L’intimità è un incontro tra nudità.
Se vogliamo intraprendere relazioni più significative, è importante interrogarsi sulla propria storia, volgere uno sguardo al passato e mettersi in gioco per sanare le ferite dell’infanzia. Solo l’attribuzione di un significato reale al dolore di esperienze passate potrà limitare le influenze insane che sopraggiungono nel presente e faciliterà stabilire forti e sani legami di unione con chi ci circonda;
Stanare i fili conduttori che trasportano i nostri messaggi emotivi permetterà di avere una maggiore consapevolezza degli stessi, consentendo di avere una gestione più adulta delle nostre reazioni; Essere coscienti dei filtri emotivi che applichiamo, dei rivestimenti e delle corazze che indossiamo contribuisce, inoltre, a renderci abili lettori e interpreti tanto dei tentativi di connessione degli altri come dei nostri;
Denudarsi significa ammettere le proprie mancanze, e comunicare i nostri limiti ci aiuta a rigenerare i pensieri e il nostro benessere generale. Impegnarsi in un processo di autocoscienza migliorerà la prospettiva da cui osserviamo e ne gioverà il nostro dialogo interno. La vera essenza di ognuno, l’interiorità che veicola i nostri comportamenti e gesti più manifesti, è colma di verità taciute, perfino a noi stessi. L’incontro più intimo tra due persone non è quello puramente sessuale, è il nudo emotivo.
Uno scambio possibile laddove decidiamo di farci conoscere così come siamo, in tutte le nostre sfaccettature, nonostante le vulnerabilità, malgrado il timore che si compie nello spogliarci di ogni falsa apparenza. Rivelarsi nell’abbattimento di ogni presunto perfezionismo, di ogni costruzione difensiva: denudarsi in favore dell’autenticità.
Nuda e cruda.
Non è facile riuscirci. Di fatto, il nudo emotivo non si innesta con facilità né con chiunque. C’è bisogno di tempo, coraggio e voglia di ascoltare attivamente, sentire e abbracciare le emozioni nella loro ambivalenza. Autocoscienza ed etero-coscienza, ovvero conoscere noi stessi e la realtà dell’altro in modo empatico.
Solo allora, allo scoperto di ogni nascondiglio e sotto la luce di una verità liberatoria, sapremo metterci a nudo nelle passioni, nei sentimenti e nella nostra storia emotiva. Il nudo emotivo comincia da noi, richiede la nostra volontà, la spinta nell’affidare paure inconfessabili e fiducia
nell’abbandono di ogni resistenza. Mettere a nudo la nostra emotività inizia da noi stessi, dall’accettazione dei nostri limiti e di ogni presunta svalutazione che ne deriva. Distaccarsi dall’idea di ciò che sia più meritevole mostrare all’altro, occultando quegli spigoli caratteriali avvertirti come sgradevoli e sconvenienti: consegnare un’immagine integra non ridimensionabile, quindi, unicamente al bello, forte, tonico e smagliante che vive in superficie. Evitare di rivelarsi alla stregua di una vetrina, sulla scia di un’inconsistente appariscenza e nel prevalere di un senso di vergogna bloccante. Questo vuol dire muovere, anzitutto, da una ricerca onesta di tipo personale.
Molto importante sarà identificarsi con i propri sentimenti, rendersi conto delle emozioni positive e negative che ci investono, gestirle al servizio dei nostri pensieri. Ascoltarci, connetterci e conoscere la nostra eredità emotiva; esplorare la nostra mente ed il corpo è imprescindibile per dar sfogo alle nostre paure, i nostri conflitti, le insicurezze, i successi, i desideri.
Conoscere a fondo il nostro bagaglio emotivo, sondare le nostre debolezze, essere coscienti di quello che ci fa male e lasciar correre è irrinunciabile per poter contemplare da vicino l’immagine proiettata dal nostro specchio emotivo, priva di censure e maschere autosabotanti.
Essere coscienti delle nostre vulnerabilità emotive non le farà scomparire, ma avere una consapevolezza più profonda di esse implica che ogni volta che compariranno nella nostra vita, potremo identificarle e agire su di esse, impedendo che affoghino i nostri legami affettivi. Sentirsi liberi nell’espressione, oltreché di capire, contestualizzare e interpretare sensazioni puramente umane.
La nostra eredità emotiva ha un forte impatto sulla nostra capacità di connetterci emotivamente con il prossimo. È proprio questo bagaglio, questa seconda pelle, la parte più autentica del nostro essere. L’empatia e la connessione con i sentimenti dell’altro ci aiuta a crescere come persone e ci dona la capacità di costruire relazioni sane e durature.
Esporsi al nostro vissuto emotivo fatto di ricordi e sensazioni contrastanti, riconoscere le proprie fragilità e imparare a mettersi a nudo nonostante le contraddizioni più accese, è consigliabile per molteplici ragioni:
Non è facile mettere a nudo una persona ferita; sarà necessario combattere contro gli abiti che le rendono inaccessibili, contro le disillusioni che le avvolgono, le paure del rifiuto, dell’abbandono, della solitudine…
Per farlo, è necessario essere intelligenti, amare la persona e ascoltare, aprire gli occhi e la propria pelle, lasciando da parte i pregiudizi e l’attitudine a valutarne comportamenti in modo prettamente superficiale. Vuol dire, quindi,
rispettarne i tempi, cogliere ogni possibile tentativo di apertura, apprezzarlo ed innescare uno scenario emotivo ideale basato in primo luogo sull’ascolto empatico e sull’intelligenza emotiva. Un ambiente rilassato in cui si potenzia la comunicazione e la comprensione con una solida base di rispetto e tolleranza.
Avere un puro incontro intimo equivale così a mettere a nudo le paure, scoprire le insicurezze e svestire tutte le emozioni di cui siamo capaci nella loro verità. Solo allora vivremo di quegli abbracci che rompono le paure e svelano i nostri occhi, nel sodalizio di una connessione che diviene un tutt’uno nel corpo e nello spirito, con e per l’altro.
Sintesi a cura di Maria Arancio
Tirocinante di Psicologia Clinica
presso Studio BURDI
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