni in situazioni continuamente inalterate in un disagio coatto, costretti a subirlo.
Stetti in silenzio per qualche secondo e poi
dissi ” beh sicuramente questo approccio allunga la vita, il tuo modo di vivere e soprattutto ti permette di ” morire sano “ :-)).
Io sono sempre per Catullo ” Carpe diem! ”
« Dum loquimur fugerit invidaaetas: carpe diem, quam minimum credula postero. » (IT)
« Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse. cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel domani….i. »
(Orazio)
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Ho 32 anni e non mi sento ancora all’ altezza di avere una storia , mi ostino a cercarne una, anche quando non mi interessa
Come bruciare i tempi, consumando relazioni indigeste e insignificanti, aperto più alla frenesia di una corsa alla ricerca, che alle proprie irripetibili alchimie mentali.
Buongiorno Dottore
ecco alcune considerazioni e possibili fattori scatenanti del mio problema che vorrei a breve trattare in psicoterapia.
Ho cercato di andare indietro negli gli anni, per ripercorrere e rivivere certe esperienze ed emozioni, per provare a capire la causa del mio “disturbo”.
Così facendo ho notato che, fin da dopo la mia prima ragazza (storia importante, 5 anni assieme) ho preferito evitare ogni contatto con le donne, arrivando a rifiutarmi di avere rapporti anche quando messo alle strette.
Il pensiero ricorrente era che quella persona non era la ragazza giusta per me (per una serie di motivi superficiali più che altro) e che quindi non valeva la pena condividere un gesto così intimo.
Era come se ogni volta mi proiettassi avanti negli anni con quella persona, guardassi al futuro assieme, per poi scoprire, a priori, che non avrebbe funzionato e quindi che non valeva la pena neppure iniziare ad approfondire.
Nei rapporti occasionali “accettati” (quelli che per qualche ragione mi andava di approfondire, quantomeno sessualmente), la sensazione era sempre quella di non essere all’altezza, anche fisicamente, avendo davanti ragazze molto spesso attraenti, intelligenti ma anche piene di aspettative.
Ciò portava ad un’alchimia molto buona fino al fatidico momento, dove poi il fallimento era quanto meno garantito.Tutto questo è accaduto in situazioni, contesti e periodi quanto più vari e diversi, con donne molto diverse tra loro, negli ultimi 10 anni: in periodi molto rilassati, in vacanze, in situazioni domestiche, discoteche, hotels…
Nella ricerca di un fattore in qualche modo connesso , un qualche cosa che potessi legare a questo tipo di pensiero mi è venuta in mente una forma mentis che era molto radicata in me dai 17/18 anni (ma ricordo questo tipo di pensieri anche qualche anno più avanti negli anni) quando pretendevo di fare ogni esperienza nella vita il prima possibile, perché poi sarebbe stato troppo tardi: i miei idoli del momento erano cantanti famosi che avevano dato tutto prima dei 25 anni, ed io volevo imitare i loro passi pensando che ai 30 anni sarebbe stato tutto finito.
Ricordo mia madre che continuava a ripetermi che così non mi sarei goduto il momento, il presente, che stavo forzando i tempi, ma io per un lungo periodo non l’ho voluta ascoltare.
A 19 anni me ne andai a Londra in cerca di fortuna e di nuove esperienze e ne feci anche troppe, fino all’età di 25 anni dove cominciava ad essere chiaro che tutto ciò non poteva continuare e che avevo bisogno di ripensare ad una vita diversa.
E così feci: cambiai lavoro, stile di vita e trovai una ragazza con cui convivere (anche li si ripresentavano simili problemi, a cui però lei sembrava non dare troppo peso, ed io nemmeno). Un paio di anni dopo, quando lei mi lasciò, profondamente stanco della situazione in cui vivevo e disilluso, maturai la scelta di tornare in Italia dove con il mio socio stavamo facendo partire una piccola società di gestione di diritti artistici.
Spero di non essere stato troppo lungo e di aver incluso elementi utili all’analisi.
La saluto, Andrea
Continua
A proposito dell Intuito Aggiornamento 28 aprile 2012
Secondo Carl Gustav Jung,
…..dotati, c’è chi lo adopera per naturali predisposizioni e chi non sa neanche di possederlo.
Parte Seconda
I messaggi non verbali.
Gli occhi : lo specchio dell’anima.
a proposito del discorso sulla mia particolare sensibilità voglio condividere alcuni episodi davvero molto interessanti, in entrambi ho percepito la vita di due donne.
M è la mamma di un compagno di scuola di mio figlio, come capita tra mamme ci si incontra al mattino e si scambiano due chiacchiere, questo si ripete anche per anni, sono conoscenze che di solito rimangono marginali e terminano con il finire dei corsi di studio, M è una donna solare, allegra e anche molto schietta e genuina per certi versi ingenua nella sua estrema spontaneità nonostante abbia 48 anni e quindi più grande delle altre mamme, questo stride con la realtà fatta di persone popolane e spesso non proprio cristalline nella loro natura.
Naturalmente tra noi si è subito creata una certa simpatia, lei mi parlava dei suoi figli, parlavamo della scuola, dello sport e mai della vita privata, lei spesso mi confidava i problemi di apprendimento di suo figlio minore e le varie ricerche per trovare un bravo specialista che potesse fargli una diagnosi precisa.
Un giorno di aprile faccio un sogno, lei mi ospita a casa sua, è tutta allegra e solare come sempre, mi prepara il letto per la notte, la sua casa è piuttosto buia (nei miei sogni o c’è luce o c’è oscurità a seconda delle emozioni che percepisco), al mattino mi prepara la colazione ed ecco che all’improvviso arriva il marito (che conosco solo di vista) e mi guarda con odio, i suoi occhi sono terrificanti, con la mente mi dice che non devo interferire tra lui e la moglie, devo andare subito via o mi farà del male.
Mi sono svegliata con la sensazione tremenda che quest’uomo è carico di aggressività, nasconde qualcosa e vuole isolare la moglie per poterla gestire come vuole. Dopo qualche settimana il sogno si ripete e la convinzione mia si rafforza. In queste situazioni non posso certo chiedere alla persona interessata se il marito è un violento o come va la sua vita intima e familiare.
Così a quel tempo mi limitai a dire a M che l’avevo sognata 2 volte, lei stranamente sorrise e non mi chiese cosa avevo sognato. Io quando voglio conoscere la verità, non potendola chiedere a nessuno, prego Dio o l’angelo di farmela conoscere se questo può servire a far si che io sia in qualche modo d’aiuto alla persona dopo di che aspetto gli eventi.
Passarono 5 mesi, le vacanze estive e al rientro a scuola, un pomeriggio M mi chiama sul cell e comincia a dirmi cose vaghe, io dentro di me ho capito ch’era arrivato il momento, voleva parlarmi ma ci girava intorno, così dopo mezzora di chiacchiere inutili le ho dato appuntamento in un bar per il giorno dopo, per un caffè.
E immaginate il mio stupore quando mi dice che ad aprile aveva scoperto che il marito la tradiva, inoltre mi raccontò di alcuni scatti violenti del marito verso il figlio minore.
Come ho potuto sentire tutto questo? M mi aveva forse comunicato in modo non verbale i suoi disagi che il mio inconscio aveva recepito e tradotto sotto forma di sogno? Be il seguito della storia è lungo, sul momento le ho consigliato di non fare nulla di affrettato, di far sbollire la rabbia e poi ponderare bene come agire. Io non consiglio mai niente, mi limito a dare conforto, calore, solidarietà e forza necessaria per valutare lucidamente la propria situazione.
Ad oggi la situazione di M è davvero difficile, io le voglio bene e lei a me so che questo è molto importante per lei.
Il secondo episodio riguarda A, una compagna di scuola che non vedevo da 9 anni, avevo appena avuto il mio primo figlio, sognai che A camminava in una strada buia e piangeva, portava per mano 2 bambini piccoli, il marito era distante da lei e soffriva anche lui. Ero certa che A era in difficoltà e con una faccia tosta che non mi appartiene ma con la certezza di dover fare qualcosa (è una forza che mi obbliga a farlo) chiamai sua madre e le chiesi di darmi il numero di tel di sua figlia ch’era sposata da qualche anno, lei me lo diede volentieri perché abbiamo anche abitato, da bambine, sulla stessa via per anni.
Chiamai A e le dissi di non prendermi per pazza ma dovevo raccontarle il sogno e chiederle cosa non andava (io sentivo che riguardava i figli ma non volevo dirlo) infatti lei mi raccontò che da anni tentava invano di avere dei bambini, era ricorsa a cure ormonali e fecondazione assistita senza esito positivo, io allora le dissi che ero certissima che avrebbe avuto due bambini quindi non doveva più preoccuparsi di nulla, A ne rimase entusiasta.
Quasi 4 anni dopo mi telefonò dicendomi ch’ero la prima persona a cui voleva comunicare la sua gravidanza (avvenuta spontaneamente), e dopo soli 18 mesi dalla prima ebbe anche la seconda bambina. Non ci frequentiamo ma a volte d’estate la incontro in spiaggia con le sue bambine e lei ricorda sempre quell’episodio così bello e particolare.
Come avevo potuto avvertire il disagio di A che non vedevo da 9 anni? Avrei davvero tanti episodi da raccontare ma a questo punto penso sia abbastanza chiaro cosa vuol dire per me percepire le emozioni degli altri. Il terzo episodio riguarda L., una donna che mi ha mentito per 5 anni, una signora albanese che aiutavo e a cui i servizi sociali un terribile giorno tolsero i 5 figli, la denuncia era partita dalla nonna, aveva davvero bisogno di aiuto e le sono stata accanto pur sapendo che mi mentiva, nonostante più volte le abbia chiesto di dirmi la verità che non l’avrei abbandonata, lei mentiva e glielo leggevo negli occhi, l’ho aiutata strappandola alla morte, pesava meno di 40 chili e voleva solo morire, non si nutriva e vomitava anche l’acqua, viveva e vive nella miseria più nera, senza luce, né acqua calda, senza denti a soli 36 anni, per 9 lunghi mesi non ha avuto notizie dei figli e ho pregato così tanto Dio, avevo il terrore di trovarla morta, le preparavo da mangiare e aspettavo che mangiasse qualcosina distraendola, a volte ero dura e le dicevo che non poteva morire perché i figli l’aspettavano, altre volte ero dolce e la coccolavo come una figlia. Lei inveiva con sua madre dicendo che era cattiva, ma io l’avevo vista e i suoi occhi mi dicevano il contrario.
Sono passati 5 anni, L dopo varie traversie vede i suoi figli ogni settimana e può tenerli con se nelle festività, a volte parlo con loro al telefono, si ricordano di me, da qualche mese ha ripreso i contatti con la mamma e la sorella, che emozione vederle insieme, purtroppo L è vittima di un marito violento per questo mi ha mentito, me lo ha detto un mese fa, io le ho solo risposto che lo sapevo, in ogni caso ha preso 7 chili e dopo vari aborti si è finalmente decisa a prendere la pillola (di nascosto dal marito), le ho consigliato come fare e per me averla emancipata è stata una gioia immensa, averla sottratta anche solo psicologicamente dall’isolamento in cui lui la teneva è stata una conquista….il resto lo sa solo Dio ma sono convinta che ognuno di noi ha il dovere morale di aiutare gli altri non tanto nei loro bisogni fisici quanto in quelli spirituali per aiutarli nella loro evoluzione, un cammino comune a tutti.
Francesca S.
I Parte
Empatia, un dono che può diventare un limite.
Sensibilità, un limite che può diventare un dono.
Caro dottor Burdi,
voglio condividere una piccola parte della mia storia e parlare di una capacità di cui tutti gli esseri umani sono dotati ma che non tutti utilizzano, o perché hanno un carattere più concentrato sulla propria persona fisica e sulle proprie esigenze personali o perché poco interessati da ciò che li circonda rispetto a determinati fenomeni.
Io sono la prima di tre sorelle, sin dall’ infanzia ad oggi tra noi si è creata una forte empatia che ha compreso anche mia madre, mio padre e tutte le persone con cui veniamo in relazione.
Tre bambine molto sensibili, dolci e dalla lacrima facile, piccole donnine cresciute con l’idea del sacrificio e della serietà, educate, composte e solidali.
Siamo cresciute con un padre molto possessivo che ha tenuto mia madre e noi chiuse in un mondo dove tutto ciò che è fuori è brutto e cattivo e tutto ciò che è dentro è amore e giustizia, in realtà una persona asociale, insicura ed anche un po’ egoista perché non si è mai smosso dalle sue ferme convinzioni.
I suoi erano ricatti morali, basati sul senso di colpa, che ha funzionato benissimo, noi eravamo brave e serie, il resto del mondo no, come si può deludere le aspettative di un genitore che fa tutto per il tuo bene, che ti ama così tanto?
Le sue parole chiave erano: “Io mi fido di voi ma non degli altri!” .
Mia madre non ha potuto molto, completamente dominata da mio padre e in gran parte vittima dei retaggi familiari non felici che l’hanno condizionata tutta la vita.
Crescendo lo abbiamo molto contestato ma non c’era verso, di questo ne abbiamo sofferto tutte ma poi ognuno ha preso la sua strada non senza fatica, io mi sono fatta condizionare molto e in un momento particolare non ho saputo battermi, ho vinto un concorso in Polizia passando tra i primi 1000 su 240.000 candidati, un concorso che si è svolto a
Roma ed è durato 3 mesi, tanta era l’affluenza di partecipanti, mi fece andare forse pensando che non sarei stata chiamata e invece lo superai, mio padre ne fece una tragedia, mi dovevo presentare ma nessuno mi disse ch’ero brava, solo strepiti e paura di lasciarmi andare e così il mio viaggio verso Roma è rimasto un treno perso per una vita che non conoscerò mai.
Mi sono legata al mio futuro marito.
Ci sono stati momenti anche di rassegnazione e poi ho smesso di parlare e ho pensato bene di sposarmi presto per costruirmi una vita mia… che altra Odissea.
Ho creato la mia famiglia con gioia ma allora pensavo di crearmi presto una mia autonomia e che sarei stata felice, oggi penso che sono stata debole, precipitosa, compensativa e poco sicura sulle mie capacità, sempre alla disperata ricerca di approvazione e assetata d’affetto e attenzioni, non riuscivo a tollerare di far star male qualcuno, ma accontentare gli altri mortificando le proprie capacità non porta certo alla felicità, ma solo grande frustrazione e non ci sono vie di fuga bisogna combattere e non aver paura della disapprovazione altrui, avrei dovuto concedermi più tempo.
Oggi in tutta onestà penso che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e io devo riconoscere la mia debolezza magari giustificata dalla giovane età.
Anni dopo entrambe le mie sorelle hanno lasciato casa per andare a lavorare nel nord Italia, mio padre pianse come un bambino.
In casa mia però c’è stato anche tanto amore, i miei genitori nonostante i caratteri così diversi si sono tanto amati e ci hanno insegnato ad essere generose e solidali ed anche ad avere sempre grande rispetto della propria persona e di valori come l’onestà e l’educazione, mio padre è morto presto aveva 65 anni, è stato molto amato e non ha mai smesso di dirci quanto ci voleva bene, nonostante il carattere non facile aveva anche un gran senso dell’umorismo.
Mia madre ha subito vari interventi ma non ho mai avuto sensazioni negative, di mio padre ho sentito che sarebbe morto un giorno che si sentiva poco bene e sono andata a trovarlo, mi ha dato la mano e l’ho baciato, ho sentito un colpo al cuore e una voce dentro di me che mi diceva di stargli vicino perché il suo tempo era finito, non ho mai dubitato delle mie sensazioni soprattutto quando sono così chiare, improvvise e quasi violente.
Mio padre ha iniziato a stare male a giugno, ed è morto dopo due mesi. In quei giorni io pregavo Dio , non di salvarlo come sarebbe stato logico, ripeto sapevo che Dio aveva deciso così quindi non potevo nulla contro il suo volere, chiedevo di non farlo soffrire e di mandare giù qualcuno che lo portasse per mano non facendolo sentire solo e impaurito.
Una settimana prima di morire, mio padre che non ha mai perso conoscenza e parlava con noi tranquillamente, mi dice che c’è una signora che lo va a trovare e io ( pur sapendo la risposta ) gli ho chiesto se era un’infermiera, lui secco mi ha detto che non era di qui, ma di la, gli ho sorriso e ho detto che ero contenta perché questa persona gli voleva bene.
Nei giorni seguenti lui ne ha parlato con tutti, continuava a vederla e in certi momenti si stupiva di ciò, chiedendo a noi o ad altri vicini di letto come fosse possibile.
Be mio padre è andato tranquillo ed in seguito ho fatto dei sogni che mi hanno confermato ciò.
Mentre papà era ricoverato al Policlinico in quei giorni portai mia madre all’ ospedale di Triggiano per un intervento all’utero, passarono dei giorni e l’esito della biopsia non arrivava, ma un giorno mio padre disse di non preoccuparci perché durante un sogno aveva sentito una voce che per tre volte di seguito gli diceva che l’esito della biopsia di mia madre era negativo e quindi potevamo stare tranquilli.
Quell’esito l’ho ritirato un mese dopo la sua morte e naturalmente era negativo.
Io e le mie sorelle facciamo sogni “incrociati” come quando abbiamo sognato, io mia madre e mia sorella, la futura gravidanza dell’altra mia sorella con tanto di sesso del nascituro e peso alla nascita.
Avrei tantissimi episodi da raccontare, ho sognato appena incinta che il mio bimbo non sarebbe nato, nel sogno vedevo, annegare un neonato in una pozzanghera, e quando ho fatto l’ecografia non dimenticherò mai la faccia dispiaciuta del ginecologo che mi diceva che non c’era battito cardiaco e dovevo ricoverarmi per l’ interruzione non voluta.
Così è stato per due volte, anche la seconda volta un sogno ha preannunciato l’esito non gradito.
Ma sapevo che avrei avuto un figlio maschio, perché l’ho sognato quando avevo 16 anni e alla fine è nato R.
Di Mio figlio D. invece, un giorno molto tempo prima del suo concepimento ho avvertito la sua presenza che mi camminava a fianco e mi chiedeva insistentemente se ero pronta ad accoglierlo e così è stato, penserete che è singolare o che sto farneticando ma vi assicuro che lui era già accanto a me, ho deciso che ero pronta e l’ho concepito subito.
Avrei potuto avere un terzo figlio anche questo preannunciato da un sogno, mi veniva chiesto espressamente se mi sentivo di metterlo al mondo e io ho rifiutato, ero già in crisi da anni,
ero depressa e avevo crisi di panico e ansia, una crisi che mi ha portata a decidere di fare psicoterapia presso lo studio dello Psicologo Dr. Burdi presente su Bari e provincia, non potevo certo mettere al mondo un altro figlio, era arrivato il momento di mettere al mondo me stessa, di partorire Francesca e finalmente guardare la mia natura, la mia anima volare libera, nella luce come una bellissima e colorata farfalla, delicata ma libera !!!
Mia sorella L. ha avvicinato me e gli altri componenti della famiglia a interessarci di cosa vuol dire avere una sensibilità particolare.
Lei sin da piccola percepiva delle presenze, faceva viaggi oltre se, visitava abitazioni che conosceva ma non frequentava e ne descriveva i particolari e che poi corrispondevano alla realtà. Lucia è una infermiera, percepiva i loro dolori e le richieste d’aiuto di pazienti, ne percepiva l’energia, in seguito ha cambiato reparto perché tali situazioni la turbavano.
Lucia era spaventata, da piccola l’abbiamo fatta visitare, ma in lei vedevano solo una bambina normale, solo più sensibile e paurosa, crescendo lei ha molto approfondito la sua sensibilità con letture e conosciuto persone ( uno psicoterapeuta, un prete esorcista, un pranoterapeuta e un’insegnante di Yoga e meditazione ) che l’hanno saputa tranquillizzare sulla normalità di tali capacità che tutti potremmo utilizzare ma solo alcuni riescono a sviluppare.
Tengo a precisare che siamo credenti e ci teniamo alla
larga da ogni forma di superstizione, parlo di sensibilità e assolutamente mai di magia, esoterismo e altre amenità del genere, da cui tutti e dico tutti dovrebbero tenersi alla larga.
Noi sappiamo bene che oltre al corpo siamo fatti di energia mentale e che il nostro sistema nervoso centrale lo conosciamo ben poco ed ha una capacità che ci permette di comunicare con tutte le le sue potenzialità.
E’ difficile raccontare una vita in due righe, parlerò di L. nelle prossime parti in modo da spiegare un po’ meglio la sua sensibilità che ho scoperto essere un po mia e sicuramente anche un pò vostra.
Nessuna cosa avviene per caso di questo sono certa, nessuna
richiesta rimane inascoltata, dopo un percorso di psicoterapia c’è stato un cambiamento enorme in me, mi sono liberata di tutti quei paletti in cui mi ero imprigionata, la mia sensibilità mi portava a sentire il dolore di tante persone e a farlo mio, mi preoccupavo costantemente di correre in aiuto in maniera diretta o indiretta di chi sentivo avesse bisogno e non mi curavo di me, chissà perché pensavo che per me non c’era via d’uscita, e poi ho capito e ho deciso di aiutare me stessa e mi sono data il permesso di vivere e perché no, cambiare la mia vita in meglio per quanto è possibile e poi aiutare meglio e correttamente gli altri.
Vi invito a commentare e a scrivere di voi su studio@burdi.it
Francesca S
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Da Roberta
Ciao Francesca,
quello che racconti è molto suggestivo.
Voglio raccontarti di alcuni episodi che hanno segnato la mia vita, non profondi come i tuoi, ma che riguardano l’intuito.
Quando sono rimasta incinta, nonostante il test di gravidanza era risultato negativo, sentivo che c’era qualcosa di diverso e ho insistito con il fare le analisi del sangue ed ero incinta!
Una settimana prima che nascesse ho sognato la mia bambina appena nata: piccola, il visino a pallina e tanti capelli neri: è nata esattamente uguale.
Spesso mi accade di avere la “telepatia” con mio marito e con una cara amica. Mi capita di chiamarli o di scrivere loro un sms o una mail esattamente un momento prima in cui anche loro lo stanno facendo nei miei confronti… o mi stanno pensando.
Il mio intuito ha avuto la massima sua funzione durante il tradimento di mio marito.
Appena lui ha incominciato solo a frequentare l’altra donna io l’ho sentito. Non potevo immaginare, ma gli ho detto che “lo sentivo lontano” e ho incominciato a prendere iniziative come trascinata da un sesto senso. E’ come se sentissi ogni sua vibrazione. Ma l’assoluta fiducia in lui e poca in me stessa non mi faceva immaginare nulla. Anche molto prima che accadesse ho osservato atteggiamenti strani e a me incomprensibili.
Dopo avermi confessato un coinvolgimento con un’altra donna, senza ancora sapere che fosse sessuale, inconsciamente ho fatto un atto sessuale che non avevo mai fatto prima, a distanza di un anno ho scoperto che lo faceva anche lei… che cosa è successo alla mia testa? Il mio inconscio sapeva tutto anche se lui negava di fare sesso con un’altra e io gli credevo, ma non gli chiedevo la sua parola d’onore perché il mio inconscio sapeva la verità… e io volevo scacciare quell’amara verità.
Lo vedevo fuori di se, non era se stesso, con tutti, non solo con me.
Credo che l’intuito appartiene alle persone che hanno uno spiccato senso dell’osservazione e una grande sensibilità.
Ho sempre considerato la mia sensibilità un limite, perché mi ha portato spesso a soffrire nella mia vita e a piangere, ma oggi quella sensibilità è il mio Dono che mi ha permesso di “sentire” mio marito e la sua sofferenza.
Con la psicoterapia sono riuscita a imparare a gestire la mia emotività, non la reprimo, ma non mi faccio più catturare per lunghi periodi come mi succedeva prima.
Mi ritrovo in parte nella tua storia di vita.
Bambina molto sensibile con la lacrima facile, con un papà possessivo, vittima a sua volta di una madre padrone. Aveva sotto controllo me, mia sorella e mia madre. Mia madre ha sofferto tanto a causa degli obblighi e doveri di mio padre nei confronti di questa famiglia patriarcale. Soffriva fisicamente con asma, orticarie, mal di stomaco, svenimenti improvvisi … solo dopo la nascita di mia figlia lei è guarita.
Due figlie “perfette”: educate, composte, eppure tutto ci era negato, in particolare e me che sono quella più grande è stata negata la libertà di sbagliare.
Troppa protezione e invece il mondo fuori dalla famiglia è difficile. I suoi permessi erano condizionati dalla presenza di mio marito (all’epoca fidanzato), da sola non potevo fare nulla.
Anch’io ho vissuto rendendo felici gli altri, non pensando a quello che Io volevo. Lavoravo con mio padre, sottopagata, spesso ho espresso il desiderio di smettere … ma mi sono fatta condizionare dai suoi ricatti psicologici: se smetto di lavorare muoio! Al primo posto c’è sempre stato il mio compagno e la realizzazione dei suoi obiettivi.
La nascita di mia figlia ha compensato il mio vuoto, mi sono sentita realizzata, con lei riuscivo a essere in simbiosi e serena, ma ho smesso di essere combattiva e il mio corpo ha reagito somatizzando: manifestavo il mio malessere con le emicranie.
Le emicranie sono la manifestazione dei miei stati ansiosi, ansia anche trasmessami da altri…
Un Abbraccio Roberta
Cara Roberta,
ho letto la tua mail, fantastica, sono contenta e anche un po’ emozionata, tu dici che le tue sensazioni non sono così eclatanti come le mie ma non è affatto così, anzi. Il tuo intuito ti ha detto molto e può diventare il tuo migliore amico, come hai detto tu stessa sapevi già molte cose, non è poco. Dentro di noi sappiamo sempre cosa è meglio per la nostra vita, a volte però la paura ci fa chiudere gli occhi, così possiamo sempre dire di non aver visto o capito una determinata situazione. Tu hai empatia con alcune persone a cui vuoi bene, io invece anche con estranei o conoscenti, mi capita di intuire le loro vite, anche attraverso dei sogni o guardandoli negli occhi, spesso mi dicono delle cose e io ne vedo altre, cose che poi vengono fuori nel tempo e mi danno conferma, poi per un motivo inspiegabile la mia voce interiore mi dice che devo aiutarle, piccoli interventi per il loro percorso evolutivo, mi sembra di avere una calamita ma penso che mentalmente queste persone a loro volta intuiscano la mia disponibilità per questo si avvicinano a me. Anche io avevo bisogno di una persona che mi aiutasse nel mio percorso e ho scelto il dottor Burdi, lui mi ha aiutato ad andare su uno scalino superiore. Ora che ho terminato il mio percorso di psicoterapia, sono serena e essendomi liberata delle mie zavorre mentali posso agire senza che le emozioni degli altri mi devastino e incidano sul mio personale equilibrio.
Se continuerai a leggere le news racconterò altri episodi che hanno a che vedere con l’intuito e l’empatia. Ti auguro davvero ogni bene e più di tutto di seguire sempre quella parte di te che sa guidarti, certo bisogna anche stare attenti a non confondere le intuizioni con le ansie e le paure, si rischia di prendere fischi per fiaschi, ma solitamente le due cose sono così differenti da essere facilmente riconoscibili.
Un abbraccio Francesca.
Ilean
ho appena letto…ho pianto tanto…mi manca tanto francesca…. un bacio da parte mia, sei sempre nei miei pensieri, sempre. Ilean
Carissima Ilean,
quando ho letto il tuo messaggio mi sono commossa anch’io, il cuore mi batteva fortissimo, sono felice che mi pensi perché anch’io ti ho pensato tanto e ho saputo dei tuoi progressi, sei davvero forte e determinata e hai in te delle grandi potenzialità sono certa che arriverai alla meta e quel giorno esulterò con te, mi risuona nella mente la tua risata così contagiosa e la tua allegria, ti abbraccio forte forte e ti sarò accanto con tutto il mio affetto, aspetterò tue notizie con grande gioia. Francesca .
Continua
ESPRIMERE LE EMOZIONI
Riuscire ad esprimere le proprie emozioni, non solo è catartico ma rappresenta l’ inizio di una soluzione
Tante parole, vissuti e comportamenti dominanti ci fanno implodere, logorare e scoppiare dentro, il tempo della consapevolezza, della coscienza rappresentano l’ atto di rivalsa nei propri confronti per liberarci dalle zavorre…..
Lettera ad una Testona
Mia cara, volevo dirti una cosa che proprio va a cozzare tra me e te, è che tu hai questo atteggiamento da Donna Dominante, forse perche sei insicura dell’amore che provo nei tuoi riguardi o forse che non provo più, che ti fa diventare chiusa e ferma nella tua posizione di “Macigno”.
Donna anche un po mafiosa e arrogantella che crede, che con questo modo di comportarsi riuscirà ad aggirare me, riuscirà ad allontanare le altre ragazze, che con questa violenza sottointesa prevarrà su tutto, e che cosi facendo farà sbocciare il nostro amore, che cosi non fiorirà mai. Poi visto che siamo in tema di Analisi, tu sei davvero molto convinta delle tue posizioni, hai dei macigni in testa e non c’è modo di farti cambiare idea. Io non posso combattere contro delle posizioni così solide che hai.
Le hai sempre avute e continuerai ad averle, non ci voglio neanche provare a modificarle tanto tu sei talmente serrata nelle tue posizioni e convinzioni, sei cristallizzata che non c è modo di tirarti fuori, è un lavoro che solo tu puoi fare non certo per me , ma per la tua felicità. Sei talmente ferma nel tuo mondo che sono anni che sei sempre allo stesso punto, in tutti gli aspetti della tua vita, stando su un piedistallo a ripetere a te e agli altri che è tutta colpa degli altri. In amore ti giustifichi che è colpa mia, nel ambito nella vita privata dai colpa alla scelta universitaria sbagliata, alla tua famiglia ecc.
Ma in fin dei conti sei sempre tu l’artefice delle tue scelte e della tua vita. Tu mi hai scelto, e ti ripeto sei tu che mi hai scelto e non io, e se continui a perseverare nell’errore di frequentarmi è una tua colpa, sono anni che lo fai, la dice molto sul tuo modo di voler rimanere nel tuo stato comatoso, immobile e malato. Fanculo l’amore che provi nei miei riguardi, se avessi voluto da anni mi avresti mandato a cagare… stai ancora dietro me, solo perche ci vuoi rimanere.
È un tuo modo malato di relazionarti, per poi trovare un capro espiatorio per poter dare colpe. Sei talmente carina e charmante che hai una infinità di opportunità in campo amoroso e non solo, però continui a perseverare dietro questa scelta, che non ha basi solide su cui formarsi.
Ora, dopo tutto quello che ti ho scritto ti chiuderai di nuovo nel tuo mondo e invece che leggere e apprendere un altro punto di vista, farai quello che meglio credi cioè nulla. Mi ribatterai e rimanderai tutto al mittente , quello che ti ho detto come: “tu nn capisci nulla sei un pezzo di m…., io ti amo invece tu niente, te nn mi meriti, le altre ragazze, i tuoi amici, i tuoi interessi bla bla bla… alla fine hai ragione tu”!! Ti riconvicerai ancora una volta che hai sempre ragione.
Cantandolo ai quattro venti e a quei quattro scemi che ti ascoltano senza darti un consiglio serio per farti stare bene. Mi piacerebbe vederti felice davvero lo dico perche il sentimento che provo nei tuoi riguardi è molto forte e sincero, ma è da parecchio che ho gettato la spugna, io non riesco neanche piu a vedere un futuro insieme a te, perche mi irrita il tuo mondo di convinzioni serrate, che hai e che non c’è verso di modificare. Francamente non so davvero cosa consigliarti il lavoro che devi fare dentro te è davvero tanto.
Poi c’è una cosa su tutte che mi fa andare in bestia, sei una ragazza con delle pontenzialità di bellezza e intelligenza che poche volte ho incontrato nella mia vita, ma che a causa di CONVIZIONI sbagliate non riesce a cogliere e a sfruttare le 10.000 opportunità che la vita le ha dato… sai chi mi ricordi? Per un verso mia mamma!! Scusa lo sfogo però sono davvero stanco di vederti buttare anni e felicità cosi!!!
Fabio
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Dott come risolvo il mio passato ?
L’ Hic et Nunc : come progettare l’esistente ed apprendere il presente…
Inno al presente .
I rapporti e le relazioni andate, relativi al passato, quando perdono la “magia” del loro mistero, in relazione a quello schema consolidato di anni di sintesi neurobiologica dei ricordi, sarebbe preferibile lasciarli, perché inquadrabili sulla base della nostra maturità di quel periodo passato, fondata su quelle circostanze e su quegli anni nei quali ci sembrava allora, ma non più oggi, meraviglioso o terrificante.
Sarebbe difficile Oggi poter dar loro senso, se non nell’ ottica di un miglioramento della nostra vita presente.
Solo quando riusciremmo a star meglio, nel qui ed ora, solo allora avremmo il coraggio di ammettere che il nostro benessere è anche frutto di quel passato e faremmo solo cosi allora un opera di reintegrazione tra passato e presente, da non confondere col recupero o col miglioramento di quel periodo, ma avvertiremmo un opera di grandiosa bonifica solo ed esclusivamente dopo aver migliorato il nostro presente .
Solo allora riusciremmo a dire, paradossalmente, anche grazie al nostro passato, perché il nostro presente nella sua qualità alchemica lo avremmo decisamente migliorato .
Possiamo solo migliorare il presente, ma i rapporti ormai impostati quelli vecchi, il piu delle volte no, a meno che certe persone non abbiamo fatto ricorso all’ analisi .
È necessario legarsi al presente con tutto ció che di nuovo o ci sia, dando senso alle nuove scoperte ed osservazioni, alle nuove conquiste, aprirsi sempre piu ad esse a tutto ció che solo ci ispiri, cercando di far respirare la propria vita, di capire come poter dare piu senso a ció che si È o a ció che si Fa, dilatare il rispetto per se, per gli altri e per gli oggetti mentali ed oggettuali, espandersi alle nuove conoscenze, alla fucina del proprio pensiero che dovrà reggerci, alimentare ció che oggi regge la nostra forza e il piacere di esistere.
Solo in questa strategia di esistere mi piacerà il passato lo amerei di più, senza volerci necessariamente più tornare, perchè non avrei più tempo e testa di volerlo rivisitare, affascinato da un ricco presente, da un io determinato dal protagonismo che dalla comparsa.
Magicamente, come in una ipnosi, il vecchio, diventerebbe Antico e lo scopriremmo come essere le nostre Radici , ma ció che conta sarà di più imparare a custodire e a proteggere con paletti, i frutti di queste piacevoli sofferte patite e gioite conquiste di un presente in divenire . Abbiamo l obbligo nei nostri confronti di migliorare la qualità della vita assolutamente presente, ri-integrando solo così il passato, tutto il resto é solo obsoleto e inutilmente già rivisto .
giorgio burdi