
Fortemente presente, totalmente assente.
Minuchin, pioniere della psicoterapia familiare, identifica tra le costellazioni familiari della coesione, due tipologie completamente opposte, ma ugualmente distruttive.. l’invischiato e il disimpegnato.
Nella famiglia invischiata l’individualità è totalmente assente, la famiglia è totalità, le emozioni vengono sentite da ogni componente in maniera amplificata, non c’è privacy, non esistono limiti, ogni decisione viene tacitamente accettata da ogni membro senza possibilità di reale confronto. Esistono regole, doveri, disposizioni, in onore dell’amore familiare, un amore eccessivo, talmente forte da distruggere, privare il bambino della sua vita, che non lascia spazio alla crescita individuale, alle scelte.
Un padre che ama profondamente e con tutto se stesso la sua bambina, la sua gioia, il suo cucciolo da proteggere, istruire, crescere, incontra in terapia un ragazzo, un meraviglioso ragazzo soffocato dall’amore di una madre che per tutta la sua vita c’è stata per lui. Lei c’è stata in un modo che credeva fosse quello giusto, ha cercato di farlo vivere in una campana di vetro, lontano dai pericoli, in un mondo ovattato, finto, perfetto, un parco giochi con tutte le misure di sicurezza. Come portare un bambino sullo scivolo mettendogli casco, ginocchiere, cuscini a terra, magari controllando costantemente che non stia sudando, e magari non facendolo divertire troppo perché potrebbe distrarsi e farsi male. Uno scenario soffocante frutto di un amore opprimente, che diventa distruttivo.
Un padre incontra oggi in gruppo analisi, un ragazzo ipocondriaco con una madre che ha sempre adottato tutte le misure di sicurezza, che lo ha allontanato da qualsiasi pericolo.. E che oggi combatte con l’ansia e il panico di vivere la propria vita, impaurito dalla possibilità di essere contaminato da un mondo, che misure di sicurezza non usa.
La proiezione del ragazzo nell’uomo è stata talmente forte che al solo racconto dell’amore del padre verso sua figlia, questo ragazzo ha reagito con ansia, sentendosi soffocare da un amore che annienta.
Dall’altra parte della medaglia, abbiamo la famiglia disimpegnata, dove l’individualità è tutto, le misure di sicurezza non esistono, i genitori non accompagnano i bambini nella scoperta di se stessi e del mondo, dove i pericoli non si riconoscono ma se ne ha accesso.
Una madre che si dimentica sistematicamente di prendere la figlia da scuola, due fratellini che decidono di andare a prendere un treno per partire, una ragazza che si fa carico di tutti i problemi della famiglia nella disperata e vana speranza di ricostruire un ambiente più sano, unito e positivo, un ragazzo che deve consolare una zia nonostante il suo desiderio di essere protetto e consolato da sua madre. Sono scenari dove i ruoli si invertono, generando confusione, disagio e paure. I figli diventano genitori, privandosi di vivere la fanciullezza, l’adolescenza, ricercando in loro stessi una perfezione estenuante. Vivendo con la costante paura di sbagliare, di essere giudicati, di non essere abbastanza per non aver mai avuto sostegno, calore e approvazione.
In gruppo li riconosci, sono giovani adulti, composti, con emozioni soffocate, ma che quando emergono raggiungono tutti, come un urlo straziante.
Entrambe le costellazioni sono distruttive, privano il bambino e il futuro giovane adulto di autostima, di sostegno, di fiducia in loro stessi, generano ansie e paranoie, malattie psicosomatiche, rigidità e diffidenza che si cronicizza in noia o depressione.
La magia della terapia di gruppo è la possibilità di confronto, di conoscenza di queste realtà, accompagnando ogni persona nella comprensione di queste dinamiche e nel proprio cambiamento. Nell’affermazione di se stessi, riappropriazione della propria persona.
benedetta racanelli
tirocinante di psicologia
presso lo studio burdi
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