La vita, si sa, è un percorso intricato straordinario. Vi è chi, forse mosso da una maggior consapevolezza o spinto da un’inspiegabile esuberanza, è in grado di vivere anche i momenti più
critici come vere e proprie occasioni di crescita personale; sfide colte come tramite di
conoscenza di sé, strumenti necessari per l’attualizzazione delle proprie risorse, ma anche per consolidare le basi in ottica di una prospettiva futura di gioia, quasi si trattasse di un azzardo verso la felicità.
Una promessa presente di riscatto e sicura prosperità. Si tratta di persone che
vivono l’esistenza nella sua pienezza, nelle sue asperità più crude, nelle sue vivaci contraddizioni e nei suoi estremi, talvolta pungenti, senza precludersi alcunché, senza decretare giudizi di valore troppo occludenti su ciò che capita nel loro personalissimo vissuto.
Quel che colpisce di questa attitudine famelica rispetto la vita sono la forza, la costanza, la
perseveranza di nell’affrontare i disagi e le sofferenze, come a farsi indole personale di tenacia, urlo di resistenza attiva e motivo di stupore per chi ritiene quelle medesime condizioni inaccettabili.
Cosa c’è di diverso, dunque, in coloro che fanno di questa felice ribellione uno stato d’animo prevalente nel fronteggiare le sfide della loro esistenza? Cosa celaquell’ inesauribile energia vitale, quell’attaccamento alla vita tanto ostinato quanto invidiato?
Ogni persona ha la propria storia, un vissuto originale che intesse la trama di espedienti, ricordi e carico emozionale irripetibile. A determinare una differenza sostanziale in un tipo di approccio positivo alla vita è quella capacità, apparentemente ignorata e schernita dai più, frutto di un lavoro incessante con se stessi: la volontà di saper accettare con gratitudine tutto ciò che si presenta, al di là del bene e del male, con una vena di dolcezza e compassione quali antidoto emotivo alle avversità.
Sperimentare personalmente il naufragio di ogni opposizione rispetto gli imprevisti dolorosi che riserva la quotidianità provoca un cambio di prospettiva radicale; si gode delle piccole cose e ci si abbonda con sano ottimismo alle sorprese della vita, rinnegando con convinzione la percezione di sé come vittime inermi dinanzi la tempesta.
Si balla perfino sotta la pioggia battente: un bell’esercizio di fiducia, una lotta contro la staticità di un percorso che sembra
prestabilito ma che vede nel nostro divenire protagonisti, un’azione irrinunciabile. Un inno, un impulso essenziale vigoroso.
Aver fame di vita, brillare di luce propria in modo intenso equivale anche a dare un significato reale ai proprie sentimenti, inglobare ogni tipo di emozione, senza timore di vivere la paura, attraversarla invece, coglierla nel profondo delle sue tenebre.
Potrà sembrare paradossale, ma dietro ad essa si nasconde un’immensa voglia di vivere. Spesso l’ansia, così come altri disturbipsicologici, appaiono esclusivamente come sintomi negativi di un malessere psichico insondabile;
ciò che rivelano, in realtà, è proprio questa pulsione vitale, tanto potente da spaventarci,
difficilmente gestibile ma fonte primaria ed autentica di felicità.
La nostra mente lavora così per scuoterci dalle fondamenta, per risvegliarci alle vibrazioni della vita, con l’intendo fondamentale di farci comprendere che stiamo escludendo dalla nostra esistenza qualcosa di cui abbiamo assolutamente bisogno. La necessità inespressa di un desiderio represso, una sessualità insoddisfacente, sentimenti che non trovano una sana manifestazione, voglia di libertà, modi particolari di essere, obiettivi non raggiunti, e altro ancora.
Trasgredire dinanzi a chi tenta di manipolare le nostre scelte o sradicare ogni tentativo di
autosabotaggio: accettarsi e compiacersi di ogni limite, nell’ottica curativa di apporre
cambiamenti reali nella nostra vita. Prenderne in mano le redini, sfoggiare il sorriso più bello solo perché grati di poter provare e sentire sulla pelle, nella mente, quell’insensata voglia di vita che tutto comprende. Quella fame che altro non è che appetito e riconoscenza per la vita, per noi stessi. Per la cura,
Sintesi a cura di Maria Arancio
Tirocinante di Psicologia Clinica
presso STUDIO BURDI
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