ODI ET AMO
Come è possibile che due emozioni così opposte, amore e odio, possano coesistere nello
stesso momento nei confronti della stessa persona?
Eppure accade, e attraverso questi incontri mi sono resa conto che è più comune di quanto pensassi.
Quando siamo piccoli guardando i nostri genitori pensiamo a dei “supereroi”, perfetti e
pronti con i loro super poteri a salvarci, a esserci per noi. Li vediamo come esseri invincibili,
che ci guidano e ci proteggono, insegnandoci le regole del mondo.
Ma cosa accade quando ci rendiamo conto che anche loro non sono poi così perfetti?
Che anche loro commettono errori, e sono proprio questi errori a farci sprofondare in una intricata spirale di affetto e rancore.
L’amore e l’odio sono due emozioni potenti, intrecciate in un perverso gioco di
contraddizioni quando si tratta dei nostri genitori.
Quando un genitore ci ferisce, non solo il dolore è profondo ma l’ambivalenza dei nostri
sentimenti diventa estenuante.
Li odiamo per il male che ci hanno causato, ci odiamo per i sentimenti che proviamo.. ed emergono i sensi di colpa, che tentano di sopprimere il negativo come se non avesse diritto a esistere.
Come se il provare certe emozioni sia scomodo o sbagliato. Attraverso la lettura di alcune lettere dei miei compagni, ho potuto sentire e vivere su me
stessa la lotta per la supremazia ed il controllo emotivo. Le parole diventano armi taglienti che si spezzano prima di ferire davvero.
Un susseguirsi altalenante di sentimenti, come montagne russe, in cui la parte più
vulnerabile di noi, il bambino interiore, si interroga sul perché, arrogandosi la possibilità ad
esistere.
Quell’agglomerato informe di emozioni diventa ad ogni parola sempre più comprensibile e
trasparente. Ogni parola, pensiero prende il suo posto all’interno della lettera, lo sfogo
urlato e intriso di ogni emozione possibile prende forma, liberandosi.. sento di poterlo
vedere assieme agli presenti nella stanza.. proprio li, al centro.
Questo cocktail di emozioni, di vicinanza e lontananza, amore e risentimento, rancore e
gratitudine supera i confini del nucleo familiare e della triade genitori-figlio per riversarsi
nella nostra vita privata e nelle relazioni interpersonali che instauriamo.. in particolare con
il partner.
Cosi le dinamiche di potere, i meccanismi di difesa, le modalità di comunicazione che
abbiamo appreso da piccoli si ripresentano, a volte in modo inconsapevole, nel rapporto di
coppia. Divenendo noi stessi i protagonisti della storia, rievocando attraverso gesti, modi e
vicende il nostro passato, quasi volendolo studiare e comprendere.
Così le ferite non rimarginate, le cicatrici assieme anche alle carezze e gli abbracci, si intrecciano in un complesso mosaico.
E imparare a riconoscere, accettare e superare questi legami profondi è la chiave per costruire relazioni autentiche, libere da condizionamenti e paure apprese, permettendoci di accogliere e armonizzare ciascuna sfumatura del nostro sentire.
Il cammino verso una relazione di coppia sana e vera passa inevitabilmente attraverso il
confronto con il nostro passato, con le nostre origini e con le radici familiari. Accettare le contraddizioni e le sfumature del rapporto con i nostri genitori ci permette di accogliere con più consapevolezza noi stessi e il nostro partner, di aprirci alla vulnerabilità e di costruire legami profondi.
Così, nell’amarli nonostante le ferite, nell’odiarli nonostante l’amore, scopriamo il nostro
vero io e iniziamo il cammino verso la nostra felicità e libertà emotiva.
Benedetta Racanelli
Tirocinante di psicologia clinica
presso lo studio Burdi
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