Mi Amo
Mi Amo
finalmente lo dico e lo penso: mi amo.
mi amo come non ho fatto mai.
mi amo senza pretendere che altri lo facciano per me.
mi amo quando sono forte, ma adesso finalmente mi amo anche quando non lo sono.
mi amo, o forse sto ancora imparando a farlo, anche senza supporto e approvazione. è una strada molto faticosa, a tratti dolorosa, ma ci sto riuscendo.
mi amo da quando ho capito che amore di sé non è egoismo.
mi amo quando abbandono il senso di colpa. mi amo quando mi ascolto, quando smetto di fare cose che non voglio fare e di stare in luoghi in cui non voglio stare.
mi amo quando smetto di compiacere gli altri, quando mi allontano da ciò che mi fa stare male.
mi amo quando non tollero la mancanza di rispetto. mi amo quando non cedo a ricatti emotivi, quando la violenza psicologica non ha più presa su di me.
mi amo perché non scendo più a compromessi con la mia libertà.
mi amo quando esprimo un disaccordo senza timore della reazione.
mi amo anche se quando ho cominciato a farlo diverse persone mi hanno lasciata per strada.
mi amo nella solitudine.
mi amo esattamente per come sono.
mi amo anche se non piaccio.
mi amo perché ho imparato a dare valore alle cose autentiche e a non dare per scontato nulla.
mi amo perché ho accettato di essere aiutata quando ne avevo bisogno.
mi amo perché ho imparato a conoscermi davvero.
mi amo perché lavoro ogni giorno per essere una persona migliore.
mi amo e avrei dovuto farlo da sempre.
marigrazia scalera
ContinuaSUPERARE LA DISMORFOBIA
Metodo di approccio di psicoterapia dello Studio BURDI
per
SUPERARE LA DISMORFOFOBIA
Cos’è la dismorfofobia
La dismorfofobia è un disturbo ossessivo dell’immagine corporea spesso poco conosciuto e dunque poco diagnosticato, che presenta aspetti comuni ad altri disturbi dello spettro ossessivo compulsivo.
Il corpo è al centro delle preoccupazioni, in particolare si ha fissazione su una o su più parti del corpo che sono percepite e considerate come imperfette, difettose.
Le preoccupazioni riguardano principalmente il viso, ma possono riguardare anche altre parti del corpo, diverse nel corso del tempo.
Ad esempio i pazienti possono temere una perdita di capelli, le rughe, le cicatrici, una peluria eccessiva, oppure possono focalizzarsi sulla forma e le dimensioni del naso, della bocca, dei denti, delle orecchie, del seno etc.
Il difetto, che può essere oggettivamente insignificante, viene percepito in maniera esagerata e catastrofica. Si riscontra infatti nei pazienti un fenomeno di alterazione della percezione, come se la parte del corpo incriminata fosse sproporzionalmente ingrandita e tirata fuori dal contesto del resto del corpo, il cosiddetto effetto zoom. Di conseguenza anche le preoccupazioni che questa suscita risultano sproporzionate rispetto alla realtà e finiscono per invadere i pensieri e la vita del paziente fino a diventare invalidanti.
Poiché vi è la convinzione che la propria percezione sia corretta, i pazienti sono ossessionati dalla paura che gli altri possano vedere il difetto, con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche, quali la ridicolizzazione o addirittura l’abbandono.
Per neutralizzare l’angoscia generata da tali paure il paziente è portato a mettere in atto una serie di strategie e di comportamenti, come ad esempio l’osservare, il correggere o il nascondere compulsivamente il difetto o l’evitare le relazioni con gli altri, strategie che riducendo le occasioni di confronto con la realtà, hanno spesso come risultato quello di alimentare ulteriormente la sofferenza e la paura.
Cause
Dal punto di vista psicologico si ritiene che il disturbo della dismorfofobia sia legato a problematiche dello sviluppo identitario della persona.
Possiamo dire che l’identità di una persona sia il risultato del temperamento e delle relazioni, delle esperienze di vita che si intrecciano inesorabilmente dando un risultato unico.
Nel caso della dismorfofobia la propria apparenza acquisisce un peso sproporzionato nella definizione della propria identità. I pazienti sono eccessivamente esigenti verso se stessi, in un’estenuante e frustrante ricerca di perfezione e di ideali fisici impossibili. Spesso timidi e ansiosi, essi temono l’intimità e la prossimità affettiva. Quest’ultimo aspetto legato alla fondamentale paura di essere respinti o abbandonati può essere abilmente celato da un apparente disinteresse o distacco emotivo nelle relazioni affettive.
E’ inoltre presente una fondamentale scarsa stima di sé, i pazienti inoltre sottovalutano spesso la propria bellezza e sopravvalutano quella degli altri.
Si ritiene che all’origine del disturbo possano esservi delle esperienze ad elevato impatto emotivo vissute nella fase dello sviluppo, come cadute o umiliazioni in pubblico, ripetute considerazioni e battute subite riguardo il proprio aspetto fisico.
Rilevanti per il disturbo sono anche traumi di tipo relazionale o relazioni poco gratificanti all’interno e/o fuori dal nucleo familiare, l’aver sperimentato ripetutamente un non sentirsi abbastanza che, proiettato nel dettaglio fisico difettoso, fondamentalmente incorreggibile, continua a perpetuare la frustrazione e l’insoddisfazione.
Oltre alle cause psicologiche della dismorfofobia, non vanno trascurati i fattori culturali che esercitano una forte pressione verso un modello di bellezza unico ed irrealistico e i fattori di tipo neurobiologico che possono coadiuvare il disturbo.
In particolare alcune ricerche hanno evidenziato nel caso della dismorfofobia l’esistenza di deficit a livello del trattamento visivo globale dell’immagine e a livello dell’interpretazione delle espressioni facciali e delle emozioni altrui, fattori che contribuiscono ad alimentare la persistenza del disturbo.
Sintomi:
Il paziente passa generalmente diverse ore al giorno a preoccuparsi dei propri presunti difetti e spesso pensa di essere osservato e ridicolizzato per questo dagli altri.
La maggior parte dei pazienti si guarda spesso allo specchio, alcuni lo evitano, altri alternano i due comportamenti.
Altro tipo di comportamento compulsivo è il confronto del proprio aspetto con quello degli altri, e l’uso, per mascherare i difetti, di cosmetici, cappelli o indumenti ampi e coprenti.
Molti intraprendono trattamenti dermatologici o chirurgici non risolutivi che al contrario spesso producono il risultato di intensificare le preoccupazioni.
Le persone affette da dismorfofobia sono a disagio a causa del proprio aspetto fisico e possono evitare per questo di uscire in pubblico. Le attività scolastiche, lavorative e sociali ne possono risultare parzialmente o gravemente compromesse. Alcune persone escono solo di notte, alcune non escono affatto.
Sono spesso presenti sentimenti ed emozioni caratterizzate da ansia e depressione, più a meno pronunciate. Nei casi più gravi possono manifestarsi comportamenti suicidari.
Il grado di consapevolezza del disturbo è generalmente assente. La maggior parte dei pazienti è sinceramente convinta che la parte del corpo incriminata sia non attraente o addirittura ripugnante. Nei casi più gravi si possono osservare anche derive verso convinzioni deliranti.
Cura
Per il trattamento della dismorfofobia è necessario lavorare su diverse dimensioni del disturbo, quella cognitiva, quella emotiva e quella motivazionale.
Il lavoro sulle consapevolezze di ordine cognitivo/percettivo
Per la cura della dismorfofobia è essenziale lavorare con il paziente sulla presa di coscienza del disturbo, in particolare sulla componente relativa alla percezione visiva alterata del proprio corpo e sugli errori cognitivi che questa visione comporta, errori che si riflettono sulla rappresentazione distorta di sé, degli altri e della realtà.
In particolare il contesto terapeutico deve aiutare il paziente a familiarizzare con il concetto di realtà oggettiva e rappresentazione della realtà e a prendere coscienza della differenza tra le due, nei vari ambiti dell’esistenza ed in particolar modo nell’ambito del disturbo.
In particolare il processo comprende l’identificazione delle distorsioni cognitive, la messa in dubbio delle percezioni e delle credenze che il paziente ha sul proprio aspetto fisico, l’acquisizione di una visione più equilibrata (effetto di riduzione dello zoom patologico) e l’apertura a nuove possibilità.
Il lavoro sulle consapevolezze di ordine attitudinale/emotivo
Altri aspetti fondamentali nella cura della dismorfofobia sono:
il coming out delle componenti attitudinali ed emotive sottese alla percezione distorta, fonte di sofferenza, quali la scarsa stima di sé, la paura di essere giudicati e abbandonati;
la presa di coscienza delle radici di tali attitudini/emozioni, tramite la ricostruzione della storia del loro sviluppo.
La definizione delle motivazioni al cambiamento
Il riconoscimento del fatto che l’eccessivo perfezionismo e l’ipersensibilità al cambiamento, eretti come baluardo di protezione dal giudizio altrui e dall’abbandono, trascinano inesorabilmente il paziente in un loop che alimenta il proprio senso di inadeguatezza e legittima in qualche modo il potenziale tanto temuto abbandono, rappresenta un fattore motivazionale essenziale per il cambiamento da operare nell’ambito terapeutico.
E’ importante che queste ed ulteriori motivazioni siano definite chiaramente dal paziente con l’aiuto del terapeuta e che le eventuali progressive conquiste siano valorizzate via via nell’ambito del percorso.
Sintesi a cura di:
Dott.ssa Laura Cecchetto
Tirocinante di Psicologia presso Studio BURDI
L’ AMORE DI SE
Chi non si è mai guardato allo specchio? Accade categoricamente a tutti, nessuno escluso. Solitamente lo si fa per osservare il volto, la pelle, i pori, le rughe, per correggere le sopracciglia, per ispezionare il naso nelle sue geometrie tridimensionali, per le sue dismorfobiche imperfezioni; per l’ osservazione delle labbra, della sua conformazione, da estendere , da esaltare nel loro potere seduttivo attraverso un rossetto sobrio od acceso, capace di stimolare percezioni emotive.
La massima dedizione privilegiata allo specchio è per i capelli, per quelle chiome la regalità della bellezza; essi possono essere trasformati allo specchio, in ricci, mossi, lisci o ondulati, ognuno possiede una attraction fatal e nessuno può rinunciare alla propria acconciatura all’ ossessione per lo specchio. La cura dei capelli è rappresentativa del livello del cambiamento di atteggiamenti del soggetto drastico. Realizziamo subito una metamorfosi di vita in chi cambia il taglio o il colore dei capelli.
Ma cosa succede quando poi il nostro sguardo si incrocia con i nostri occhi, per un istante fugace, sfugge, ci gira attorno, lo solleva, lo abbassa, si perde nel vuoto, ma poi è costretto quasi a fermarsi, a terminare la corsa rotatoria degli occhi, dal nulla al centro profondo dell’ iride del buio della propria pupilla.
Ma perché ci si sfugge anche se per un istante e avvertire un tale imbarazzo a guardarsi più da vicino, a guardarsi negli occhi, dentro l’ anima ? forse per la paura entrare in profondità con se, di vedere la verità, perché gli occhi non mentono mai.
Incontrare il proprio sguardo assomiglia ad incontrare lo sguardo del proprio amato, inizialmente imbarazzante, estraneo, non guardabile per la sua bellezza, carico di stupor per la sua forza attraente. Noi amiamo dell’ altro, ciò che nel suo sguardo riconosciamo di noi stessi. Quando siamo allo specchio, incrociamo quell estraneo, atteso ma lontano da noi, da sfuggirlo. Chi non guarda serenamente gli altri, fa finta di guardarsi negli occhi. La diffidenza e la presa di distanza dagli altri, è una presa di distanza e di estraneità verso di se. Se si è falsi con gli altri, si raccoglie da loro falsità e da se.
Vuoi verificare quanta falsità produci non stracciando la maschera e quanta estraneità avverti verso gli altri e di conseguenza verso di te ? Essere schietti gratifica, ne ritorna una immagine di se reale e più soddisfacente. Chi vive sulla difensiva o è diffidente, gli ritorna la stessa immagine allo specchio anche se fa finta di nulla.
Fa la prova del nove, verifica se sei estraneo o compiaciuto di te. Guardati allo specchio, fissa il fondo dei tuoi iridi, li nel centro della pupilla e di a te stesso, “ Ti Amo “ . Se scappi, sei imbarazzato, sei un estraneo, diresti, mi sento matto, strano, in un profondo disagio, ma come mai una tale distanza da chi dovrebbe esserti più vicino, tale da deviare lo sguardo ?
Ma se resisti e non desisti, insisti, oltre quella strana fatica, iniziando a bisbigliare “ Ti … “ , avvertiresti in te l’ apertura di un uscio luminoso, da sussurrare sorridendo : “ quanto sei scemo “ ; e se persisti, senti che dentro di te inizia a cambiare qualcosa di molto bello, inizia esattamente da lì a cambiare le tue sensazioni in positivo, ti cambi la vita, ti rendi sereno, più rilassato, amato da te stesso dicendoti semplicemente “ Ti Amo “ .
Non c’è persona più cara, più amabile, bella, profonda, affidabile come te, se tutto viene meno, tu ci sei, mi accompagni ovunque, dappertutto, mi stai accanto da una vita, con la massima fedeltà, non mi tradisci mai, sei il mio punto di vista, di riferimento, la mia ancora nella tempesta, il mio migliore amico, sei mio padre e mia madre, mio fratello, tu ci sei sempre accanto a me, dentro di me, in mezzo alla gente, nel caos, nel dolore, non mi lasci mai, sei colui che mi parla ininterrottamente da sempre, sei il mio goliardico, il mio buffone, che mi fa divertire e mi fa sorridere, non mi abbandoni mai, sei il mio ormeggio, la mia vela spiegata, il mio salvatore, il faro, il mio mentore e il mio sostegno, il saggio che mi bisbiglia sempre all’ orecchio e mi sussurra e mi indica la via dappertutto.
Io e te ci facciamo certe chiacchierate in tutte le ore, compagno del mio unico viaggio, io e te siamo ricchi, ma ci piacere essere poveri, ci accontentiamo di poco, ci bastiamo della sola nostra presenza, non stiamo mai zitti, non ci annoiamo mai, tu sai tutto di me, delle mie sofferenze, delle poche gioie, dei miei segreti, sei il mio intimo confidente che non dirà mai niente a nessuno, sei colui che mi capisce al volo e comunque, stai sempre dalla mia parte, l’ amico del cuore, il mio consolatore, ma sei anche tanto critico e severo, ma poi mi asciuga le lacrime, mi tiene il braccio sulla spalla, mi da una pacca e dice vai, ce la fai, sei forte, tu solo sai delle mie fantasie erotiche, delle mie follie, dei miei pensieri assurdi e brillanti, idee che altri disprezzano o che stanno lì subito a criticarle, mai nessuno che le accolga come sai fare tu, ti adoro, ti amo, mi piaci tanto, sei il mio complice, davvero un bel tipo, il diverso da tutti, l’ opera d’ arte, i miei girasoli, un idiota per diversi, abile per tutto ciò che solo tu sai fare, Ti amo, più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di qualsiasi altra persona, farei all’ amore con te, ti accarezzerei delicatamente dappertutto, io sono mio, non ho bisogno di nulla e di nessuno e quando sto bene con te, sto bene con tutti, ognuno vuole sempre qualcosa, tu non desideri nulla da me, se non solo il mio bene, non mi ricatti mai, con te ci uscirei tutte le sere, tutte le mattine, dormirei abbracciato a te, ti regalerei il mondo, ogni giorno dei fiori, per ricordarti che la vita è una festa, che la vita è bella, ti vizierei come un bimbo e se tu non ci fossi, non esisterebbe il mondo, nulla avrebbe senso senza di te.
Tutti gli altri sono importanti, ma senza di te, non esiste alcuno. “ Ama il prossimo tuo, come te stesso “ . È questo te stesso il vero problema se viene lasciato da solo, nel sentirsi sbagliato, inadeguato.
Non è mai così tanto interessante e soddisfacente tutto il tempo che dedichiamo agli altri, quanto può esserlo edificante per se. Tutto il tempo che diamo non è mai importante per gli altri, quanto può esserlo solo per noi. Si deve sempre vivere di conferme, omologati per sentirsi giusti ed autorizzati ad esistere. Piantala, Autorizzati.
Devi solo provare a recitare come un mantra questo inno all’ amore di se, per apprezzare cosa può succedere dopo. Ora ti stai incastrando, ti stai creando degli alibi o stai giudicando, non è narcisista chi impara ad amare se stesso, chi impara ad amare la vita, partendo dalla vita che sei. Se ognuno si amasse, il mondo sarebbe davvero migliore. L’ odio, l’ invidia, la menzogna sociale è tutto ciò che ognuno coltiva dentro di se, lo contagia e lo spalma fuori di se. Chi si ama contagia la vita e le relazioni di amore.
giorgio burdi
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