
La psicoterapia, il viaggio all’interno di noi stessi
Quante volte mentre affrontiamo un periodo difficile, ci sarà capitato di pensare ad un viaggio, magari lontano, per allontanare quel dolore, per esorcizzare quel male, per colmare un vuoto, o per riempire la noia.
Pensiamo che il viaggio possa cicatrizzare le ferite, “curarci”, immaginiamo il viaggio come fosse una medicina al dolore.
Ma inevitabilmente, quel dolore, quella ferita, quel vuoto, ce lo portiamo assieme, come un compagno di viaggio non invitato, come un bagaglio pesantissimo sulle nostre spalle, nella nostra meta.
Immaginiamo il viaggio in momenti difficili perché abbiamo la percezione che allontanandoci, il dolore possa magicamente sparire, che più lontano andiamo, più potremmo stare meglio.
In momenti come questo ci si ritrova a non sentirsi più bene nella propria casa, nella propria città, al lavoro, nella cerchia di amici, si cerca un’evasione forzata, un pellegrinaggio verso la gioia, verso una pienezza, si cerca una fonte d’acqua mentre si è dispersi nel deserto.. la maggior parte delle volte ci si ritrova davanti ad un’oasi immaginaria, un’illusione disperata di trovare pace li dove tutto è arido ed inospitale.
Questo accade perché quel dolore è parte di noi, di ferite reali e profonde da cui non si può fuggire, l’unico modo concretamente efficace per eliminarlo è accoglierlo, comprenderlo, analizzarlo, e solo allora potrà guarire. Il dolore, per quanto difficile possa sembrare, non è erbaccia che va estirpata, è il sintomo che qualcosa nel nostro terreno non va, e lì dove il terreno non è buono, le erbacce cresceranno sempre, anche se le togli.
Personalmente ho immaginato spesso dei viaggi, e dei trasferimenti come strumento di fuga. L’ultima volta è stata un anno e mezzo fa, ero alla ricerca di sollievo, di tranquillità, avevo bisogno di fuggire, e scelsi di trasferirmi per lavorare. Ormai era deciso, avevo ultimato l’iter dei colloqui ed ero stata assunta per un lavoro che però non mi apparteneva. Prima della conferma del lavoro sentivo che stavo facendo la cosa giusta, assaporavo già l’idea di essere “lontano” ma una volta ricevuta la conferma la mia risposta emotiva non è stata quella che mi aspettavo. Ero confusa, addirittura triste, qualcosa dentro di me mi stava avvertendo che non era ciò che volevo, che allontanandomi non solo non avrei dimenticato i miei problemi, ma avrei abbandonato la mia passione più grande, la psicologia. Li, in quel momento, ho compreso che non era “dove” stessi andando, ma “come”.
A distanza di qualche mese, dalla scelta di rimanere qui, ho iniziato senza saperlo, uno dei viaggi più belli che si possano fare.
È il viaggio all’interno di noi stessi. La psicoterapia.
La psicoterapia è il viaggio che ci permette di entrare a contatto con noi, con le nostre ferite, con il dolore, con gli schemi mentali, con le routine sbagliate, ma anche con la gioia, con la passione, con l’arte, con l’autenticità, con l’integrità. È un viaggio lento, ma incalzante, è un viaggio che va assaporato, lento, a volte più veloce. È un viaggio che non ha una meta predefinita, perché non si tratta di arrivare da qualche parte, ma di imparare a camminare con consapevolezza.
È un percorso fatto di piccoli passi, a volte faticosi, altre volte liberatori, che ci portano sempre più vicini alla comprensione di chi siamo davvero.
In psicoterapia, grazie alle esperienze dei compagni di viaggio, impariamo a guardarci allo specchio senza filtri, a riconoscere non solo ciò che ci fa soffrire, ma anche ciò che ci dà forza, che ci rende vivi, che ci rende noi, nella nostra unicità.
Ogni compagno è fondamentale, tesse assieme a noi la tela del nostro cambiamento, e della rinascita. Ogni rispecchiamento aggiunge consapevolezza, illumina parti di noi nascoste.
È come scendere in una stanza buia con una lanterna, illuminando lentamente gli angoli nascosti del nostro essere, scoprendo emozioni dimenticate, paure sopite, desideri inascoltati, che attraverso i sintomi hanno cercato di farsi sentire, e ci hanno portato lì.
È un viaggio meraviglioso in cui tutto ciò che emerge non fa più paura, le difficoltà assumono la forma di montagne maestose, innevate, misteriose, dove lo psicoterapeuta è come una funivia che ci porta in alto, ci porta alla consapevolezza, attraverso una prospettiva diversa. In questa prospettiva ciò che sembrava ci sovrastasse diventa visione, possiamo guardare il nostro mondo dall’alto, possiamo cogliere particolari che prima sembravano invisibili, e la nebbia.. pian piano si affievolisce.
È un viaggio che richiede coraggio, perché affrontare se stessi significa accettare le proprie fragilità, fare i conti con ciò che ci spaventa, e scegliere di prendercene cura. Ma è anche un’esperienza estremamente potente, perché ogni volta che ci concediamo di attraversare il dolore invece di fuggirlo, scopriamo qualcosa di nuovo su di noi, una risorsa, una possibilità, un sogno che credevamo perduto.
Attraverso questo meraviglioso viaggio le persone riscoprono chi sono, iniziano teatro perché non hanno più paura di mostrarsi, riprendono a ballare perché sentono nuovamente la voglia di esprimersi, dipingono emozioni, riprendono l’università perché non hanno più paura di non farcela, e quando la paura ritorna, non sono più sole.. sanno come affrontarla.
La psicoterapia non è un viaggio di fuga, ma di ritorno. Di ritorno a quella parte di noi che abbiamo trascurato, schiacciati dal peso delle aspettative, del giudizio. È uno spazio sicuro dove possiamo finalmente ascoltarci, dove impariamo a dare voce alle nostre emozioni senza paura, dove scopriamo che le cicatrici possono raccontare storie di rinascita.
È così passo dopo passo, dove vedevamo muri, impariamo a vedere muraglie, attraverso le quali perderci nella bellezza del paesaggio, lì dove vedevamo voragini scopriamo cascate, lì dove si percepivano montagne invalicabili, immense e spaventose, scopriamo ruscelli, fonti d’acqua, risoluzione, fioritura.
E così, passo dopo passo, il viaggio dentro di noi diventa una riscoperta. È un viaggio senza un itinerario prestabilito, con ritmi alternati, senza l’ansia di arrivare subito.
Ed è in questo viaggio che, paradossalmente, troviamo quella serenità che cercavamo altrove.
benedetta racanelli
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