L’ ODIO
L’odio: un’emozione insolita, pericolosa per la salute
Questo è un tema molto antipatico e ostico da trattare, sul quale esiste poca letteratura. L’etimologia del termine odio deriva dal greco ὠθέω (otheo) colpire, ferire, = respingere, e dal latino odium. repulsione, rifiuto, allontanamento; possiede, a mio avviso, una connotazione più emotiva derivante da due desinenze, ( o ) stupore e ( dio ) sgomento che invoca. L’ odio si genera come una invocazione di terrore e di paura, una richiesta di esortazione e di aiuto disperato, dettata dallo sgomento che porta ad impreca, oddio.
L’ odio reclama l’ invocazione verso il bene assoluto, al senso di giustizia, verso il padre tutelatore degli equilibri, per mezzo di una paura che non da via di scampo. L’ odio è una emozione potentissima, ma fortunatamente rara per il suo genere, rispetto alle altre molto più presenti.
In virtù di quella intelligenza umana, orientata prevalentemente verso la bontà, per via dei fattori della civilizzazione, della socializzazione e del rispetto civico dell’ uomo, l’ amore e il rispetto per il proprio simile, sono di gran lunga più presenti e superiori al sentimento dell’odio. Basta considerare il numero dei dittatori, degli anti sociali e dei narcisisti patologici presenti sul globo, rappresentano una percentuale insignificante rispetto a tutta la sua specie.
Personalmente abbiamo raramente e tanto meno odiato, rispetto a quanto abbiamo voluto bene e cercato la serenità. L’ odio è uno dei più potenti precursori delle malattie psicosomatiche, generatore di inquietudine, di fortissime ansie e di squilibrio personale, esso fa ammalare; abbiamo provato tante più paure, sofferenze, disgusti e gioie, ma raramente l’ odio, questo perché possediamo una naturale inclinazione verso quelle pulsioni positive relative dettate alle gratificazioni, dal piacere e dall’’ integrazione sociale.
In realtà l’estremizzazione della ricerca del piacere, del potere, le cattive valutazioni, e le proiezioni, conducono alle condizioni che generano l’odio.
L’ emozione dell’odio emerge come grido disperato per condizioni di prepotenza, prevaricazione, soperchieria, sopruso, torto che rivendicano la giustizia, l’odio, rappresenta una resa finale.
L’ odio rappresenta la consapevolezza che non c’è più nulla da fare, che tutto è stato compiuto e, tentato e ritentato, non vede speranza per una prospettiva futura. Esso è il confine tra la versatilità e l’ irreversibilità in una relazione. Chi odia, è convinto delle proprie convinzione e del torto subito, delle controversie senza precedenti, è consapevole di aver investito tanto, ma sorpreso dell’ avversione inaspettatamente subita.
L’odio si manifesta difronte all’ irriconoscenza, alla subdola manipolazione. Viene manifestato innanzitutto verso un crimine, un omicidio, un sequestro, un furto, o una violenza sessuale. L’odio è comunque un meccanismo auto protettivo che pone un confine tra salute e malattia, ma la persistenza nell’ odio diviene, come detto, il precursore della malattia .
Chi giunge all’ emozione estrema dell’ odio, brama vendetta, per una giustizia che non ha avuto seguito, l’odio in se nella sola manifestazione emotiva è auto giustiziera, non si da pace fintanto che non vedrà l’ aguzzìno steso, non si va comunque da nessuna parte perché produce manifestazioni psicologiche come le condotte magiche, superstiziose, esoteriche, pensieri con ritualità magiche, con epiteti, bestemmie, maledizioni, con fattucchieri, maghi, l’odio richiamo l’ odio, la vendetta, è attivare un boomerang che prima o poi ritorna con la distruttività, l’ omicidio, condizioni fuori da qualsiasi logica umana, nel tentativo oscuro di procurare del male. Il bene prolifera il bene.
Chi si fa odiare o chi odia, vive malissimo, vive nella nebbia, nella tempesta, nella confusione mentale, vive per un sola dimensione, far soffrire e farla pagare; l’ altro, diventa la propria ossessione, posseduto dai demoni dei propri pensieri intrusivi , vive sui pezzi di vetro, non vive affatto, è inquieto, ansioso, pauroso, persecutore e perseguitato.
L’ odio si annulla qualora ci si lascia persuadere e arrendere al dialogo, disposti ad oltrepassare le proprie posizioni nette ancor prima di una tragedia; l’ odio si elude se si è disposti a porsi anche sulle prospettive altrui, se si nutre il dubbio che le proprie non siano assolute, se ci si mette in discussione, disponibili nel riconoscere il proprio dogma. La vendetta o e la giustizia non è mai del tutto risolutiva, perché accompagnatrici del senso di colpa, altro precursore successivo della malattia .
È necessario lasciar andare, distaccarsi, seppellire, vivere nella prospettiva di una risoluzione, che è la prospettiva dell’ amore di se, ritornare alla propria buona natura, li dove è possibile, ripercorrere l’ opportunità del coraggio di dialogare, per ritornare all’ amore verso gli altri. Chi non capisce il bene che c’è, vede ovunque il male che non c’è. Per poter ritrovare il valore della vita degli altri, è necessario ritrovare la quiete di sé, l’ odio non fa affatto bene alla salute di nessuno, di chi odia e dell’ odiato, la parola, il dialogo curano la salute, anche se pur giungono alla sola indifferenza.
giorgio burdi
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