IL PREGIUDIZIO
Il nostro sistema difensivo è concepito per attribuire maggiore rilevanza e focalizzare la nostra attenzione su quelle situazioni che potrebbero costituire una potenziale minaccia per la nostra sopravvivenza e incolumità.
Questo sistema di difesa, di derivazione ancestrale entra in gioconell’uomo moderno anche in quelle situazioni che pur non costituendo una minaccia per la vita, possono compromettere, in base al nostro sistema di attribuzione di valori, la nostra identità relazionale, sociale, affettiva.
In questo senso le risorse cognitive ed emotive vengono quindi completamente mobilitate dai seppur esigui fattori ritenuti negativi e distolte dalle più numerose componenti positive dell’esistenza.
L’estrema focalizzazione sugli elementi negativi, è all’origine diun errore cognitivo importante che si inserisce nella valutazione di sé stessi, della realtà e del mondo, che viene definito “negative bias” ovvero il “pregiudizio negativo”.
Sebbene tale pregiudizio sia originato dalla necessità di preservare l’incolumità dell’uomo, quando questo diventa prioritario e dominante in tutti gli aspetti della vita relazionale, professionale e psichica, esso finisce per costituire un nodo disfunzionale per l’esistenza che necessita di essere sciolto.
All’origine del “pregiudizio negativo” disfunzionale vi è la crescita e lo sviluppo dell’individuo all’interno di una realtà, familiare e sociale, in cui sussiste un sistema di attribuzione di valori e di significati alterato, seppur riconosciuto come valido a livello della comunità, grande o piccola che essa sia. All’interno di questo sistema di attribuzione non vengono riconosciute e valorizzate le risorse, le potenzialità, i desideri, le intuizionidell’individuo nella sua unicità, ma le sue potenziali inadeguatezze di fronte ad un mondo percepito tanto minaccioso,valutante e svalutante, quanto giusto, che richiede l’annichilimento di ogni vibrazione, di ogni battito d’ali e una totale uniformizzazione.
Basti pensare ai numerosi test di ammissione, ai test Q.I., ai test di personalità o alle numerose varie altre etichette che spesso per semplificare la realtà finiscono per ridurre l’essere umano nella sua incredibile complessità ed unicità ad un mero contenitore di informazioni, di saperi, di comportamenti da valutare.
In mancanza di consapevolezza, si finisce allora per delegare a qualcun altro il giudizio e l’approvazione dei propri desideri, delle proprie aspirazioni e di fatto l’anelito alla propria realizzazione e libertà.
Laddove l’ascolto delle voci esterne ha preso il posto dell’ascolto della propria voce interiore, del proprio intuito, dell’amore per sé stessi, diventa difficile se non impossibile saper riconoscere chi siamo veramente, qual è la verità di noi stessi, come entrare in sintonia con la vita, perché abbiamo perso la capacità di intenderela nostra musica.
Nella ricerca della libertà è allora importante imparare a riconoscere due voci controverse che convivono in noi, quella che corrisponde alla parte più vitale di noi, che sà di possedere le ali e di poter spiccare il volo, di essere fatta per questa vita, e quella che corrisponde alla parte più condizionata, frenata dalla paura di sbagliare e di essere annientata, quella che ci vuole convincere che l’unica realtà possibile sono le sabbie mobili dei giudizi e delle etichette.
Una voce che ci fa vedere la nostra bellezza, le nostre risorse e che ci fa desiderare di avere un ruolo attivo in una vita bella da vivere, anche con le sue sfide e difficoltà, dove non esiste giusto sbagliato, ma esiste l’ ”autentico”… e una voce che ci fa vivereattanagliati dal pregiudizio negativo, sempre pronta a fermare, atrattenere dal divenire uomini liberi, che senza neanche accorgercene finisce per farci preferire la sicurezza dell’essere schiavi all’incertezza della libertà.
Solo togliendo giorno dopo giorno il coperchio dalla nostra coscienza, è possibile identificare la voce nascosta condizionantee ridimensionarla, iniziando un percorso verso un’esistenza in cuile nostre scelte ed i nostri discernimenti siano effettuati in veralibertà, in cui sia possibile far crescere e prosperare le nostre componenti più vitali, in un loop virtuoso verso la realizzazione di una vita più autentica, fatta non di paure, ma di strategie di fronte alle difficoltà e di risorse, in cui miracolosamente il ritmoquotidiano monotono e angosciante può finalmente trasformarsinella sinfonia della vita che siamo chiamati a vivere.
Sintesi a cura di
Dott.ssa Laura Cecchetto
Tirocinante di Psicologia
presso Studio Burdi
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