Eccessi di shopping: quando l’acquisto diventa una dipendenza
Cos’è lo shopping compulsivo?
Lo shopping compulsivo, o dipendenza dallo shopping, è un disturbo caratterizzato da un’eccessiva tendenza all’acquisto, che può influenzare negativamente la qualità della vita di una persona.
Mentre alcune persone con questa condizione sviluppano una preferenza per determinati prodotti, come orologi o cibo, altri comprano in modo compulsivo senza restrizioni.
In ogni caso, il disturbo dell’acquisto compulsivo può avere effetti negativi sulle finanze personali e sulle relazioni sociali.
Pur non essendo ufficialmente riconosciuto dal DSM, il disturbo da acquisto compulsivo è considerato un problema legittimo dai professionisti della salute mentale. Questa condizione può avere un impatto duraturo sugli individui e sui loro cari, e le opzioni di trattamento sono simili a quelle per altre dipendenze comportamentali.
Segni distintivi della spesa compulsiva
Ecco alcuni possibili segni distintivi della spesa compulsiva:
- Acquisti impulsivi e irrazionali: la persona che soffre di spesa compulsiva può fare acquisti senza una reale necessità o senza considerare le conseguenze finanziarie.
- Preoccupazione eccessiva per lo shopping: chi soffre di spesa compulsiva può passare molto tempo a pensare al prossimo acquisto o a pianificare i propri acquisti.
- Sensazione di sollievo temporaneo: l’acquisto può portare una sensazione di sollievo temporaneo, ma che viene seguita da una sensazione di colpa o di rimorso.
- Difficoltà a resistere all’impulso di acquistare: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere difficoltà a resistere all’impulso di acquistare, anche se non ci sono soldi sufficienti o se l’acquisto non è necessario.
- Acquisti ripetitivi o ossessivi: la persona che soffre di spesa compulsiva può acquistare lo stesso prodotto in modo ripetitivo o ossessivo, o può avere un’ossessione per determinati negozi o marche.
- Nascondere o mentire sui propri acquisti: chi soffre di spesa compulsiva può nascondere gli acquisti ai propri cari o mentire sui costi reali degli acquisti.
- Utilizzo di carte di credito o prestiti: la persona che soffre di spesa compulsiva può utilizzare carte di credito o chiedere prestiti per finanziare gli acquisti, anche se non ci sono i soldi per pagarli.
- Sensazione di perdita di controllo: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere la sensazione di perdere il controllo sulla propria vita e sui propri acquisti.
- Problemi finanziari o debiti: la spesa compulsiva può portare a gravi problemi finanziari, come indebitamento e difficoltà a pagare le proprie bollette o le proprie spese quotidiane.
Fattori di rischio
Ci sono diversi fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di uno shopping compulsivo:
- Ansia e depressione: le persone con disturbi d’ansia o depressione possono utilizzare lo shopping come mezzo per alleviare i loro sintomi.
- Bassa autostima: le persone con bassa autostima possono cercare di aumentare il loro senso di autostima attraverso l’acquisto di beni materiali.
- Storia di abuso: le persone che hanno subito abusi fisici, sessuali o emotivi possono utilizzare lo shopping come mezzo di fuga o di conforto.
- Storia familiare: le persone che hanno familiari con problemi di dipendenza, tra cui dipendenza dallo shopping, possono essere più inclini a sviluppare lo stesso comportamento.
- Problemi finanziari: le persone che si trovano in difficoltà finanziarie possono utilizzare lo shopping come mezzo per affrontare lo stress e la tensione.
- Pressione sociale: la pressione dei social media e della società in generale per avere e mostrare beni di consumo costosi può portare alcune persone a sviluppare comportamenti di acquisto compulsivo.
- Accesso facile al credito: la disponibilità di carte di credito con limiti di credito elevati può facilitare l’acquisto di beni anche quando non si dispone di denaro sufficiente per farlo.
Come fermare lo shopping compulsivo
Fermare lo shopping compulsivo può essere una sfida, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare a gestire questa dipendenza:
- Identificare le emozioni negative che scatenano lo shopping compulsivo: l’ansia, la depressione, la noia o la solitudine possono essere alla radice dello shopping compulsivo. Identificare queste emozioni e trovare modi alternativi per gestirle può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
- Creare un budget e rispettarlo: è importante stabilire un limite di spesa realistico e rispettarlo. Evitare di utilizzare le carte di credito e optare per metodi di pagamento alternativi, come il contante o le carte prepagate.
- Fare una lista della spesa e rispettarla: prima di fare acquisti, fare una lista dettagliata degli articoli necessari e rispettarla. Evitare di acquistare oggetti impulsivamente che non sono nella lista.
- Evitare di frequentare luoghi di shopping: evitare di frequentare centri commerciali e negozi può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
- Chiedere aiuto: il supporto di amici e familiari può essere utile per affrontare lo shopping compulsivo. Inoltre, rivolgersi a uno psicologo specializzato in dipendenze può aiutare ad affrontare e gestire la dipendenza.
Ricorda che fermare lo shopping compulsivo richiede tempo e impegno, ma è possibile gestirlo e superarlo con le giuste strategie e il supporto adeguato.
Quando cercare un aiuto professionale
Le dipendenze comportamentali possono essere fonte di vergogna e disagio per molte persone, il che può renderle riluttanti a cercare aiuto.
Tuttavia, se stai lottando per controllare il tuo comportamento di shopping compulsivo e senti che sta influenzando la tua vita quotidiana, potrebbe essere il momento di considerare la possibilità di cercare aiuto professionale.
Inizia cercando un terapeuta specializzato nel trattamento delle dipendenze comportamentali.
Molte di queste persone utilizzano tecniche terapeutiche cognitive e comportamentali per aiutare i clienti a identificare i fattori scatenanti che portano al comportamento di shopping compulsivo e implementare strategie di coping alternative.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso
Studio BURDI
La vita amorosa: tra desiderio e turbamento
La vita amorosa
tra desiderio e turbamento
C’è un bisogno innato nell’uomo di misurarsi col limite e con il conflitto tanto da cercarlo, da voler toccare il fondo, nella convinzione che solo in un momento così basso un uomo rivela, a se stesso e agli altri, esprime tutta la propria ricchezza interiore costretto ad entrare nel profondo di se.
Un’altra testimonianza di questo incoercibile bisogno riguarda il versante dell’esperienza amorosa, quello che potremmo definire ’l’abisso degli amori perturbanti’.
Egli avverte il bisogno ineluttabile di inseguire amori letteralmente sconvolgenti, che attraggano e sgomentino se stesso sulla base di una ipotetica serenità e su una ricerca di emozionabilità che lascino intravedere una felicità immensa, spaventosa per il pensiero, perché svela una felicità che la vita non poteva seguirla.
La donna incarna nella realtà esterna un’immagine che ogni uomo porta da sempre dentro di sé, l’immagine della sua anima.
Come un uomo incarna nella realtà esterna una fisicità che ogni donna porta in se come immagine di sicurezza. È in questo binomio l’origine dell’ attrazione amorosa.
Amare significa proiettare questa immagine su una creatura reale. Bisogna passare attraverso questa esperienza per capire a fondo il pericolo dell’amore, l’opportunità che esso ci offre è di sperimentare un turbine di emozioni profonde e contraddittorie, che difficilmente potrebbero emergere in altre circostanze.
La felicità a cui si accede è, spaventosa’, per una condizione considerata invidiabile per le diversità che sono allo stesso tempo, affascinanti e tremende e che conducono nel campo del ’perturbante’ dell’esperienza amorosa.
Il perturbante rivela ciò che è tenuto nascosto e trasforma il noto in ignoto, il reale in fantasma inquietante. I fantasmi, i mostri che popolano la narrativa, non sono che personificazioni del nostro mondo interiore invisibile, immaginativo, è tutto ciò che sarebbe dovuto rimanere nascosto, segreto, e che invece affiora alla coscienza attraverso il perturbante.
Ci turbiamo per ciò che supponiamo esistere come fantasma e che vediamo a tratti e solo il tempo della relazione darà ragione di esistere.
Nell’esperienza amorosa dell’uomo l’apparizione della donna risveglia tutto un universo di emozioni, di intuizioni profonde, di corrispondenze misteriose, di trasformazioni interiori, che lo turbano e che, mentre lo affascinano, lo aprono alla vertigine, al presentimento inquietante che la vicenda amorosa trasporti, chi la vive, in una regione sconosciuta e irta di pericoli: Da quando si ama ci si sente felice, ma, nello stesso tempo, perduto… per l’ altro.
La passione, per la donna o per l’uomo, avvicina a questo abisso perturbante, e così è per ognuno di noi. Quando una figura femminile o maschile si installa da protagonista nella nostra immaginazione, finisce col monopolizzare non solo le nostre emozioni e i nostri desideri, ma rappresenta l’ emancipazione e l’annientamento di se.
“La donna, nella sua bellezza tremenda, è insieme possibilità trasformatrice e vortice, promessa e minaccia divoratrice, vita e morte. Il suo essere delizioso ha fatto sorgere nell’ animo qualcosa d’immenso nel quale potersi perdere, perdere se stesso, le contingenti progettualità, ella rappresenta la follia, un sogno appetibile ed insensato che non sa dove posarsi; perché il suo candore lo induce a credere che sia pericoloso, che sia misterioso e terribile avventurarsi nella sua vita” (Bousquet, Lettere a Fany [epistolario inedito], 1927-37, 13).
È un errore allontanare certe immagini seduttive, ma inquietanti, che si affacciano alla nostra mente.
Esse possono essere le immagini ancestrali della nostra bella o frustrata infanzia che ci riportano in vita la figura della mamma forte, delicata, misteriosa e, concreta e bella.
Abbiamo bisogno di accoglierle, dar loro voce. Nella terminologia junghiana, si tratta di confrontarci con le ombre dell’ inquietudine con la parte più oscura del nostro essere, con l’aspetto “notturno” della nostra personalità, con la carica dirompente delle emozioni per poter crescere, per scorrere dall’ oblio, al colore di certe bellezze.
L’educazione che abbiamo ricevuto ci impone un controllo continuo delle nostre dinamiche d’ombra, e in definitiva delle nostre emozioni, sin dall’infanzia. Il bambino viene apprezzato in relazione allo sviluppo delle sue capacità cognitive, alla razionalità e all’efficienza, mentre la sua vita emozionale non solo viene sottovalutata, ma spesso biasimata o addirittura punita.
Nella repressione di queste istanze si celano, naturalmente, le paure dell’adulto. Il bambino si accosta al mondo delle emozioni, per lui in larga parte ancora poco conosciute, con molta più naturalezza e spontaneità dell’adulto, solo attraverso il gioco riesce ad accedere a una comprensione ’naturale’ dei misteri della vita.
Il sesso, la morte, la nascita sono eventi che nell’adulto si associano a emozioni perturbanti, mai completamente sondate e analizzate.
La condizione amorosa intacca la corazza difensiva dell’Io, permettendo all’uomo di giocarsi in tutte le proprie sfaccettature, anche le più imbarazzanti, così come avviene nel lavoro analitico.
Nella terapia, è l’Eros la forza che smantella le difese del paziente e gli permette di sentirsi vivo sulle difese degli imbarazzi.
Lungo la pratica analitica di consente di riconoscere subito l’atteggiamento specifico difensivo del paziente.
La difesa consiste il più delle volte nella razionalizzazione e giustificazione degli eventi, cioè nel riordinarli secondo un tracciato logico che li rende coerenti e razionali al mondo, così da illudersi di poterli controllare.
L’analista dentro di sé sorride, perché sa bene che la funzione di certe elucubrazioni mentali è proprio quella di imbrigliare emozioni e sentimenti a processi di razionalizzazioni che, lasciati emergere liberamente, potrebbero produrre effetti rovinosi; ma sa anche che quel timore è infondato perché nel setting si stabilisce un vincolo profondo che unisce analista e paziente, una coppia di cui l’uno, addestrato a navigare in mari burrascosi, riesce a guidare, l’ altro timoroso portato a lasciarsi condurre dalla diffidenza alla fiducia in se.
giorgio burdi
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