Questione di Peeling
“A titolo di esercizio, sarà bene separarci ogni tanto dal nostro viso, dalla nostra pelle, lasciare in disparte questo rivestimento ingannevole e, non fosse che per un attimo, deporre il cumulo di grasso che ci impedisce di discernere in noi il fondamentale.” Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969.
Talvolta vivono un pò così. Isolati da ogni dubbio. Trincerati dietro gli occhiali del censore più’ inflessibile, del giudice più’ severo e del lamentoso più’ insaziabile. E raccontano di aver a cuore l’altro. Di aver fatto grandi numeri per lui. Ma quali grandi numeri? Erodono lentamente ogni possibilità di successo: pronti a trasformare ogni dettaglio della nostra vita in una salita ripidissima, ogni nostro errore in un peccato imperdonabile, e ogni nostra carenza in un fallimento catastrofico. Criticano continuamente di una critica perfetta. Ogni sorriso nasconde una piccola dose di veleno: “Credo che tu sia una persona sensibile e intelligente, con qualche difettuccio. Come tutti”. “Resti e resterai sempre la persona giusta più’ sbagliata che io abbia mai conosciuto”.
E si potrebbe andare avanti per ore lasciandoli scolpire la realtà secondo la loro visone, fino al momento del giudizio universale: giudicano e condannano con una tale sicurezza e forza da far sentire in errore chiunque, indipendentemente da come sono andati i fatti. Uno sguardo, una inclinazione della testa e si viene trascinati in un gioco di potere tipico di chi si sente l’esperto superiore. Esperto di che poi… non si sa. A noi è dato solo di zigzagare nei corridoi contorti della loro mente , nelle loro convinzioni statuarie e nei loro presunti miracolismi. Per fede. Perché non possono spiegare: “Certe cose le devi capire da sola! Cosi’ fanno le cose che funzionano”
E si…loro soffrono. Hanno sofferto, e la vita gli deve qualcosa. Le persone gli devono sempre qualcosa. Quantomeno una buona dose di compassione. E come scultori, danno forma alla loro posizione esaltata e mettono in ombra la nostra. Perchè il loro dolore è l’unico che abbia senso di essere ascoltato, inducendo, in tal modo, un tale senso di angoscia da non poter fare altro che aiutarli. “Insensibili”, ecco l’altro giudizio, arriva come una lama a scolpire ancora una volta l’immagine che abbiamo di noi. Forse trovano un certo senso di bellezza e soddisfazione nel lamentarsi continuamente. Il nostro dolore non esiste, non esiste per loro, è solo una giustificazione. Non è che lo ignorino, ma non si lasciano distrarre da parvenza di obiezioni: le questioni veramente importanti sono altre. Piuttosto soffermiamoci sulle mancanze che noi abbiamo prodotto. NOI? Proiezioni radicate dentro di loro, come una condanna a vita: pratiche abituali. E pensano che noi siamo cosi’, come loro. Pensano che li vogliamo fregare, e si sentono in diritto di transennare i nostri comportamenti, le nostre amicizie, i nostri affetti, di giudicare passaggi importanti della nostra vita, di giudicare addirittura la qualità del nostro dolore. Mentre, indisturbati, negando persino l’evidenza..
Il loro sguardo non perde mai un dettaglio, una sfumatura e vivono nella inarrestabile voglia di perfezione. Perché si dovrebbero accontentare di qualcosa di inferiore della perfezione? Il delitto perfetto si compie quando ci caricano di aspettative inducendoci a dare il meglio di noi, per raggiungere il loro standard straordinariamente alto e finalmente poter stare insieme.. E se durante il cammino sorge una qualche difficoltà…bhe….si rifiuta ….è sempre e solo qualcosa che non è all’altezza delle aspettative. Certamente non parliamo di aspettative irrealizzabili… solo un tantino alte: farli essere felici (come se la felicità fosse solo una loro ambizione). Parliamo comunque di una cosa che dipende solo da loro e dalla loro volontà di esserlo, e che pertanto costituisce per noi una aspettativa su di noi non facilmente realizzabile, ma non impossibile… Ci richiede solo una serie di obbiettivi che si spostano sempre un po’ più’ lontani e di azioni che ci faranno dare il meglio di noi. E poco importa quanto ci si sforzi, tanto ogni sforzo è inutile. Perché loro vivono sempre alla ricerca e mai completamente soddisfatti e nell’idea che le aspettative su di noi siano il minimo che noi si possa fare per loro. E non c’è bisogno di dire un grazie… perchè noi dobbiamo espiare le nostre colpe.
Che delusione!!! Neanche questa volta ci siamo riusciti. La delusione: il burattinaio delle relazione. Non c’è una volta che non l’abbiano lasciata trasparire. Non c’è una volta che loro non abbiano attivato un semaforo rosso. PUFFF! Spariti nel nulla, dispensando silenzi duri come. muri. Facendoci sentire in colpa. E cosi’… invece di vivere i nostri fallimenti relazionali, come degli idioti, al successivo arrogante semaforo verde, ci impegniamo a fare di più e meglio. Per noi non c’e’ niente di più’ motivante che la paura di perderli. Per noi, loro sono indispensabili. Fonte di approvazione. La loro delusione, come una spada di Damocle, e un dolore identitario per noi, una delusione che solo loro possono allontanare.
Il circolo vizioso: andate e ritorni continui. Il circolo vizioso che alimentiamo è un potente mezzo. Ma certamente non è come la raccontiamo, e non è colpa loro. Infondo stanno solo cercando di costruirsi una vita dallo standard elevato. E chissenefrega del resto!
Ci lasciano tutte le volte nello sgomento, senza una spiegazione, ma con una grande promessa: “il sospeso”. Torneremo: torneremo perché ci mancate, torneremo quando non avremo meglio da fare. Torneremo quando saremo scarichi o demotivati, torneremo quando avremo bisogno di abbandonare l’ennesima povera vittima, abbagliata dal fumo che vendiamo. Torneremo quando non vorremo rimanere soli. Per adesso andiamo, perché la nostra stima di voi è compromessa. Ma come, fino a due ore prima eravamo anime gemelle? Pronte a rivoluzionare il mondo insieme.
La stima di che? E soprattutto: perché avete bisogno ancora una volta di mostrarvi superiori? Eccolo là. Di nuovo il seme caduto che puo’ diventare pianta: il nuovo sospeso. L’ingresso per il prossimo arrogante semaforo verde.
Forse una maggiore consapevolezza dovrebbe tenerci lontani. Forse una maggiore onestà avrebbe dovuto tenerli lontani se ci giudicavano cosi’ pessimi.
La nostra è solo questione di peeling, invece la loro sembrerebbe una situazione sfuggita di mano, perché noi facciamo sul serio. Come le altre volte, ma meglio.
valeria carofiglio
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